Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (ventiseiesima giornata)
I riflettori di San Siro riverberano le luci della sorpresa sul campionato: chi l’avrebbe detto, soprattutto dopo i risultati di sabato, che il Milan avrebbe incrementato il margine di vantaggio sull’Inter? Invece è successo proprio questo in una domenica pomeriggio che ha scalfito le certezze della banda di Inzaghi, ancora potenzialmente al primo posto avendo una partita da recuperare ma con un distacco sugli eventuali inseguitori ridotto ormai al lumicino.
La Champions, che presenterà ancora almeno un appuntamento da onorare al meglio, drena risorse, fisiche e mentali. E’ uno snodo dal quale l’Inter non si può sottrarre e sul quale, come si era accennato già nelle scorse settimane, può fare affidamento il Milan, anche se un pareggio esterno sul campo dell’ultima in classifica, per quanto motivata a giocarsi tutte le residue chance rimaste per raggiungere la salvezza, non è il modo migliore di approfittare degli eventi favorevoli regalati dal destino. Nel posticipo serale odierno il Napoli avrà l’occasione di riallinearsi al primo posto insieme ai rossoneri, come era già successo nelle settimane che avevano preceduto la risalita al vertice dei campioni d’Italia. L’esito finale di questa lotta rimane incerto e appassionante come era da tempo che non si vedeva in serie A.
C’è stato qualcosa di magico, che sa quasi di passato nel derby di Torino. L’1-1 finale è stato il frutto della componente umana che nel calcio del XXI secolo spesso si tende a mettere da parte, andando a dare di questo sport un’interpretazione improntata solo a criteri finanziari, legati al concetto di entertainment e di visibilità social. Il Torino, sicuramente inferiore per valori assoluti rispetto ai bianconeri, ha ripreso il risultato grazie alla voglia di combattere di ragazzi che non ne volevano sapere di perdere l’ennesimo derby. Ogni contrasto è stato una battaglia, il gol di Belotti è arrivato proprio quando Juric stava decidendo di cambiarlo. L’Allianz Stadium è stato sangue e arena, come si conviene a un derby vero, nel quale il nuovo semidio Vlahovic è stato ridimensionato dalla marcatura senza tregua di Bremer: tutto molto umano, come anche la spiegazione che ha fornito Allegri a fine partita per la prestazione non all’altezza delle precedenti dell’attaccante slavo: il ragazzo era stanco, poco brillante perché disabituato a giocare tre partite in una settimana. Un fattore umano, come anche quello che ha permesso alla Roma di trovare il pareggio nell’incontro casalingo col Verona, raggiunto dopo una prestazione imbarazzante dei giallorossi che, per superare le paure e i timori legati al brutto andamento che sta prendendo la stagione, sono dovuti ricorrere alla freschezza spensierata dei ragazzi della Primavera.
Altre annotazioni riguardano la Fiorentina, che nella prima metà della classifica è l’unica squadra riuscita a vincere, rallentando ulteriormente la marcia dell’Atalanta (per i bergamaschi solo otto punti nelle ultime nove gare di campionato); e la Sampdoria di Marco Giampaolo, rinvigorita dalla doppietta del trentanovenne Fabio Quagliarella che raggiunge i 180 gol in serie A, di cui 100 coi blucerchiati.