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Roma-Juventus e caroprezzi: tifosi e politica per ridare il calcio alla gente

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Settanta Euro. È questo il prezzo che i tifosi juventini si sono visti presentare per accedere al settore ospiti dello Stadio Olimpico di Roma domenica prossima per la partita contro il club giallorosso. Sfida che potrebbe assegnare matematicamente lo scudetto al club torinese, qualche giorno dopo la conquista della sua tredicesima Coppa Italia, avvenuta sempre all’Olimpico grazie al roboante 4-0 inflitto al Milan di Gattuso.

Che il caro prezzi nel calcio italiano sia un problema grande e spinoso non è certo un mistero. Nell’ultimo decennio in quasi tutte le piazze è avvenuto un vertiginoso rincaro dei tagliandi, spesso e volentieri neanche supportato da impianti in grado di offrire un’eccellente visuale dello spettacolo sul manto verde. Roma e la Roma, si inseriscono appieno in tale casistica, rappresentando forse uno dei casi più eclatanti.

Per la partita di domenica una curva costerà 45 Euro, un Distinto (compreso quello degli ospiti) 70 Euro, una Tribuna Tevere Centrale 110 Euro, una Parterre 90 e una Tribuna Monte Mario 130. Se il costo delle tribune è importante appare alquanto chiaro come il rincaro sia applicato soprattutto ai settori “popolari”: curve e distinti. Laddove, generalmente, si va per spendere qualche Euro in meno o vedere la partita in maniera “non convenzionale”, cantando e tifando attivamente per la propria squadra. La probabile conquista del trentaquattresimo titolo da parte della Juventus ha forse fatto “gola”, facendo pensare che a prescindere dal prezzo i tanti tifosi bianconeri sparsi per lo Stivale avrebbero comunque acquistato i ticket per assistere all’evento. Iter logico che peraltro finisce per sfavorire anche e soprattutto i supporter romanisti.

Nella stagione 2008/2009, per la stessa sfida, un biglietto di Curva costava 20 Euro, uno per il Distinto (tra cui quello riservato agli ospiti) 30, una Tevere Centrale 75 e una Monte Mario 110. Quattro anni dopo, stagione 2012/2013 le curve risultavano non disponibili per la vendita libera, mentre il Distinto riservato ai supporter juventini costava 30 Euro. Lo scorso anno, con la Juventus sempre in odore di scudetto, ai Distinti era applicato un prezzo di 45 Euro, mentre per comprare una curva occorreva sborsare 35 Euro. Tevere e Monte Mario a 80 Euro.  Prezzi che nell’ultimo decennio sono quindi raddoppiati.

Parlando dei tifosi di casa c’è da dire che chi ha deciso di rinnovare il proprio abbonamento di curva a inizio stagione ha speso la ragionevole cifra di 269 Euro, che divisa per le 19 partite in programma all’Olimpico fa 14 Euro a match. Chi lo ha invece acquistato ex novo ne ha spesi 295 (15 a gara). A questo in molti hanno anche aggiunto l’abbonamento per il girone di Champions (75 Euro chi ha rinnovato, 90 chi lo ha comprato ex novo).

Se quindi è lapalissiano come la Roma favorisca – giustamente – chi decide di optare per titoli stagionali, è altrettanto vero che in molti non possono permettersi di sborsare circa 400 Euro in una sola tranche. E se un “sovrapprezzo” per chi vuol seguire la propria squadra saltuariamente o solo nei big match può anche essere comprensivo, appare alquanto esagerato quanto avviene in partite come quella di domenica. O, ad esempio, nella storica semifinale di ritorno con il Liverpool, dove chi non ha preso il tagliando in prelazione si è trovato a pagare una curva addirittura 65 Euro. Con una vendita degli stessi che è risultata a dir poco caotica e ha “regalato” migliaia di tagliandi ai bagarini, “protagonisti” in rete di un vero e proprio giro di ricettazione. Con tagliandi venduti anche a più di 1000 Euro.

Occorre assolutamente trovare un equilibrio per favorire l’accesso di tutti allo stadio. Per uno sport che necessita di tornare sui binari originari: quelli popolari. A tal merito un ruolo fondamentale deve giocarlo la gestione dei settori ospiti e dei loro prezzi. I 70 Euro applicati nei confronti dei tifosi juventini non sono un caso isolato e ormai anche in partite di seconda fascia i supporter provenienti da “fuori” non pagano quasi mai meno di 30 Euro. Anche in stadi improvvisati su tubi innocenti e impalcature.

Dato che le società sportive sembrano fare orecchie da mercante c’è bisogno di un vero e proprio intervento istituzionale. Esattamente come avvenuto in Inghilterra – proprio in quel Paese spesso decantato per la sua rigidità nei confronti dei tifosi -, dove in seguito alle numerose proteste per i prezzi esorbitanti, la Premier League ha posto un tetto di 30 Sterline (circa 39 Euro) per i tagliandi riservati ai settori ospiti. Prezzo assolutamente contenuto, soprattutto se si tiene conto dei salari e del costo della vita ben differenti tra il nostro Paese e quello di Sua Maestà.

Del resto è significativo il prezzo pagato dai tifosi romanisti quest’anno a Londra con il Chelsea (36 Sterline, circa 40 Euro in luogo dei 50 Euro pagati dagli inglesi a ritorno), e a Liverpool: 48 Sterline (56 Euro) in luogo degli 85 sborsati dai Reds nella Capitale. Considerando la qualità dei settori e i servizi offerti dagli stadi in questione ognuno tragga le proprie conclusioni. Di certo questo smentisce una linea di pensiero che vuole giustificare biglietti a prezzi stellari in virtù di stadi nuovi e confortevoli. Le due cose non debbono per forza marciare di pari passo. L’attuale politica dei prezzi in Inghilterra ne è il fulgido segnale, così come l’ormai oleato sistema tedesco, che ha fatto dei titoli calmierati un vero e proprio cavallo di battaglia.

È pur vero che in Italia, però – a differenza dei casi citati sopra – manca la spinta propulsiva dei tifosi. Manca un movimento aggregante e d’opinione. Partiamo dal concetto che finché ci saranno compratori “ciechi” ci saranno sempre offerenti “spietati”. Senza la creazione e il mantenimento di una “coscienza di classe” è difficile far cambiare le cose, soprattutto se si pensa che saranno i club a tornare sui propri passi. Chi segue il calcio deve assolutamente porsi in una posizione al di fuori del “campanile” e comprendere quanto mai come oggi il concetto di “mors tua, vita mea” sia dannoso per tutte le componenti chiamate in causa.

Nel frattempo i gruppo organizzati della Sud juventina hanno annunciato il loro boicottaggio della trasferta di Roma. Una scelta comprensibile, che però non deve rimanere isolata. Altrimenti sarebbe inutile. Il pubblico del calcio può avere ancora il destino nelle proprie mani facendo leva sulla propria unità e andando a colpire proprio il cuore del sistema: il suo aspetto economico. Affinché un domani gli stadi non diventino esosi teatrini frequentabili soltanto da classi abbienti o dei grandi eventi. La salvezza del nostro movimento calcistico passa anche per la salvaguardia di un pubblico che per decenni ne ha caratterizzato l’unicità e il rispetto ben oltre i confini nazionali.

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