Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (sedicesima giornata)
A guardare oggi la classifica sembra che la Lega di serie A sia diventata una proiezione della storica Lega Lombarda che si studia sui banchi della scuola, col Milan tornato in testa tallonato a un punto dall’Inter e l’Atalanta distante appena quattro punti. Nel mezzo il Napoli a rappresentare un resto d’Italia ormai definitivamente allontanato, destinato a vivere un torneo parallelo costruito su ambizioni minori. A San Siro la capolista non ha problemi a portare avanti un monologo che dopo 17 minuti ha già espresso una sentenza inappellabile contro una Salernitana sempre più affossata all’ultimo posto. I rossoneri, in vista del big match col Liverpool di martedì, si permettono un turn over che non inficia la qualità della prestazione. In una stagione lunga e faticosa chiamare a sostegno anche gli uomini meno utilizzati è determinante per elevare senso di appartenenza e motivazione che diventano determinanti nei momenti di difficoltà che anche gli infortuni (Kjaer docet) possono indurre.
Ma è dall’Olimpico che arriva il primo segnale forte della giornata. L’Inter strapazza i resti della Roma senza se e senza ma, confermando l’impressione ormai ben viva dal derby scorso per cui i nerazzurri sono pienamente in corsa per il titolo dopo aver assorbito il periodo di assestamento dovuto alla partenza di due elementi determinanti la scorsa stagione come Hakimi e Lukaku. Padroni di se stessi, prima ancora che degli avversari: un passaggio sufficiente a primeggiare avendo la disponibilità di una rosa profonda e di qualità elevata e le doti di un tecnico come Inzaghi, capace in poche settimane di ripulire i dubbi (ove ce ne fossero stati) relativi alla sua capacità di gestire un top team. La Roma, pur dovendo fronteggiare la gara senza poter contare su molti titolari (a proposito: quanto ha pesato, nell’assetto tattico della squadra, la stupida ammonizione presa da Karsdorp tre giorni prima?), non riesce nemmeno a recitare la parte di un decente sparring partner. Il divario di prestazione è così ampio da far sembrare la partita un’amichevole estiva tra due compagini di categorie differenti. Sorprendente l’involuzione non solo di gioco ma anche di mentalità che ha colpito i giallorossi nelle ultime partite, sabato sera in balia degli avversari e completamente incapaci di abbozzare la pur minima reazione, quand’anche solo di nervi, nonostante il costante supporto del pubblico. Al netto dell’inadeguatezza complessiva della rosa per competere ad alti livelli, più volte rimarcata da Mourinho (cui prodest?), è dallo stesso tecnico che ci si aspetterebbe un apporto più significativo al rendimento di una squadra che contro l’Inter è scesa in campo rinunciataria nell’atteggiamento e probabilmente sbagliata nel modulo di gioco e nelle scelte di abbinamento tra giocatori disponibili e ruoli.
L’altro segnale forte della giornata arriva da Napoli, dove gli azzurri, come la Roma, si sono trovati a dover gestire un’eccessiva carenza di titolari che ha reso improbo il compito di arginare un’Atalanta in forma straordinaria. A differenza dei giallorossi, però, gli uomini di Spalletti hanno dato alla loro prestazione un contenuto ben più che dignitoso. Lo stato psicofisico di Zapata & C., però, ha reso vano ogni sforzo di resistenza. Mai come quest’anno la Dea era stata a ridosso del primato in classifica a questo punto della stagione: i progressi d’identità e di consapevolezza delle proprie caratteristiche sono evidenti e spingono l’Atalanta a essere tra le protagoniste che ambiscono a giocarsi il titolo. Una bella conferma del valore dei bergamaschi è attesa anche nella partita contro il Villarreal di mercoledì.
Il resto sono note d’accompagnamento. La Fiorentina va a vincere il derby dell’Appennino e sale al quinto posto: Italiano continua il processo di restauro del rapporto di fiducia tra squadra e pubblico. Il derby veneto, apparentemente chiuso nel primo tempo, si infiamma nella ripresa e assume contorni stupefacenti col ritorno al gol di Caprari e Simeone mentre una Lazio spigliata gigioneggia in trasferta contro la Sampdoria. E la Juventus svolge il suo compito grazie a un gol parabolico di Cuadrado (traiettoria da videogioco il suo calcio d’angolo) e a una stilettata di Dybala.