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River Plate e Boca Juniors nello stesso stadio, siete locos?
“Noi non abbiamo cugini”: è questa la scritta che riassume, secondo chi scrive, in maniera che più chiara non si può quello che viene descritto come “clima-derby”. Tra le stracittadine più famose (e violente) a livello mondiale non possiamo non citare quello della capitale argentina di Buenos Aires: River Plate-Boca Juniors, conosciuto da tutti come il “Superclasico”.
Già la prima edizione di tale match finì male. Nel 1913 infatti, durante il primo Superclasico della storia, la partita fu sospesa per rissa dopo appena 29 minuti.
Tutti noi , inoltre, abbiamo ancora ben impresso nella mente cosa è successo lo scorso dicembre quando, in questo match, non ci si giocava solo il semplice primato cittadino ma vi era in palio il trionfo nella mitica Copa Libertadores. Alla finale della Champions League sudamericana si erano infatti qualificati sia i “Los Millonarios” bianco-rossi sia gli “Xeneizes” giallo-blu.
Il match di ritorno fu soprannominato “la partita più lunga della storia”. Essa, in un primo tempo, si sarebbe dovuta giocare al Monumental di Buenos Aires, il mitico stadio del River.
Poche ore prima del match però, gli ultras del River (conosciuti con il soprannome di “barrabravas”) si erano resi protagonisti di durissimi scontri tanto che, i piani alti dello sport argentino, avevano deciso di rinviare la partita a data da destinarsi.
Tale rinvio, però, non aveva scoraggiato i violenti ultras che, anche nei giorni successivi, resero il clima intorno al match ancora più infuocato sotto numerosi punti di vista. Alla fine l’AFA (Asociación del Fútbol Argentino), il più importante organo calcistico del paese sudamericano, prese una decisione estrema: far disputare il match di ritorno allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid, la capitale della Spagna: un posto lontano dalla stessa Buenos Aires poco più di 10.000 km e quindi difficilmente raggiungibile dalla maggioranza dei violenti.
Tutto questo, però, non sembra aver insegnato molto ai vertici calcistici del paese. Pochi giorni fa, infatti, è arrivata una vera e propria “notizia bomba” dalle colonne del quotidiano spagnolo “Marca”: i due club di Buenos Aires, infatti, starebbero valutando la possibilità di costruire un solo impianto calcistico, che ospiterebbe le partite interne del Boca e del River .
Tale idea non sarebbe nata così a caso ma da una vera e propria questione reale. Infatti, i due stadi storici dei club: “El Monumental” per il River e “La Bombonera” per il Boca, necessiterebbero di urgenti lavori di ristrutturazione.
Il primo è ancora identico a quell’impianto che ospitò la finale dei campionati del mondo di Argentina 1978, vinti dalla squadra di casa di un paese che, al tempo, era sotto una dittatura militare.
Il secondo, invece, è chiuso tra le strade del quartiere la Boca della capitale argentina e, ad ogni partita, i biglietti risultano introvabili. Per tale ragione gli Xeneizes vorrebbero ampliarne la capienza.
La proposta di uno stadio in comune non arriva da una persona a casa ma dal dirigente del River, Rodolfo D’Onofrio. Egli ha chiamato in causa, durante un suo intervento ad una trasmissione televisiva cilena, niente meno che l’attuale presidente della Repubblica Argentina, Mauricio Macrì. Quest’ultimo, per chi non lo sapesse, è stato il presidente del Boca Juniors dal 1995 al 2012.
“Gli ho chiesto cosa ne pensasse e non mi ha detto no. Non so se i dirigenti del Boca però lo accetterebbero, lasciare la Boca potrebbe intaccare il loro senso di appartenenza”: queste le parole pronunciate dallo stesso D’Onofrio che hanno colto di sorpresa molte persone. I proponenti, però, sono stati subito tacciati come “locos” (termine che in italiano può essere tradotto come “pazzi”) dalla maggioranza dei supporter di entrambe le squadre.
Il locale quotidiano sportivo Olé ha fatto un sondaggio. Anche in questo caso i numeri parlano chiaro: su 60 mila partecipanti, il 79% si dice contrario.
Tutto questo perchè, come dice un famoso detto locale, “c’è un mondo di vivere da Boca e uno da River”. Essi infatti rappresentano due veri e propri mondi agli antipodi, che non si possono circoscrivere al solo ambito del calcio.
Le due tifoserie, inoltre, hanno trovato dei veri e propri soprannomi dispregiativi per descrivere i supporter dei loro cugini calcistici. I tifosi del Boca sono, infatti, chiamati “bosteros” (da bosta, lo sterco di cavallo, che ricopriva le strade del quartiere popolare della Boca); quelli del River, invece, sono conosciuti come “gallinas” ( parola che si traduce in italiano con “gallina” vista la maglia bianco-rossa di questi ultimi).
Poche ore dopo la proposta è arrivata una risposta, da parte del Boca, che ci sembra emblematica. “Dobbiamo risolvere il problema (del’ampliamento della Bombonera, ndr) ed è quello che stiamo facendo ma in nessun modo andremo a sacrificare la nostra identità condividendo l’impianto con un altro club” queste le parole di Christian Gribaudo, segretario generale del Boca.
Non si capisce quale siano le reali motivazioni che hanno spinto qualcuno solamente a pensare di proporre una cosa del genere. Secondo molti, dietro a tutto, vi sarebbe una semplice strategia di marketing o un’articolata mossa politica.
Insomma, ancora una volta, possiamo chiudere il pezzo citando la celebre frase del Manzoni: “Questo matrimonio non s’ha da fare”.
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