Rivista al…Bar: il commento della Serie A di Paolo Valenti (diciassettesima giornata)
E’ un’Inter deflagrante quella che si appropria del primo posto in classifica dopo il 4-0 ottenuto col Cagliari. Il miglior attacco del campionato e la settima vittoria nelle ultime otto giornate riportano i nerazzurri in vetta con un’ulteriore prova di forza dopo quella effettuata sabato scorso all’Olimpico. Le balbuzie di inizio stagione sembrano ormai definitivamente superate: la squadra viaggia spedita grazie a un assetto che riesce ad equilibrare schemi, risorse e strategie. Nel giorno in cui a San Siro si celebra il ricordo di una delle menti più argute del calcio italiano, Peppino Prisco, il nero e l’azzurro sono i colori dominanti anche a Verona: l’avvocato avrebbe saputo sottolinearlo con una delle sue proverbiali battute. L’Atalanta passa al Bentegodi forse con un pizzico di buona sorte rivelatosi decisivo nel tiro del secondo gol, ma di certo non ruba una vittoria che la eleva al terzo posto davanti al malandato Napoli. Falcidiati dagli infortuni, gli azzurri si arrendono al sorprendente Empoli anche per via di due pali che gli negano almeno il pareggio. E’ tempo di stringere i denti per gli uomini di Spalletti, che a gennaio non potranno contare sui compagni impegnati nella Coppa d’Africa.
I percorsi di Milan e Juventus si impantanano tra i mormorii del Piave. I rossoneri a Udine riescono a riacciuffare solo nei minuti finali il pari grazie a un gesto che Ibrahimovic sembra aver mutuato dalle arti marziali. Le ruggini fisiche e mentali dell’eliminazione dalla Champions League possono aver influito sulla prestazione della squadra, che non è riuscita a tener testa a un’Udinese caricata a dovere dagli stimoli trasmessi dal nuovo tecnico Cioffi. Il gol di Beto comincia a dare risalto alle qualità di un attaccante potente e ugualmente agile, di quelli sempre più ricercati dagli allenatori per le loro caratteristiche polivalenti.
A Venezia la Juventus parte bene, rinfrancata dalla buona qualificazione ottenuta in Champions League. Ma dopo il gol di Morata, che sembrava preludere alla terza vittoria consecutiva in campionato, i bianconeri si sono gradualmente assopiti permettendo ai padroni di casa di prendere confidenza e metri di campo. Il pareggio di Aramu è il cesello col quale i ragazzi di Zanetti hanno firmato una prestazione coraggiosa che ha messo in evidenza i limiti soprattutto mentali della Juventus di questa stagione, sempre difficilmente interpretabile e dalle prospettive incerte.
E le romane? In attesa di conoscere il risultato a cui andrà incontro questa sera la squadra di Mourinho, la Lazio a Sassuolo subisce la sesta sconfitta stagionale, frutto di un match che, dopo il buon inizio, vede crescere la prestazione del Sassuolo come un’alta marea che alla fine sommerge i biancazzurri sotto le macerie di un gioco, quello atteso da Sarri, che ancora non si è visto. Al contrario di quello degli emiliani: ben strutturato, con una preferenza di sviluppo allargata sugli esterni, veloce, ammiccante verso i giocatori di buona tecnica, piacevole agli sguardi, leggero solo nell’opposizione alle ripartenze altrui. E’ auspicabile che l’anima italiana dei neroverdi (Scamacca, Raspadori e Frattesi) riesca a maturare bene sotto la guida di un tecnico di ottime idee come Dionisi per poter essere messa a rendita anche in nazionale, dove già Berardi da tempo ha trovato il modo di esprimersi.
Una nota a parte merita il derby di Genova, che anche venerdì si è presentato con quella faccia un po’ così, stropicciata dal vento e dalla salsedine, corrucciata dalle insoddisfazioni di troppi anni passati a rimuginare sulla grandezza di giorni passati sempre più remoti. Genoa e Samp si sono affrontate con lo sguardo diffidente e rabbioso di chi conosce la paura. Entrambe nei bassifondi della classifica, cercavano nella stracittadina una via di speranza per il prosieguo di una stagione avara. Si sono imposti i blucerchiati che, titolari di valori assoluti migliori, hanno trovato nelle vicende giudiziarie occorse al presidente Ferrero un incentivo supplementare per articolare un successo che già a mezz’ora dalla fine del match era fuori discussione. Poca cosa i rossoblù, presenti esclusivamente nelle incursioni di Pandev e nell’energia ritrovata di Destro, davvero pericolosi solo nel finale. La Samp fa suo un derby che la allontana dalle zone peggiori della classifica nelle quali rimane terribilmente impigliato il Genoa, congelato in una crisi di gioco e di risultati che l’avvento di Shevchenko, complice anche un calendario difficile, ha paradossalmente peggiorato. Nelle ultime cinque partite un punto all’attivo, un gol fatto e dieci subiti sono i numeri di una crisi che la nuova proprietà deve provare ad arginare con degli acquisti importanti nel mese di gennaio.