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Roma-Lazio: Derby a orario da ristorante (cinese) per salvare il calcio italiano

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Mezzogiorno (e mezza) di fuoco allo Stadio Olimpico. Dopo la stracittadina milanese in salsa cinese, ecco il derby di Roma alle 12,30. Questione di sicurezza? Tutta colpa di un corteo non autorizzato? Neanche per idea. La scelta è figlia dell’opportunità. Nel senso pieno del termine. Dietro, c’è la Wanda Group, risvolto dagli occhi a mandorla della medaglia Infront. I cinesi sono pronta a versare, nella prossima asta per i diritti televisivi, fino a 300 milioni di euro per il trienno 2018-2021. Una manna dal cielo per una Serie A e per la stessa Infront, advisor che fatica a trovare acquirenti per un campionato sempre meno appetibile in Europa, ma che conserva grande fascino (e seguito) all’estero. Dunque, che problema c’è? Palla al centro alle 12,30 di Roma, quando le lancette reciteranno così nel resto del mondo: 18,30 a Pechino. 19,30 a Tokyo. 20,30 a Melbourne. Ovvero, in pieno “prime time”. Legittimo  desiderio di chi paga, anzi, è pronto a ricoprire d’oro il calcio italiano.

Inter-Milan, in questo senso, ha segnato una strada. E, forti dei numeri, non si tornerà indietro. La stracittadina milanese, per quanto in orario indigesto agli usi e costumi italiani, ha toccato cifre stratosferiche: 862 milioni di telespettatori. Lo stadio era pieno. Gli sponsor soddisfatti. Quanto basta per convincere investitori e broadcaster a puntare all-in sul “lunch match”. Del resto, è sufficiente una cartina geografica: in termini economici, in Europa, siano le 12,30 o le 15,00 cambia poco. In Africa, idem. L’America, potenzialmente penalizzata (il fuso coincide fra le 3.30 di Los Angeles e le 6.30 di New York e le 7.30 di Rio De Janeiro ) confezionerà un pacchetto  più o meno in differita. L’Asia, la più interessata, nonché la più pagante, accontentata.

Contente anche Sky e Mediaset: sinora la diretta pre-pranzo, protagoniste le grandi, ha garantito un alto indice di gradimento, per giunta superiore a quello pomeridiano. Da non sottovalutare, infine, anche l’effetto-pienone allo stadio, indispensabile per una “vetrina” ancor più accattivante.

Ultimo capitolo, dedicato ai tifosi e alla società. Poco da scegliere. Entrambe piegate. Gli uni, dai nuovi scenari. Le altre, dagli interessi. E pensare che sino al novemebre scorso Roma e Lazio si dichiaravano contrarie al derby alle 12,30. Basta poco, anzi tanti soldi, per cambiare idea.

 

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