E’ stato il presidente del Barcellona dal 2010 al 2014, anni in cui Ronaldinho e Guardiola hanno reso grande il club, prima di essere arrestato tre anni più tardi. Sandro Rosell ha scontato i suoi 22 mesi di detenzione preventiva tra il 2017 e il 2019 con l’accusa di avere intascato in nero 6,5 milioni di euro e di averli riciclati ad Andorra, attraverso la vendita dei diritti televisivi di 24 partite della Seleçao, la Nazionale brasiliana di calcio. Ora parla da uomo libero che non rimpiange assolutamente quel periodo e benedice addirittura il periodo di quarantena che sta trascorrendo nella sua casa. Rosell, 56 anni, ha raccontato alcuni aneddoti della sua prigionia al Mundo Deportivo:
“Io sapevo di essere innocente, quando sono stato rinchiuso. Di sicuro non sarei stato indagato, spiato, arrestato, perseguitato fiscalmente, se non fossi stato presidente del Barça. Ora invece io non so se, come società, siamo tanto innocenti: abbiamo dimenticato il mondo, il pianeta. In tutti i sensi. Ricordo la prima notte: ci diedero quattro preservativi e quattro sacchetti di vaselina. Ogni giorno il nostro avvocato veniva a dirci che ci era stata negata di nuovo la libertà vigilata, sempre a causa del rischio di fuga, senza alcuna giustificazione apparente. Accadde tredici volte. Sono diventato più forte: in prigione, o si muore dentro, come persona, o si diventa più forti”.