Il convalescente Bari di Paparesta, dalle ritrovate ambizioni societarie, in attesa di schiarite sul fronte malese, strapazzato dal Cagliari in casa, ma prima di venerdì in serie positiva da nove turni. O magari il Trapani di Serse Cosmi, fermato nello scorso turno a Vercelli, ma reduce da altrettanti turni, nove, coincisi con vittorie tali da portare i siciliani in una posizione di assoluto privilegio per i playoff. O, con un po’ di buona volontà, il Pescara, certo un po’ a settentrione rispetto alle due pretendenti di cui sopra, ma decisamente non collocato nella buona vecchia Gallia Cisalpina o giù di lì.
È in queste tre squadre che, da qui a giugno, risiede il grande sogno del meridionalista pallonaro: se, dopo Crotone e Cagliari promossi direttamente in massima serie, i playoff dovessero premiare pugliesi, siciliani o abruzzesi, per la prima volta nella storia del campionato unico il 100% delle squadre promosse in Serie A proverrebbe dal Sud Italia. O, mal che vada, dal CentroSud. Mai era successo nell’era della promozione a tre squadre, mai prima, mai negli oltre settant’anni di calcio moderno, e in generale nella storia del pallone italiano, che salissero dalla B solo squadre meridionali, per giunta senza vederne scendere dalla Serie A, se il Palermo, come appare probabile, dovesse salvarsi a scapito del Carpi.
Per trovare qualcosa di vagamente simile, solo vagamente, bisogna risalire al campionato ’77-’78: allora salirono, assieme alla “centroitaliana” Ascoli, Catanzaro e Avellino. Per cercare invece tre città del Sud promosse nel grande calcio tutte insieme, è necessario spostarsi al 2003-’04: salirono in massima serie, alla fine di un campionato travagliato tra A e B, tra fallimenti e retrocessioni coatte, Cagliari, Palermo e Messina, ma in un torneo che alla fine si trovò a promuovere, gioco forza, ben sei squadre in massima serie. Era il tempo dei terremoti, della B a 24 squadre, dei ripescaggi e del calcio giocato anche e soprattutto nei tribunali.
L’attualità recita: Crotone, Cagliari, e poi? Forse Bari, magari Trapani, molto più probabilmente la più attrezzata Pescara, senza trascurare le insidie rappresentate da Cesena, Novara e Spezia, attualmente le squadre in zona playoff, ma non esattamente ben messe per la terza piazza, mai come quest’anno fondamentale per avere una fase playoff comoda, e con diversi risultati a favore nelle doppie sfide.
Il sogno meridionalista, per la prima volta nella storia, ha dunque non poche possibilità di realizzarsi. Che possa rappresentare un semplice dato statistico (pur indimenticabile per un calcio avaro di soddisfazioni per squadre al di sotto di Roma) o l’indizio di un pallone italiano che, come canta Pau, sempre più sta rotolando verso sud, complice la crisi pallonara nelle piazze medio-grandi, la sparizione di quella media borghesia calcistica che, se non altro, porta in dote il pregio di un generale livellamento tra ricchi e poveri, lo dirà il tempo. Bug statistico in oltre un secolo di calcio italiano o meno, il meridionalista pallonaro si gode il sogno. E se c’è una stagione giusta in cui veder accadere quello che non è mai accaduto, pare essere questa.