Quella sera al Gallia di Milano, la «prima» dello snooker in italia (quinta parte): un duello in punta di stecca
All’EXCELSIOR HOTEL GALLIA, di Milano, siamo giunti al CLOU del torneo. L’attesa FINALE inizia alle 20, sotto la direzione dell’arbitro inglese, Martin Webb, naturalmente in GUANTI BIANCHI per dare quel tocco di classe in più ad un evento trasmesso eccezionalmente in tivù, da TMC. Davis e Griffiths si sono già affrontati per il titolo mondiale alcuni mesi prima, al Crucible di Sheffield. Nell’occasione è stato il favorito Davis ad imporsi per 18-11, andando a vincere il suo quinto titolo iridato. Non un’impresa facile, comunque, visto che il gallese gli è rimasto incollato fino all’ 8-8, obbligandolo a dare veramente il meglio nella seconda parte del match, per portare a casa l’enne-simo titolo. Griffiths ha vinto un solo Mondiale, nel 1979, causando una grossa sorpresa per essere passato da poco al professionismo, a 31 anni, dopo una bella carriera da dilettante, supportata peraltro dai più svariati lavori per tirare avanti dignitosamente una famiglia. Aveva fatto proprio di tutto il NOSTRO, dal postino, al conducente d’autobus, all’assicuratore prima del grande SALTO, nel 1978, a ruota dell’ultimo trionfo mondiale – il sesto – del suo connazionale, nonchè ispiratore Ray Reardon, considerato IL PADRE della scuola gallese. Buon per lui, Griffiths ha avuto un inizio folgorante tra i PRO, raggiungendo grandi traguardi nel periodo dal’79 al l’82, per diventare il primo giocatore a completare la TRIPLICE CORONA in carriera, anche se nessuno sembra ricordarsene.
Classe 1947, adesso è un «over 40» e rende un vantaggio di 10 anni al rivale che, sotto l’ala dell’immarcescibile Barry Hearn, ha avuto il privilegio di giocare praticamente da sempre come professionista, andando a vincere il primo Mondiale a soli 23 anni, nel 1981, contro un altro famoso gallese, Doug Mountjoy, vincitore di un Masters di Londra e di due campionati del Regno Unito. A proposito, ma che squadrone poteva avere il Galles all’epoca? Disponeva sicuramente del miglior TRIO al mondo, ma Davis non ha impiegato molto a metterli giù tutti, come BIRILLI.
A Milano, Griffiths parte sfavorito con Davis anche perchè accusa un pesante passivo nei TESTA A TESTA – 34 sconfitte contro 14 vittorie, a fine carriera – ma può consolarsi perchè agli altri BIG degli anni ottanta non è che sia andata tanto meglio. «Uragano» Higgins si è dissolto sotto un impietoso 25-5, mentre per Thornburn si è trattato di un pesante 17-7. Taylor, da parte sua, ha subito un devastante 28-8, mentre White ha potuto consolarsi un «accettabile» 41-20. Come dire che Davis, prima dell’avvento di Hendry, è stato capace di ergersi della TESTA E DELLE SPALLE su tutti gli avversari. Si può parlare di un dominio assoluto e forse anche per questo, hanno fatto notizia soprattutto le sue sconfitte, come quelle in finale al Mondiale ’85 con Taylor e ’86 con Johnson. Dal canto suo anche Griffiths poteva vantarsi di averlo battuto in una finale: il Lada Classic del 1982. Davis aveva appena realizzato, contro Spencer, il primo 147 televisivo della storia della specialità, ma in finale era stato il gallese, di Lianelli, a siglare una favolosa rimonta da 8-3 per imporsi 9-8, sull’ultima nera. «Quella finale la reputo – ricorda Griffiths – uno dei miei CAPOLAVORI in assoluto. Davis veniva da un periodo di 18 mesi di imbattibilità in tivù e, dunque, riuscire a batterlo sul filo di lana è stato davvero speciale. La nera conclusiva era sullo SPOT, ma la battente si trovava fuori posizione, sotto sponda lunga, per un’imbucata di 3/4 palla. Un tiro di grande pressione che è stato, forse, il mio miglior colpo in carriera!». In sintesi è l’ennesima dimostrazione che quando si arriva alla roulette russa del DECIDER tutto può succedere sul panno verde, anche se si hanno davanti MITI INTOCCABILI come Davis, Hendry, o O’Sullivan. Il problema vero, però, è riuscire a portarli a quel punto e allora, come ha dimostrato Griffiths, bisogna arrampicarsi sugli specchi per far sì che l’impossibile possa ancora accadere. Comunque NON E’ DETTO, perchè può anche succedere che sia proprio il DESTINO a decidere di darti una mano, quando meno te l’aspetti…
Che tipo di finale ci si può aspettare dal Gallia? Data la distanza del match, le caratteristiche di Davis e Griffiths e le loro forti motivazioni, questa sorta di RIVINCITA MONDIALE potrebbe anche concludersi AL LIMITE delle 9 partite. I due, in fondo, si assomigliano dal punto di vista tecnico, anche se l’inglese è sicuramente più rapido al tavolo e quando trova l’abbrivio è capace di bruciare un CENTONE in 5 minuti, andando alla media di 10-12 secondi a tiro! Comunque sia, si tratta di giocatori di grande completezza, in grado di eccellere in attacco come in difesa. La steccata è da libro di testo e le scelte di tiro, impeccabili. Due giocatori freddi, lucidi, che sanno sempre dove andare a parare e hanno una visione classica del gioco. Si può scommettere che ci saranno lunghi scambi difensivi in avvio del frame. Chi riuscirà a prendere l’iniziativa è probabile che possa realizzare qualche buon break di 40, o 50 punti, lavorando di fino sul PACK con delicate APERTURE SELETTIVE. Si può stare certi, comunque, che al profilarsi delle prime difficoltà, batterà velocemente in ritirata per preparare le condizioni favorevoli ad una nuova azione offensiva. Quando ci proverà, sarà forse ancor più prudente, perchè non ha senso aver lavorato tanto per rischiare, poi, di compromettere tutto con qualche scelta di tiro avventata. Siamo ancora lontani dal POWER SNOOKER di un Trump, o di un Ronnie, dove l’obiettivo è chiudere di prepotenza il FRAME alla prima, o alla seconda VISITA. Però si è già in fase di transizione verso un gioco più dinamico e questo proprio grazie all’avvento di Davis, che si dice abbia alzato l’asticella di una PALLA NERA, pari a un 10% di RESA in un frame che si vince mediamente attorno a quota 70. Il fuoriclasse inglese ha incrementato ulteriormente il suo VOLUME DI FUOCO proprio in tempi recenti, diventando uno dei primi ad adeguarsi ad un nuovo modello di stecca, più potente e funzionale, il cosiddetto MODELLO 3/4 (N.D.A: con la giuntura portata sensibilmente verso il CALCIO), lanciato sul mercato da «Uragano» Higgins e Jimmy White, col mancino a farne uso almeno dal Mondiale 84. Davis ha colto al volo il messaggio e non ha voluto restare indietro, immergendosi in una complessa operazione di trasformazione della sua vecchia stecca in pezzo unico, con puntale in frassino, del peso di circa 470 grammi, che ha affidato al lavoro certosino di un nuovo CUEMAKER che si sta affacciando alla ribalta. Vi dice niente il nome di John Parris, che oggi, a tanti anni di distanza, è il NUMERO UNO del settore e può vantare tra i suoi clienti molti dei migliori giocatori al mondo, incluso un certo RONNIE? Un Parris che non è mai stato così sotto pressione in carriera come allora, perchè si è trovato a giocarsi la reputazione, avendo tra le mani l’attrezzo con cui Davis aveva vinto la bellezza di 4 titoli mondiali. Alla fine è stato un parto molto laborioso, ma di grande soddisfazione perchè è venuto alla luce un formidabile MODELLO 3/4, destinato ad assicurare ancora lunga vita al RE. Una «mazza» da 530 grammi, lunga 146 cm, puntale da 10mm, con la quale Davis, dopo un breve periodo di adattamento, sarebbe andato a siglare la triplice corona in UNA SOLA stagione (n.d.a.: impresa eguagliata, in seguito, solo da Hendry e Williams) per realizzare di lì a poco, in competizione ufficiale, un record di 3 centoni consecutivi, tra l’altro conclusi a ritmi vertiginosi, nella finale dell’INTERNATIONAL vinta con White per 12-6. Siamo nel settembre del 1988 e al torneo del GALLIA mancano appena tre mesi.
Parlando di stecche, impossibile per il sottoscritto sottrarsi ad un ricordo personale, perchè all’epoca le METALLICHE italiane, la DI RI PLAST in particolare, stavano avviando interessanti contatti con il mondo dello SNOOKER e del POOL, a seguito di validi risultati ottenuti nel campo della CARAMBOLA, in particolare con i successi internazionali del nostro grande Marco Zanetti, nella specialità delle 3 SPONDE. Assieme a Walter Cabianca, che pubblicizzava le sue stecche anche su Snooker Scene, la rivista trainante del settore, siamo stati spesso all’estero e, finalmente, ecco arrivare il contatto diretto con Davis in occasione di un’importante fiera del settore, a Nashville, negli USA. Il campione inglese si è dimostrato molto disponibile sul piano personale, ma ci ha fatto capire che anche se era disposto a fare quello che definiva ENDORSEMENT, cioè posare per foto pubblicitarie con relative SCRITTE promozionali, non si sarebbe mai avventurato a giocare con la stecca in questione, perchè non esisteva PREZZO che potesse compensare il rischio insito nell’operazione. Con il senno di poi, c’è da credere che peggio non potevamo proprio capitare, perchè in quel momento Davis era praticamente imbattibile e non poteva certo rischiare di mettersi in discussione, proprio quando aveva trovato la stecca dei suoi SOGNI. Un presagio sfavorevole per le METALLICHE e le TECNOLOGICHE in generale, visto che a distanza di oltre 30 anni lo snooker resta ancora completamente legato al LEGNO.
Steve Davis gioca con una stecca decisamente appesantita, quando il peso medio per i BIG della specialità si aggira attorno ai 490 grammi. Nello SNOOKER le vere eccezioni sono rappresentate da una parte da White, giocatore di grande braccio, che si attesta sui 540 grammi e dall’altra da Griffiths, giocatore di tocco, che ha in mano un’autentica PIUMA da 425 grammi, in pezzo unico, con puntale in acero e una stagionatura di quasi un secolo! Viene da chiedersi, a questo punto, come il gallese potesse colmare quel GAP di oltre 100 grammi in termini di POTENZA, visto che lo snooker è sicuramente un gioco di tocco, ma richiede spesso anche esecuzioni prepotenti, di PURO BRACCIO, come quando ci si vede costretti a cercare un retrò a tutto biliardo, magari su un panno pesante, da club, nel corso di un’esibizione. Allora si può pensare che Griffiths, con la sua tecnica raffinata e una steccata senza pecche, abbia potuto supplire con una maggior velocità di esecuzione a quanto poteva fargli difetto in termini di peso dell’attrezzo. Un po’ come nel BASEBALL, dove par-tendo da un peso medio della MAZZA ricavabile dalla pratica di gioco, si ritiene che un attrezzo relativamente più leggero possa aiutare ad imprimere una MAGGIOR POTENZA, a parità, ovviamente, di materiale impiegato. Adesso, senza rischiare di addentrarci troppo in un terreno minato, bisogna pensare che Griffiths, allievo di Frank Callan, sa bene il fatto suo e, non a caso, viene considerato con Davis il più grande studioso, tra i PRO, in fatto di IMPOSTAZIONE e di STECCATA, proprio per come ha saputo entrare in profondità in tutte le minuzie delle varie fasi del TIRO. Nel tempo è diventato anche uno dei coach più famosi al mondo., inizialmente per gli aspetti tecnici del gioco e, in una seconda fase, anche per quelli MENTALI che, in una specialità ormai studiata nei minimi dettagli come è oggi lo snooker sono quelli che, ad un certo livello, fanno la VERA DIFFERENZA al tavolo.