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Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (dodicesima giornata)

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Si rallenta in vetta: Napoli e Milan ottengono solo un punto dalla dodicesima giornata di campionato dopo due partite ricche di intensità. Si è cominciato a Fuorigrotta, dove l’ennesima, convincente versione del Verona di Tudor mette in seria difficoltà i padroni di casa. Simeone ancora sugli scudi in un pareggio che, più che oscurare il Napoli (peraltro arginato da due pali colpiti da Osimhen e Mertens), illumina la straripante condizione di forma dei gialloblù.

A San Siro, Milan e Inter offrono uno spettacolo da Premier League, giocando entrambe per vincere fino all’ultimo minuto su ritmi elevatissimi. I nerazzurri, per ampi tempi di gioco, ballano il tango della vittoria senza riuscire a realizzare il casquè. Il Milan riesce a soffrire andando poi vicino al successo con un serrato finale che porta più volte gli uomini di Pioli vicini al 2-1. Alla fine un pareggio sostanzialmente equo chiude al rialzo le quotazioni dell’Inter: la prestazione di ieri sera ha annullato (almeno sul campo) i sette punti di differenza con la testa della classifica. Alla ripresa dopo la sosta il calendario permetterà ai nerazzurri, sempre a Milano, di testare le loro ambizioni con il Napoli. Ma il primo round di questo doppio confronto con la vetta ha dimostrato che la squadra di Inzaghi ha margini di assestamento più ampi rispetto alle capolista.

Ai piedi del podio, l’Atalanta sale di prepotenza al quarto posto mentre la Lazio supera agilmente la Salernitana con i gol dei suoi uomini migliori. Un’affermazione che eleva i biancocelesti al quinto posto solitario e, dato ancor più sentito dalle parti di Formello, comporta il sorpasso ai danni della malandata Roma che affoga nelle acque di Venezia. Difficile capire la causa principale di una crisi che, tra sfortuna, discutibili decisioni arbitrali, assetto tattico non ancora equilibrato e valore reale dei giocatori è di non facile individuazione. In questo panorama denso di incertezze nemmeno Mourinho è al di sopra della linea delle colpe: un altro tecnico, al suo posto, oggi probabilmente avrebbe ricevuto i ringraziamenti di rito e sarebbe stato invitato a rimuovere i suoi effetti personali dallo spogliatoio.

Vittoria di misura della Juventus sulla Fiorentina. Mai come in questa sconfitta i viola sono stati artefici del loro destino, rimanendo in dieci per un’evitabile espulsione rimediata da Milenkovic a una ventina di minuti dalla fine. Una frazione temporale ampiamente sufficiente ai bianconeri per ottenere il loro quinto 1-0 stagionale firmato, ironia della sorte, da un ex che è tra i migliori protagonisti di questo difficile inizio di campionato, Cuadrado. Che, a 33 anni, ha ancora l’agilità fisica e gli input motivazionali di un esordiente: disponibile nelle dinamiche del gruppo, duttile tatticamente e spesso decisivo. Chapeau.

Spunti di commento sbocciano anche sull’asse Genova-La Spezia-Empoli. Mentre sabato pomeriggio un gran gol di Sala stende il Toro e dà respiro alla classifica della squadra di Thiago Motta, il pareggio ottenuto nel finale dal Genoa in terra toscana non salva la panchina di Ballardini. A soli tre punti di distanza dall’ultimo posto, la nuova proprietà rossoblù non si è sentita a suo agio a confermare la fiducia al tecnico romagnolo ed ha chiamato all’arduo compito di portare il Grifone in una situazione di classifica più serena Andriy Shevchenko. Una scelta che, insieme all’indicazione del professor Zangrillo (medico personale di Berlusconi) alla presidenza, in Liguria ha sollevato da più parti l’idea che, dietro alla nuova gestione della società, ci possa essere la famiglia dell’ex Premier.

Limitandoci alla questione tecnica, la nomina di Shevchenko si presta a più chiavi di lettura: lui conosce sicuramente bene il calcio italiano, la sua mentalità, i tifosi e la stampa. E’ uomo intelligente e sensibile. Ma il suo reale valore come allenatore in un campionato difficile come la serie A è tutto da scoprire, nonostante i discreti risultati ottenuti con la nazionale ucraina, portata ai quarti di finale nell’ultimo Europeo. I tifosi sono in bilico tra speranza e scetticismo, espresso in termini espliciti anche da un vecchio cuore rossoblù come Sebino Nela. 

Giornalista e scrittore, coltiva da sempre due grandi passioni: la letteratura e lo sport, che pratica a livello amatoriale applicandosi a diverse discipline. Collabora con case editrici e redazioni giornalistiche ed è opinionista sportivo nell’ambito dell’emittenza televisiva romana.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo "Ci vorrebbe un mondiale" – Ultra edizioni. Nel 2021, sempre con Ultra, ha pubblicato "Da Parigi a Londra. Storia e storie degli Europei di calcio".

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