Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (tredicesima giornata)
La ripresa del campionato non rimuove i pensieri legati alle ultime partite della nazionale. L’Olimpico, che vedrà nuovamente gli azzurri impegnati a marzo nella prima delle partite dei play off per andare in Qatar, è ancora impregnato dell’odore acre del pareggio con la Svizzera e del tiro maldestro col quale Jorginho ha polverizzato la grande chance di volare direttamente ai mondiali senza attraversare nuovamente le ansie delle partite di qualificazione. E così la cronaca di Lazio-Juventus sembra densa di considerazioni che vanno oltre il valore che la gara ha rappresentato. Già, perché vedere Bonucci segnare implacabilmente due rigori proprio in quello stadio, non può non aver acceso nella mente di tutti l’idea che ad andare sul dischetto per scavalcare il muro che ancor oggi ci separa dal Qatar avrebbe potuto essere lui. Così come non può non far pensare alla nazionale il peso ridotto dei gol made in Italy sul numero complessivo delle marcature della serie A, altra immagine riflessa delle difficoltà che hanno impacciato le prestazioni più recenti dei ragazzi di Mancini.
Ma, focalizzandosi sul campionato, desta una relativa sorpresa la prima caduta di Milan e Napoli, che per la legge dei grandi numeri prima o poi sarebbe dovuta arrivare. Un risultato, quello dei rossoneri, molto costruito sull’episodio negativo del primo gol segnato da Duncan, attento ad approfittare di un’uscita distratta di Tatarusanu e della reattività lenta dei difensori avversari. La Fiorentina, come accennato anche in passato, è l’alternativa più credibile al monopolio delle nuove sette sorelle, capace di esprimere un bel calcio che il fenomeno Vlahovic, da ieri capocannoniere, sa finalizzare al meglio.
Partita emozionante anche a San Siro, dove l’Inter riesce a ribaltare il risultato inizialmente avverso grazie a una prova corale che conferma la profondità della rosa dei campioni d’Italia che, nei confronti diretti con Napoli e Milan, hanno dimostrato di essere allo stesso livello delle attuali capoclassifica. La perla del gol di Mertens è importante per Spalletti perché gli consente di guardare alle prossime assenze di Osimhen (che tra l’intervento al volto che dovrà sostenere e la coppa d’Africa, nei prossimi due mesi sarà tra i meno utilizzabili da parte del tecnico toscano) con la possibilità di attingere a diverse varianti tattiche per sostenere la fase offensiva della squadra.
Il gol del belga rimanda per assonanza a quello realizzato dal giovane Afena-Gyan che chiude il risultato del match di Marassi, dove la Roma si aggrappa alla doppietta di questo diciottenne ghanese che sorprende per la incredibile maturità con cui si sta affacciando in serie A. La sua rivelazione è, ad oggi, la parte forse migliore del lavoro di Mourinho, che adesso dovrà proteggere la crescita del ragazzo dalle insidie della celebrità. La prima panchina di Shevchenko, alla fine, non può essere considerata troppo amara, vista la discreta prestazione di un Genoa troppo asciugato dalle assenze.
Nel 5-2 che fa volare l’Atalanta fa piacere trovare l’impronta sempre più marcata di Davide Zappacosta, limitato negli ultimi anni da una serie di brutti infortuni che ne hanno interrotto la crescita. Il volo dei bergamaschi, almeno sulla fascia destra, ha le sembianze delle sue ampie falcate.
Fallisce il salto verso l’alto il Bologna, sorpreso in casa dalla seconda vittoria consecutiva del Venezia. Verona-Empoli e Torino-Udinese daranno questa sera la definizione di una classifica nella quale la difficoltà a vincere di Cagliari e Salernitana si specchia nell’arranco degli ultimi due posti.