Una promozione inaspettata, arrivata praticamente dal nulla. Quando ormai sembrava lontana la promozione diretta in Serie A da Frosinone arrivano notizie incredibili che danno al Parma un’insperata gioia. Un triplo salto nato dalla ceneri della Serie D e giunto fino alla sera di La Spezia, dove grazie alla vittoria sui padroni di casa e il contemporaneo e clamoroso, stop interno dei ciociari, si è chiuso un cerchio che assomigliava più ad una montagna impossibile da scalare che una normale impresa sportiva. Emozioni, sensazioni e paure che solo chi è stato in campo può raccontarci in maniera dettagliata e completa. Chi meglio allora del tecnico del Parma, Roberto D’Aversa può esprimere queste sensazioni incredibili. In esclusiva con “Io Gioco Pulito” il mister dei crociati ci racconta la sua soddisfazione, ma anche la fatica e i momenti difficili che sono serviti per arrivare a questo straordinario traguardo che è la Serie A.
Una promozione in Serie A arrivata quasi all’improvviso, quando ormai eravate già proiettati a giocarvi i Play Off. Quali sensazioni ha provato e prova in questi giorni?
Sensazioni bellissime. Dopo tutti questi festeggiamenti sarà giusto staccare, per poi tornare ad affrontare un campionato difficile, nel quale ci terremo in maniera particolare a confrontarci con le altre squadre di Serie A.
Come dicevamo è stata una promozione particolare, può raccontarci gli ultimi minuti della gara a La Spezia? Quali pensieri ed emozioni le frullavano nella testa in quei momenti?
La partita di La Spezia è stata un saliscendi di emozioni, noi eravamo concentrati nel cercare di portare a casa la partita, ma è anche vero che si è giocato su due campi, quindi vivevamo non solo le sensazioni della nostra gara, ma anche di quella di Frosinone. Siamo passati in vantaggio, poi quando si è capito dalle reazioni del pubblico che il Frosinone era passato in vantaggio l’aspetto emotivo era un po’ scemato verso la delusione: quindi nella parte finale di nuovo tanta emozione fino al fischio finale di Frosinone quando c’è stata un’esplosione di gioia. Impensabile, quasi, per il fatto che a un certo punto nel girone di ritorno eravamo distanti da Frosinone e Palermo, ma soprattutto perché a 5 minuti dalla fine il Frosinone vinceva 2-1. La felicità è stata massima per tutti. Per i duemila tifosi che ci hanno seguito, la proprietà che ha fatto sacrifici in questi anni, lo staff, i giocatori e tutto il mondo che circonda una squadra di calcio: spesso si vedono solo gli undici in campo, ma dietro c’è molto lavoro.
Questa promozione è al momento il coronamento della sua carriera. Quanto la rende orgoglioso essere l’uomo che ha riportato un club importante come il Parma in Serie A.
Molto, è un orgoglio che condivido insieme a tutti i miei ragazzi. C’è qualcuno che ne ha fatte tre consecutive di promozioni e per loro è anche più bello: avere affrontato gli ultimi due campionati, i più difficili, in questo modo non era semplice, ma penso anche sia stato allo stesso tempo molto gratificante.
Per Lei sarà la prima esperienza in panchina in Serie A, dopo che in A ci ha giocato con il Siena. Cosa si aspetta da questa avventura da Allenatore nel massimo campionato? Quale aspetto la stimola di più della Serie A e quale magari potrebbe spaventarla maggiormente
Mi stimola il confrontarsi con belle realtà, squadre importanti e anche il fatto di partire sfavoriti, ma il bello del calcio è che c’è un rettangolo di gioco al quale poi spetta emettere verdetti, perciò mi aspetto che la squadra possa dare sempre il massimo per dimostrare di non essere inferiore a nessuno.
Torniamo al campionato appena terminato. La Serie B si sa è un campionato molto lungo, in cui è facile avere degli alti e bassi. Quale è stato il momento più difficile e quale quello in cui ha capito che davvero potevate farcela a guadagnarvi la Serie A?
Il campionato di B è molto equilibrato, ci sta quindi di poter vincere contro squadre più attrezzate come Palermo, Frosinone, Pescara e Bari, così come ci sta perdere contro squadre considerate tra virgolette inferiori, non è questione di alti e bassi ma proprio di come è fatta la Serie B. Le difficoltà le abbiamo avute per le assenze di giocatori importanti nell’arco del campionato, nel girone d’andata in un momento cruciale oltre a non avere Ceravolo ci è mancato anche Calaiò. In un campionato intero abbiamo avuto infortuni di tutti i tipi, penso alla partita con il Carpi verso fine stagione nella quale abbiamo perso sia Munari che Lucarelli, ma non solo: Ceravolo è arrivato con qualche problema e si è fatto male, Ciciretti non lo abbiamo quasi mai avuto a disposizione, Siligardi ha alternato cose buone ad altre meno sempre per un problema di condizione. Sfido qualunque altra squadra di Serie B ad aver avuto queste difficoltà e cercare di portare a casa un risultato al di sopra delle aspettative iniziali. Credo anche di avere a disposizione un gruppo di ragazzi orgogliosi che ha voluto dimostrare nonostante l’anno scorso fossimo in Lega Pro – la maggior parte degli 11 titolari era quello dell’ultima stagione – che comunque potevamo giocarcela con tutti.
Abbiamo detto appunto di come la Serie B somigli più ad una maratona. Quanto è complicato per un allenatore cercare sempre di tenere alta la tensione e stimolare sempre i propri giocatori in un campionato così lungo ed insidioso?
Ho avuto la fortuna di avere una rosa ampia e di qualità, dove tutti erano allo stesso livello e avrebbero potuto giocare titolari indistintamente. La Serie B è lunga e difficile, comporta un dispendio di energie psico-fisiche superiore a quello di tutti gli altri campionati. Poi quest’anno si è aggiunto il rinvio della gara con il Palermo che ha inciso sul periodo più importante della stagione, poi anche il fatto di rappresentare una squadra così importante come il Parma, che spesso e volentieri per diritti televisivi porta pubblico, ha comportato che spesso si giocasse in anticipo o in posticipo e questo, sotto l’aspetto del lavoro, qualche problema te lo porta: nell’ultimo mese e mezzo non sempre si è potuto fare una settimana-tipo, ma noi abbiamo sempre pensato al lavoro, senza lamentare nulla perché creare alibi non ci piace e credo che alla fine siamo stati premiati per questo.
Da un anno circa il Parma ha una proprietà cinese. Come è stato rapportarsi con una realtà così distante dalla nostra?
Pur essendo un presidente lontano poiché vive in Cina, tramite la dirigenza mi ha sempre fatto sentire la propria vicinanza. Poi la cosa molto intelligente è che la proprietà non ha mai interferito. Ricordo quando stavamo andando a giocare a Salerno, in un periodo in cui non c’era distensione perché le aspettative erano superiori – anche se a parte una partita nella quale siamo stati a pari punti con il Carpi siamo sempre stati dentro l’obiettivo che erano i playoff, ma questo ha portato a non essere soddisfatti in certi periodi – loro ci hanno fatto sentire sereni, tranquilli e orgogliosi di quanto stavamo facendo perché appunto in linea con gli obiettivi: penso che sia anche una questione di differenza culturale.
Una cosa che ha visto nella sua squadra in questa stagione che vorrebbe vedere anche il prossimo anno in Serie A?
Il fatto di non mollare mai, l’attaccamento alla maglia di alcuni giocatori come Lucarelli che se non erro ci ha messo 23 giorni per tornare in campo dopo l’intervento; penso a Vacca che ha giocato stirato, a Munari che ci ha rimesso un crociato, penso anche a Di Cesare e a tutti quelli che nonostante non fossero in condizione sono scesi in campo. Questo credo sia un pregio che vada sottolineato, così come la compattezza di gruppo con la quale abbiamo chiuso questo campionato: durante l’anno questo è stato l’aspetto che mano a mano è andato migliorando sempre più.
In conclusione, c’è qualcuno a cui vuole dedicare questa incredibile promozione?
La dedico a mia moglie e i miei tre figli, non è semplice stare al mio fianco perché sono uno che non riesce quasi mai a staccare dal lavoro, e ho un rapporto pessimo con la sconfitta: quando si è perso in alcune gare lo stato d’animo a casa per colpa mia non era dei più rosei… Mia moglie è una persona intelligente, capisce che lavoro faccio e la passione che ci metto, mi è stata vicina e lo capisce. Per questo la dedica va sicuramente a loro.
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