Quanti interessi girano intorno allo stadio della Roma? Quanti sono gli scontri in atto? E quante le “partite” in ballo ancora tutte da giocare? Una certamente, tra le più delicate, è lo scontro che si sta consumando all’interno della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi. Arrivata, dopo neanche 8 mesi in Campidoglio, alla resa dei conti con il suo assessore all’Urbanistica Paolo Berdini.
Mentre si scrive, infatti, non c’è ancora chiarezza sul futuro dell’Assessore. Il quale infatti, ufficialmente sarebbe stato “congelato”. Dopo l’ennesima polemica (scoppiata dopo una conversazione con un giornalista de La Stampa in cui Berdini ha dato dell’impreparata alla sindaca, dicendosi inoltre convinto di una relazione tra lei e Romeo) che avrebbe spinto proprio Berdini a rassegnare le sue dimissioni che però alla fine la Raggi avrebbe almeno inizialmente respinto. Fino a quando, nella serata di mercoledì, sarebbe uscita invece la notizia di una Raggi “furiosa” con Berdini dopo aver ascoltato il contenuto del file audio contenente la registrazione della conversazione (pubblicata sul sito de La Stampa). A quel punto avrebbe detto a Beppe Grillo di non volere “più tra i piedi” l’Assessore. Che adesso rischia veramente di essere allontanato dalla Giunta. E se cosi fosse, l’avvicendamento di Berdini, avrebbe delle conseguenze anche nella partita tutt’ora in atto sullo stadio della Roma.
Perché Berdini, si è sempre mostrato scettico sul progetto di Tor di Valle. Arrivando a definirlo addirittura “uno scempio” del suolo cittadino. Senza mai nascondere le sue resistenze verso il progetto. A partire dalla scelta dell’area che per Berdini è sempre stata inadeguata (che infatti avrebbe voluto spostare il progetto altrove) e poi per via dell’ “ecomostro”: i 3 grattacieli del Business Park che secondo il progetto dovranno sorgere vicino allo stadio. E al momento, è proprio il Professore-assessore il maggior ostacolo per i proponenti. Anche e di più della stessa Virginia Raggi che insieme all’Assessore allo Sport Daniele Frongia (e un altro drappello di consiglieri tra i quali Marcello De Vito) sarebbe anche disposta a dire di si al progetto con una riduzione delle cubature. Al contrario di Berdini che invece continua ad insistere nella linea intransigente ribadendo di volere soltanto lo stadio. Senza le altre opere (Business Park compreso) che però restano necessarie per il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario. Giungendo persino a minacciare le dimissioni qualora il progetto che è oggi in Conferenza dei Servizi per l’ultima fase dell’iter autorizzativo, fosse stato approvato. Per questo che le parti, sullo stadio della Roma, sarebbero rimaste sempre distanti. Fino allo strappo avvenuto in seguito alla polemica dell’altro ieri. E alla fine, chissà che lo stadio non c’entri qualcosa nelle dimissioni dell’assessore.
Ma la grana Raggi-Berdini non sarebbe l’unica “partita” da giocarsi sul terreno del nuovo stadio. Ce ne sarebbe un’altra tutta economica. Che vedrebbe da una parte il costruttore Luca Parnasi, proprietario con la società Eurnova dei terreni di Tor di Valle sui quali dovrà sorgere lo stadio; e dall’altra Unicredit, il gruppo bancario attualmente il principale creditore ( ma non l’unico ci sono anche MPS e Aereal bank) del gruppo legato al costruttore romano. Verso la quale Parnasi è debitore per una cifra che Il Sole 24 Ore quantifica in 450 milioni. Come scrive il quotidiano della Confindustria, Unicredit ha già “salvato” Parnasi tra il 2013 e il 2015 e adesso punta al rientro dall’esposizione debitoria anche grazie alla valorizzazione degli asset (6 società ex di Parsitalia) confluiti nella società veicolo Capital Dev. E sempre secondo Il Sole, dalle parti di piazza Cordusio starebbero pensando di entrare direttamente nella partita dello stadio finanziando una parte del progetto. “Fare lo stadio” potrebbe consentire alla banca guidata da Mustier di “capitalizzare” al meglio l’esposizione verso il gruppo Parnasi. Per il quale invece, il progetto stadio rischia di diventare un vero e proprio spartiacque tra la vita e la morte (finanziaria). Sono in molti a pensare infatti che se lo stadio andasse a monte, Parnasi potrebbe finire a gambe per l’aria.