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Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (nona giornata)

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Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (nona giornata)

Dai big match che hanno chiuso la domenica di campionato escono due pareggi e un vincitore. Roma e Napoli, Inter e Juventus non riescono a superarsi consentendo al Milan di agganciare i partenopei in vetta alla classifica. Lo 0-0 di Roma potrebbe far sembrare ridimensionato il percorso fatto dalla squadra di Spalletti; in realtà un’analisi più approfondita non può che rimarcare le grandi cose fatte sin qui dai rossoneri, anch’essi con un invidiabile ruolino di marcia fatto di un pareggio e otto vittorie, l’ultima delle quali raccolta con qualche patema di troppo contro un Bologna ridotto in nove uomini. Si profila un duello di lungo periodo ed equilibrato perché la classifica esprime realisticamente i valori del campo: Napoli e Milan sono le squadre che giocano meglio perché, oltre ad avere rose ampie, mostrano un’identità che manca alle altre principali contendenti per lo scudetto, alle prese con l’adattamento a nuovi allenatori e giocatori che ne inficia il rendimento.

Dal pareggio dell’Olimpico ne esce rinfrancata la Roma: solo una prestazione d’intensità massimale come quella offerta ieri sera poteva riportare fiducia in un ambiente stordito dalla caduta fragorosa in Conference League. Il risultato, lungi dal rispecchiare una gara dallo sbadiglio facile, ha dimostrato quanto anche uno 0-0 possa essere un’espressione di calcio emozionante.

Due gare, quelle di Roma e Milano, dominate dalla tensione: ne hanno fatto le spese tre allenatori su quattro, espulsi dagli arbitri per l’agitazione mostrata. L’unico ad aver assistito a tutti i 90 minuti in panchina è stato Allegri. Due gare in controtendenza con le altre in quanto a numero di marcature: quest’anno, come lo scorso, si segna molto. Ma mentre nella passata stagione il motivo andava ricercato nell’assenza di pubblico dagli stadi che ammorbidiva la concentrazione dei giocatori, oggi la frequenza di accadimento dei gol appare riconducibile ad un diverso modo di interpretare il gioco, nettamente più verticale e sostenuto nei ritmi rispetto a quello praticato in precedenza. Che sia anche…“colpa” di Roberto Mancini?

Fa clamore il 4-1 del Bentegodi. Il Verona di Tudor, recuperati appieno gli stilemi tattici che la breve esperienza con Di Francesco aveva provato a modificare, offre una prestazione superlativa firmata da Simeone e ispirata da Caprari. Difficile capire cosa si sia inceppato nel modo di lavorare del tecnico di Pescara, molto stimato dai colleghi ma ormai all’ulteriore esperienza fallimentare dopo quelle di Roma (in parte), Genova e Cagliari. Sarri, dopo la bella vittoria con l’Inter, assiste nuovamente a una brutta caduta dei suoi ragazzi: era già successo a Bologna dopo l’affermazione nel derby. Forse ha ragione nel sostenere che si tratta di un problema di mentalità, visto che entrambe le sconfitte sono arrivate dopo due ottime prestazioni. Ma esiste anche un problema di identità tecnico-tattica ancora irrisolto che sembra aver bisogno di un po’ di tempo per essere definito.

Fa piacere, tra i nomi dei goleador di giornata, trovare quelli dei giovani attaccanti dell’Empoli. Pinamonti e Cutrone avevano cominciato già qualche tempo fa a farsi notare ma, per diverse ragioni, sembravano essersi un po’ persi per strada. E, tornando a Mancini, il CT azzurro sa quanto la Nazionale abbia bisogno di proposte nei ruoli avanzati da poter vagliare per disporre di nuove soluzioni offensive ai Mondiali del 2022.

Giornalista e scrittore, coltiva da sempre due grandi passioni: la letteratura e lo sport, che pratica a livello amatoriale applicandosi a diverse discipline. Collabora con case editrici e redazioni giornalistiche ed è opinionista sportivo nell’ambito dell’emittenza televisiva romana.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo "Ci vorrebbe un mondiale" – Ultra edizioni. Nel 2021, sempre con Ultra, ha pubblicato "Da Parigi a Londra. Storia e storie degli Europei di calcio".

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