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Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (ventottesima giornata)

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Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (ventottesima giornata)

Nel derby dei santi, San Siro batte San Paolo 2-0. E’ il risultato finale di una giornata di campionato favorevole alle milanesi, coi rossoneri che vanno a imporsi in trasferta sugli uomini di Spalletti in un big match che, come spesso accade, ha visto prevalere la squadra che ha tratto il miglior beneficio dagli episodi occorsi: a un Osimhen dinamico, impreciso e un pizzico sfortunato ha risposto l’opportunistico cinismo di Giroud, elemento differenziale sufficiente a far strappare nuovamente il Milan al primo posto. Tutto deciso? Assolutamente no: perché mancano ancora troppe partite, perché il Milan non ha fatto altro che restituire al mittente lo sgarbo patito all’andata con lo stesso risultato e perché le distanze sono troppo ridotte per dare la benchè minima certezza sull’esito finale sia a chi sta davanti che a chi insegue.

Peraltro due giorni prima anche l’Inter era tornata ad essere protagonista prepotente contro la Salernitana, capace di far correre un brivido per la schiena del Meazza solo nei primi minuti, quando Verde sprecava malamente un’occasione che avrebbe potuto accendere la fiammella della speranza di un risultato diverso dalla sconfitta per i campani. Che, al contrario, sono stati travolti dalla piena del ritorno in grande stile degli uomini recentemente più criticati tra le fila nerazzurre: Lautaro Martinez, Barella e Dzeko. L’incontro di martedì contro il Liverpool sarà forse l’ultima distrazione prima che i Campioni d’Italia possano tornare a destinare esclusivamente al campionato pensieri ed energie.

E mentre la Juventus continua la sua lunga marcia vincendo l’ennesima partita in pieno Allegri style, le romane danno elettricità alla corsa per l’Europa League. La Roma, a suon di sconfitte e conseguenti dichiarazioni pesanti del suo tecnico, comincia ad assumere la fisionomia che Mourinho desidera darle: pragmatica, sporca, sostenuta dalle qualità dei suoi giocatori migliori, mai spettacolare ma alla fine capace di ottenere il risultato desiderato. La partita con l’Atalanta ha dato risalto a questi connotati, mettendo oltremodo in evidenza il periodo difficile che i bergamaschi sono costretti ad attraversare a causa delle limitate possibilità di scelta in attacco.

Anche la Lazio guadagna tre punti difficili a dispetto del risultato netto che ottiene sul campo del Cagliari, tra le formazioni più in forma del momento. Il dubbio, legittimo, sul fatto che la vittoria sia ancora figlia della Lazio di Inzaghi piuttosto che di Sarri diventa questione da accademici appassionati di classificazioni teoriche piuttosto inutili: l’affermazione di sabato consente ai biancocelesti di rimanere a ridosso dei cugini in classifica e di distanziare, seppur con una partita in più, la Fiorentina, bloccata dal solito, viscoso Verona.

La zona retrocessione sta delineando sempre più le sue gerarchie: mentre il derby tra neroverdi porta al collasso il Venezia, il Genoa incappa nell’ennesimo pareggio che, a questo punto, diventa piuttosto inutile non solo per la classifica ma anche per il morale. E’ il quindicesimo della stagione, un primato (nessuno in campionato ne ha collezionati tanti) figlio dell’irrilevanza della fase offensiva, inaridita dal disvalore degli attaccanti della rosa e dall’incapacità di trovare soluzioni tattiche che possano migliorarla senza rovinare le certezze acquisite in fase difensiva. Una coperta troppo corta nella quale si infilano gli spifferi del fondo classifica e gli orizzonti della retrocessione.

E’ stata una domenica di saluti definitivi. La scomparsa improvvisa di Pino Wilson ha costretto tutto il popolo laziale a un risveglio inaspettatamente triste. Orgoglioso capitano della Lazio del 1974, Wilson si era fatto apprezzare anche per le qualità umane che chi lo aveva frequentato conosceva bene: gentilezza, educazione, equilibrio e, da opinionista sportivo, competenza. Mancherà a chi amava i biancocelesti, a chi è affezionato a quel calcio che, oggi, sembra in via di estinzione.

Giornalista e scrittore, coltiva da sempre due grandi passioni: la letteratura e lo sport, che pratica a livello amatoriale applicandosi a diverse discipline. Collabora con case editrici e redazioni giornalistiche ed è opinionista sportivo nell’ambito dell’emittenza televisiva romana.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo "Ci vorrebbe un mondiale" – Ultra edizioni. Nel 2021, sempre con Ultra, ha pubblicato "Da Parigi a Londra. Storia e storie degli Europei di calcio".

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