Scrive Eraldo Pecci nel suo libro ‘Il Toro non può perdere’: “Era il giocatore con più sale in zucca che avessi conosciuto. Tu eri fuori posizione? Tranquillo, c’era Bodo al posto tuo. Ti avevano superato in dribbling? Lui era lì in seconda battuta. Contropiede avversario? Rallentava l’azione e ti dava modo di rientrare. Chi anticipava alto dandoci modo di ripartire pericolosamente? Sempre lui. Un mostro di efficacia e di sagacia tecnica”. Le reti di Pulici e Graziani, la regia dell’Eraldo, i traversoni di Claudio Sala, la fantasia di Zaccarelli, le parate di Castellini.

Nella cavalcata del Torino verso il tricolore del 1976 un ruolo importante lo recitò anche il duttile Roberto Salvadori, il numero 3 di quella formazione. Nato il 29 luglio 1950, in Serie A disputò quasi duecento partite (segnando tre reti), tutte con la maglia granata: la prima in Torino-Roma del 14 ottobre 1973, l’ultima contro il Pisa l’8 maggio ’83. Nel campionato del settimo scudetto torinista disputò tutte le trenta gare.
Soprannominato “Bodo” o “Faina”, in una classifica sui 100 granata di sempre stilata da Matteo Dotto nel 2013 su un numero del Guerin Sportivo venne piazzato al trentunesimo posto. Il Torino lo prelevò dall’Alessandria, dove poi tornò.