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Rivista al…Bar: il commento della Serie A a cura di Paolo Valenti (settima giornata)

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Rivista al…Bar: il commento della Serie A a cura di Paolo Valenti (settima giornata)

La settima è stata una giornata di imprese corsare per le prime tre della classifica. Colpisce, soprattutto, la vittoria a Bergamo del Milan, che decreta definitivamente, a beneficio dei pochi scettici rimasti, il peso di una squadra sulla quale, nonostante Giroud e Ibrahimovic, soffia il vento della gioventù. Calabria, autore del primo gol della partita, ne riassume le caratteristiche: capitano con venticinque anni appena da compiere, ha superato il confine del dubbio tra il prospetto del buon giocatore e l’uomo capace di rispondere sempre presente alle martellanti richieste del professionismo di vertice. In lui si riflette la maturazione di una squadra che, poste le basi sul carisma di Ibra e le idee di Pioli (anche lui consolidatosi nel ruolo di tecnico intelligente e flessibile), offre un rendimento sempre più convincente per la qualità del gioco espresso dai suoi interpreti. Anche se ieri, nell’ennesima bella partita proposta da questo campionato, l’Atalanta castra le sue ambizioni con due errori grossolani (Musso e Freuler) che pesano come un macigno sul risultato finale.

Il Napoli, nell’insidioso match di Firenze, trova ancora una volta le risorse per affermare una supremazia che fino ad oggi non ha conosciuto avversari capaci di opporvisi. In una squadra che riesce a trovare con sempre maggior frequenza le soluzioni adatte per esaltare le qualità devastanti di Osimhen, la profondità della rosa sembra essere un fattore distintivo (ieri in panchina sedevano, tra gli altri, Meret, Manolas, Demme, Politano e Mertens) nei confronti della concorrenza.

L’Inter ottiene la quinta vittoria nel torneo grazie alle prestazioni superlative di due vecchi marpioni, talvolta criticati ma in grado di essere ancora decisivi. Le parate di Handanovic e l’ennesimo gol di un immarcescibile Dzeko, capocannoniere insieme a Immobile, mettono le firme d’autore ad una vittoria che mantiene i nerazzurri nel terzetto di testa che traina un gruppo sempre più diluito col passare delle giornate.

Nel derby di Torino la Juventus è riuscita ad avere la meglio sulla squadra di Juric quasi allo scadere di un match sviluppato su forti toni agonistici soprattutto nel primo tempo, quando i granata hanno più volte costretto all’affanno gli avversari. Venute meno le energie, sono emersi i valori superiori degli uomini di Allegri, capaci nella ripresa di occupare gli spazi offensivi con più costanza e pericolosità fino all’affondo decisivo di Locatelli, giocatore sul quale si coagulano in questo momento gli equilibri di un gruppo alla ricerca di un’identità stabile.

Due lampi illuminano le parti meno nobili della classifica: la prima vittoria della Salernitana (i campani non ottenevano i tre punti in serie A dal 16 maggio 1999 quando all’Arechi sconfissero 2-1 il Vicenza) e il terzo gol della Sampdoria siglato da Candreva con un tiro dalla distanza di rara bellezza e micidiale potenza. Mentre il siparietto messo in piedi in diretta televisiva da Mourinho e Spalletti al termine delle rispettive gare è una perla di divertimento che regala un momento di gradevolissima dimensione ludica a uno sport che vede spesso i suoi protagonisti affogare in una seriosità dalle prospettive limitanti.

Giornalista e scrittore, coltiva da sempre due grandi passioni: la letteratura e lo sport, che pratica a livello amatoriale applicandosi a diverse discipline. Collabora con case editrici e redazioni giornalistiche ed è opinionista sportivo nell’ambito dell’emittenza televisiva romana.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo "Ci vorrebbe un mondiale" – Ultra edizioni. Nel 2021, sempre con Ultra, ha pubblicato "Da Parigi a Londra. Storia e storie degli Europei di calcio".

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