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Rogerio Ceni, molto più che un portiere

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Rogerio Ceni, molto più che un portiere

Quando si è piccoli e ci si affaccia per la prima volta al mondo del pallone, l’unico desiderio che si ha è quello di gonfiare la rete, come i nostri idoli goleador che militano nella squadra del cuore. Ognuno di noi nasce attaccante, nella propria testa, per arretrare, complici le prestazioni sul campo, sulla linea di centrocampo, sempre più indietro in difesa e, infine, in porta. Se non sei bravo con i piedi, è lì che vai a finire. Perché nel calcio può mancare un mediano, un terzino o una punta ma non si può giocare senza portiere. E tu stai laggiù, da solo per la maggior parte del tempo, a guardare gli altri darsi battaglia per novanta e più minuti, lottando tra la noia e la concentrazione, perché quando arriva il tiro devi farti trovare pronto. Sempre. Così solo, così fondamentale. “Se la punta non segna, segnerà qualcun altro. Se il portiere non para, è goal.” E’ un vecchio ritornello ma sempre attuale.

Quasi nessuno vuole fare il portiere. Ci diventi quando non c’è nessun altro che può farlo. Succede in tutto il mondo. Figuriamoci in Brasile, la patria della tecnica e del talento. La casa di Pelè, Garrincha, Zico e compagnia bella. E allora fare il portiere nella terra del Joga Bonito, diventa quasi una condanna. Tu vorresti segnare, ma ti dicono che devi parare. Allora abbassi il capo e ti giri verso la porta, tua unica compagna, da difendere e amare ad ogni costo.

Ma c’è chi non si lascia trasportare dal destino, ma lo domina plasmando a proprio piacimento, magari con qualche compromesso.

E’ il caso di Rogerio Ceni, che il destino l’ha abbracciato, ma a modo suo. La leggenda del Sao Paulo, che ieri ha compiuto 50 anni, nel 2015 ha deciso di dire addio al calcio giocato, dopo un carriera strepitosa tra i pali della squadra della città più popolosa del Brasile. Con la Tricolor, Rogerio ha disputato 1191 partite superando il record di Noel Bailie, fermo a 1013, quando militava nel Linfield in Irlanda del Nord, come giocatore con il maggior numero di apparizioni con un solo club. Grazie alla sua interminabile vita calcistica lunga più di 25 anni, Ceni si è piazzato, inoltre, al secondo posto della classifica all time, dietro all’altra leggenda Peter Shilton (1390), portiere britannico, dei giocatori con almeno 1000 presenze in carriera (1227).

Nato a Pato Branco, nello Stato del Paranà, nel 1973, Rogerio Ceni comincia a giocare a calcio a 8 anni con la squadra locale. Nel 1984, per motivi familiari, si trasferisce prima a Curitiba e, l’anno seguente, a Sinop nella Stato di Mato Grosso. Qui comincia a praticare la pallavolo con buoni risultati e, contestualmente, dopo un provino con la compagine del paese, entra a far parte del Sinop Futebol Clube, nel ruolo di portiere di riserva. La vita di Rogerio si divideva tra il campo, la scuola e il lavoro presso il Banco do Brasil.

La svolta avviene nel 1990 quando, a causa dell’infortunio del primo e del secondo portiere, Valdir Braga e Nilo Neves, Ceni divenne titolare per il resto della stagione. Alla sua prima apparizione dal primo minuto, questo colosso di 1 metro e 88 per quasi 90 chili fa capire al mondo intero la sua grandezza parando un rigore. Da quel momento la sua vita cambia: a fine campionato, un dirigente organizza un provino con il Sao Paulo e, grazie all’appoggio del preparatore dei portieri, viene ingaggiato dal gigante del calcio brasiliano.

Dal settembre dello stesso anno, il Morumbì (soprannome dato allo Stadio Estadio Cicero Pompeu De Toledo) sarà casa sua fino al giorno del suo ritiro. Rogerio Ceni diventa così la bandiera di uno dei più titolati club del mondo. Una storia lunga un quarto di secolo fatto di successi, trofei e soddisfazioni. I campionati, le coppe Libertadores e le Intercontinentali sono solo alcuni riconoscimenti del suo curriculum da leggenda.

Ma la storia di Rogerio non è stata sempre in discesa: dal 1990 al 1996, si è seduto per la maggior parte delle partite in panchina, dietro a monumenti del calibro di Gilmar e Zetti. Solo nel 1997, a sette anni dal suo arrivo a Sao Paulo, viene finalmente impiegato come portiere titolare del Campionato Brasilerao. Da quella lontana stagione fino ad oggi Ceni ha deliziato il pubblico con parate e uscite da applausi, consentendo alla squadra rossabianconera di portarsi a casa svariati premi.

Ma Ceni non è stato solo un portiere che parava. Da buon brasiliano, aveva nel sangue quell’istinto in più, quella voglia di goal, di fare festa tutti insieme, come farebbe un attaccante. Per questo, Rogerio Ceni ha trascorso tutta la sua vita a migliorare il suo modo di calciare per diventare un portiere goleador. Dedizione e impegno hanno dato i propri frutti. E l’obiettivo è stato centrato: il ragazzo da Paranà, infatti, con 131 reti realizzate, è il numero 1 tra i numeri 1 per goal segnati superando il suo collega bomber Chilavert, estremo difensore paraguayano fermo al record di 62 reti, migliorato dal paulista nel 2006 con una doppietta contro il Cruzeiro. Dalla sua prima segnatura del 13 Febbraio 1997, tante sono state le punizioni e i rigori calciati dal portierone brasiliano, diventando in questo modo oltre che un ottimo estremo difensore anche uno spietato tiratore di calci piazzati, terrore delle difese ma, soprattutto, dei suoi colleghi con la maglia diversa.

La sua fama e le sue prestazioni l’hanno portato a vestire anche la maglia della nazionale Brasiliana. Con la Selecao la sua fortuna fu alterna, riuscendo a collezionare solamente 16 presenze. Malgrado questo, riuscì a strappare una convocazione come terzo portiere ai Mondiali del 2002, in Giappone e Korea, dove con la squadra verde-oro riuscì ad aggiungere al suo incredibile palmarès anche la Coppa del Mondo.

Rogerio Ceni verrà ricordato come l’ultima grande bandiera del calcio sudamericano. Un calciatore che faceva l’impiegato in Banca. Nato pallavolista, diventato calciatore. Cresciuto per parare ma destinato a fare goal. Semplicemente unico. Un portiere goleador.

FOTO: www.theapricity.co

 

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