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Roma 2024, Malagò:”A rischio la credibilità dell’Italia”

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Roma 2024 continua ad essere un braccio di ferro tra Comitato Promotore e il Comune di Roma. Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenuto alla Domenica Sportiva ha fatto il punto della situazione. Sul no da parte del Movimento 5 Stelle per l’organizzazione dei Giochi Olimpici, il numero 1 dello Sport italiano si è detto ottimista, facendo leva su un accordo in essere tra le parti in causa, richiamando al rispetto per un progetto partito 3 anni fa.

Malagò ha chiarito la situazione dal suo punto di vista, sottolineando come la candidatura e l’eventuale organizzazione delle Olimpiadi nella Capitale possa portare lavoro a 177mila persone di cui il 10% in pianta stabile, senza aggravare la situazione economica di Roma con ulteriori costi a carico dei cittadini. Si è detto poi disponibile a soluzioni alternative purché vengano discusse, tenendo conto, secondo lui, anche dei sondaggi che vedono, nella popolazione di età compresa tra i 18 e i 25 anni, il parere favorevole all’organizzazione dell’evento.

Lapidario sulla possibilità che, a un anno dalla decisione del CIO prevista per il 13 settembre 2017 a Lima in Perù, il passo indietro italiano comporterebbe una “figuraccia internazionale mostruosa” che può minare “la credibilità dell’Italia“. Conclude dicendo che in caso di esito negativo, la sconfitta non sarebbe personale ma di tutto il mondo dello sport, il che porterebbe alla luce l’ingerenza della politica nelle decisioni ad appannaggio dell’ambiente sportivo.
Il conto alla rovescia è iniziato da tempo ma non è ancora il momento per una schiarita. Attendiamo nuovi sviluppi.

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  1. Londra, Olimpiadi 2012: a parte un’organizzazione perfetta dell’evento sotto tutti gli aspetti e nonostante tutti i problemi che si dovettero affrontare, nell’ambito di un bilancio economico ufficiale (contestato comunque dalle opposizioni), i profitti ricavati a vantaggio della collettività in seguito ai giochi olimpici svoltisi a Londra, sono risultati essere di 2 miliardi di euro. Ma il dato obiettivo (e più evidente all’occhio di tutti), è stato la rivitalizzazione dei quartieri più depressi della capitale.
    Una nota poi della Grand Thornton Group, una società di analisi finanziarie, ha stimato che le Olimpiadi di Londra hanno creato tra il 2004 (e fino all’anno 2020 continueranno a creare) un indotto tra 28 e 41 miliardi di sterline di valore aggiunto per l’economia nazionale. Un vero affare per i cittadini inglesi.
    Ma solo per loro.
    In attesa dei dati economici relativi alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, appena concluse, secondo uno studio (forse l’unico scientifico sull’argomento!) della inglese East London University, i Giochi della quarta fase dell’era moderna (da Barcellona ’92 a Pechino 2008), sempre presentati come opportunità di rigenerazione per la città che li ospitava, si sono puntualmente rivelati uno spreco di risorse pubbliche, anche se un ottimo affare per le speculazioni dei privati.
    Barcellona 1992: negli anni a cavallo delle Olimpiadi il processo di rigenerazione è stato, secondo la ricercatrice Mary Smith, “meno intensivo rispetto al resto del Paese, mentre nello stesso periodo gli investimenti nell’area Madrid, grande la metà rispetto all’area interessata dalle Olimpiadi, sono stati due volte superiori”. Economicamente, un fallimento.
    Atlanta 1996: finanziate con un budget di 1,7 miliardi di dollari, proveniente principalmente da privati, non si sono rivelate affatto il volano decantato per l’economia dello stato. Anzi hanno creato, a costi altissimi, temporanei posti di lavoro decimati a distanza di soli due anni dalla fine delle Olimpiadi. Anche in questo caso è facile parlare di fallimento.
    Sidney 2000: un solo, sintomatico dato; a fronte di una spesa complessiva di 4 miliardi di dollari, si sono realizzate entrate per 2,5 miliardi di dollari, una chiara operazione economica in assoluta perdita.
    Atene 2004: un fallimento assoluto. Nei tre mesi successivi alla fine dei giochi, nella sola regione interessata da essi, sono stati persi oltre 70 mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali nell’edilizia. Finite le olimpiadi poi, ventuno sui ventidue siti olimpici creati per l’occasione sono rimasti inutilizzati e per mantenerli il governo greco spende, ancora oggi, oltre 600 milioni di euro l’anno. Che dire!
    Pechino 2008: semplicemente (complice la grande crisi economica mondiale del 2008?!?) la crescita economica della città è diminuita negli anni post-olimpici.
    Per concludere sulle “eredità olimpiche”, e sempre con le parole dei ricercatori della East London University, le città (però ante Londra 2012, n.d.r.) che hanno ospitato le ultime cinque Olimpiadi “non hanno evidenziato benefici economici a lungo termine”.
    Perché allora Roma (e l’Italia in generale) dovrebbe ottenere risultati diversi?!?, (e magari simili a quelli londinesi???).

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