Raoul Bova e Chiara Francini: il “Due” che non convince

Inizia la lettura
2 mins read

Al di sotto delle aspettative. E’ questo il risultato dello spettacolo “Due” portato in scena dalla coppia artistica Raoul Bova e Chiara Francini, per la regia del bravo Luca Miniero. Un’opera, con solo due attori che fanno davvero fatica a reggere l’intero peso del palcoscenico da soli. Raoul Bova, a tratti impacciato nei panni dell’insegnante di ginnastica, e la saltellante Chiara Francini, eccessiva e forse troppo caricatura di se stessa, nei panni della donna isterica.

La commedia è l’indagine psicologica di una coppia alla vigilia del matrimonio. La scena è una stanza vuota dove, a una settimana dal matrimonio, Marco (Raoul Bova) alle prese con il montaggio di un letto matrimoniale, viene interrogato dalla sua fidanzata, Paola (Chiara Francini),assalita da mille dubbi circa il loro imminente futuro.

Ne esce un’opera dai tratti deboli, basata su filosofia spicciola, infarcita di dialoghi e troppi luoghi comuni, che tenta in tutti i modi di divertire senza riuscirci. I limiti dello spettacolo risultano subito evidenti: poca propensione all’empatia verso i protagonisti (attori prestati al teatro) che non riescono a mostrare la loro anima sul palco; troppe parolacce nel testo e personaggi eccessivamente stereotipati. Il tutto condito da una scarna scenografia.

Eppure l’idea del regista è notevole. Lo spettacolo Due, analizza infatti con ironia e un pizzico di malinconia, le molteplici differenze tra uomo e donna che diventano due microcosmi apparentemente lontani e distanti, dissonanze e assonanze di due universi paralleli. La visione della vita passata e del prossimo futuro viene proiettata sulla scena attraverso una determinata melodia. Le sagome illuminate, rappresentano invece il personaggio evocato al momento. Personaggio interpretato dagli stessi attori che diventano padroni assoluti del palcoscenico.

La morale della storia emerge attraverso aforismi, massime e citazioni filosofiche, ma la mancanza di gavetta teatrale dei due protagonisti si fa sentire. Il risultato non è eccellente, perché pesa troppo la mancanza di empatia, di trasporto. Un atto unico di un’ora e mezza che a tratti annoia e, purtroppo, alla fine non convince.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articoli recenti a cura di