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Quella sera al Gallia di Milano, la “prima” dello Snooker in Italia: la lunga marcia del “generale” Hearn

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Se nell’immaginario del popolo del biliardo si cercasse di individuare il punto di partenza dello snooker in Italia, è scontato che si arriverebbe a quel famoso torneo disputato tanti anni fa al Gallia di Milano, con la partecipazione di Steve Davis, allora indiscusso numero uno della specialità, nell’ambito del Norwich Union Grand Prix della stagione 88-89, un mini circuito che ha rappresentato il primo tentativo «mirato» di espansione dello snooker in Europa continentale. Correvano i favolosi anni ottanta, il periodo di maggior splendore del biliardo nelle Isole britanniche, quando il classico gioco con le 21 bilie colorate faceva registrare sul piccolo schermo indici di ascolto e di gradimento addirittura superiori al calcio. Dal punto di vista commerciale le cose non potevano andar meglio, ma come spesso succede ecco arrivare il solito INCONTENTABILE  che è pronto a rischiare per avere di più. Si tratta di Barry Hearn, l’impresario londinese che partendo dal fortunato management di Steve Davis, arriva a mettere assieme uno squadrone – la Matchroom – con il quale è pronto a lanciarsi alla conquista di nuovi mercati da allineare a  quelli più tradizionali delle ex-colonie britanniche, come possono essere Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Canada, India, Hong Kong e Malta, giusto per citare quei paesi che nel tempo hanno saputo esprimere una scuola di biliardo con caratteristiche autonome, ben definite. Hearn è abituato a pensare in grande e da subito appare destinato a seguire le orme di altri famosi impresari, che col loro fiuto degli affari hanno dato grande impulso al mondo dello sport, nel secolo scorso. Gente come Abe Saperstein, che ha lanciato i favolosi Harlem Globetrotters ambasciatori del basket-spettacolo in ogni  angolo del mondo. Poi è arrivato Jack Kramer con la troupe che da lui ha preso il nome, a portare in ogni dove l’immagine del grande tennis grazie ad autentici artisti della racchetta come Gonzales, Hoad, Laver e Rosewall. Ma adesso, baciati in fronte dal successo sul piccolo schermo, ecco che arrivano gli assi della stecca a PRENDERSI LA SCENA. Rispetto a Saperstein e Kramer, il «Boss di Romford» è svantaggiato dal fatto che lo snooker non è uno sport globale, però Hearn ha la fortuna di vivere in un’epoca in cui sport e televisione vanno a braccetto e lui, di questo connubio saprà avvalersene forse come nessun altro, gettando le basi di un impero di cui entreranno a far parte anche il pool e poi boxe, golf, bowling, ping-pong, freccette e persino la pesca sportiva, giusto per non lasciare nulla di intentato, e pure questa in versione televisiva, ovviamente.

Per quanto successo abbia avuto in tutte le sue iniziative, IL BOSS è comunque consapevole che le ossa se l’è fatte con lo snooker, che resta sempre il suo primo amore. Hearn questo non lo scorderà mai. Qualche flop c’è stato ogni tanto in giro per il mondo, come è normale che sia, ma ci sono state davvero tante soddisfazioni come quella di arrivare in Brasile, territorio biliardisticamente inaffidabile, e trovarsi a fare un boom di ascolti in tv per un’inedita sfida tra Steve Davis e l’idolo locale Rui «Chapeau». Il gioco è il SINUCA, ovvero la variante dello snooker che va per la maggiore in Brasile. Sul tavolo c’è solo una bilia rossa, mentre i colori, piazzati normalmente sui loro spot, devono essere imbucati due volte nel corso della serie finale. I biliardi sono più piccoli del normale – 5 piedi per 10 – mentre le buche risultano particolarmente ostiche, soprattutto nei tiri lungo sponda. Non un problema particolare per Davis, che con soli due giorni di preparazione riesce a battere il MAGO del SINUCA, guadagnandosi l’appellativo di «Pelè del biliardo».  Ma non finisce qui, perché ne nasce una cavalleresca RIVALITA’ e i due si ritroveranno periodicamente per una serie di sfide non solo individuali, ma anche a coppie con l’inserimento di Tony Meo e del numero due paulista Roberto Carlos. Ne verrà  fuori un’inedita sfida Brasile-Inghilterra che manderà in delirio la tifoseria locale, favorendo una crescita a livello esponenziale del gioco nel paese.

Ad avvantaggiarsene, anche economicamente, è il simpatico «Chapeau» – al secolo Rui Mattes De Amorim – che diventa il primo vero professionista del biliardo in Brasile. Il popolare giocatore paulista, allora 46enne, avrà uno spazio tutto suo per anni, la domenica pomeriggio, in un importante network nazionale, la TV BAND, all’interno di un seguitissimo contenitore sportivo intitolato SHOW DO ESPORTE. A condurre il programma in studio, un grande giornalista, nonchè formidabile commentatore di vari sport come Luciano Do Valle. Ammalato di «sinuchite», Do Valle sara’ il mentore di Rui «Chapeau» e il patron del biliardo in tivù. A Rui spetta il compito di intrattenere il pubblico con  sfide, tiri di esibizione, pillole di tecnica e ospiti da coinvolgere nello show. Una grande giostra che andrà avanti ininterrottamente dal 1984 al 1992, quando il SINUCA uscirà dal suo momento magico per rientrare un po’ alla volta negli argini della piatta normalità.

Un tentativo di rilancio verrà fatto a circa 20 anni di distanza col Brazil Masters 2011, torneo ad inviti trasmesso da Eurosport, tra l’altro, che saluta senza troppi entusiasmi il successo di Murphy, ottenuto in una finale a senso unico contro lo scozzese Dott. I vecchi amici, Davis e Rui «Chapeau», tornano a fraternizzare ricordando i bei tempi passati, ma è chiaro che certi entusiasmi, legati ad un’epoca forse irripetibile, non sono facili da rigenerare. In effetti, da allora il SINUCA non ha più avuto sussulti particolari ed è tornato a far parlare di sè, proprio recentemente, solo per la scomparsa di Rui (1940-2020), cui il campionissimo inglese ha voluto rendere omaggio ricordando l’impegno che ha dovuto profondere in quelle sfide, per poterne uscire vincitore, alla fine. Per gli amanti delle statistiche gli scontri sono stati ben 6, tutti al sinuca, tra il 1986 e 87. «Con Davis – ricordava il brasiliano – abbiamo giocato più volte e alla fine mi ritrovo ad avere più perso che vinto. Però l’ho battuto due volte e in una di queste occasioni, con un secco 6-1.» Un bel risultato, niente da dire, contro un avversario IRRIDUCIBILE come il pluricampione mondiale, inglese. Uno che fino all’ultimo non poteva mai dirsi battuto, però QUELLA VOLTA anche lui ha dovuto chinare il capo. A Rui, ad onor del vero, in precedenza era successo anche di peggio.

Dal Brasil Masters 2011 il SINUCA non ha più avuto grossi riscontri, anche se Rui è il suo erede naturale, il massiccio Igor Figueredo, hanno sempre sperato che il vento potesse ancora  cambiare, magari con l’entrata in scena di una nuova TV BAND e di un altro mentore del biliardo, visto che Luciano Do Valle (1947-2014) aveva già tolto il disturbo, per restare in attesa dell’amico Rui che l’avrebbe raggiunto in cielo nel febbraio di quest’anno. Fino all’ultimo, comunque, il popolare «Chapeau» è rimasto un’ICONA dello sport nel suo paese. Un personaggio simpatico, alla mano, che richiama in qualche modo alla memoria il nostro Marcello Lotti, anche lui, soggetto COLORITO, ma in versione OPPOSTA rispetto al paulista, se così si può dire. In effetti se il nostro era per tutti «Lo Scuro», l’altro lo si sarebbe potuto definire l’UOMO IN BIANCO, per come era solito presentarsi in pubblico, vestito sempre in modo IMMACOLATO, dalla testa ai piedi. Mitico il CAPPELLO BIANCO, il CHAPEAU, dal quale gli è venuto il soprannome che l’avrebbe reso immediatamente riconoscibile in tutte le occasioni. Quel cappello che aveva promesso di togliersi in pubblico, quando fosse arrivato il momento della  prima sconfitta in TV. Certo non è stato un disonore, alla fine, che sia accaduto contro il campione del mondo dello SNOOKER «ORTODOSSO» anche se, come si può immaginare, sotto-sotto c’era un’incipiente calvizie da nascondere. Un segreto che il buon Rui avrebbe voluto tenere per sè, ma se mai ci fosse stato uno cui fare doverosamente TANTO DI «CHAPEAU», allora  quello non poteva essere che il mitico Steve Davis. E così è stato, alla fine, come DA COPIONE .

Dopo i successi in Brasile, Barry Hearn si fa ancora più intraprendente e in Asia, in particolare, dà inizio ad una grossa semina destinata a dare abbondanti raccolti nel breve, medio termine. Sarà così in territori nuovi allo snooker-spettacolo come gli Emirati Arabi, Malaysia, Singapore e soprattutto Thailandia e Cina, paesi destinati a fare presto da traino alla crescita di tutto il movimento nel continente. Purtroppo in Giappone si deve registrare un bel flop sin dall’inizio, col torneo di Tokyo. Un fatto abbastanza sorprendente se si considera che questa è una terra di grandi tradizioni, sia sui tavoli con le buche, sia senza. Chissà, può essere che i giapponesi, proprio per il loro TRADIZIONALISMO proverbiale, non abbiano voluto farsi «contaminare» ulteriormente dagli anglosassoni. Basta e avanza quello che avevano dovuto subire a seguito della disfatta della seconda guerra mondiale. E’ certo che della cultura americana dei fast-food,  del baseball, bowling, pool e tutto il resto dovevano averne abbastanza. Ma adesso BASTA! Si può capire, allora, che i SAMURAI della carambola e del pool in qualche modo abbiano fatto fronte comune per bloccare gli invasori inglesi dello snooker. Almeno quelli, se è possibile. Pare che l’unico  a non rammaricarsene più di tanto sia  stato  l’occhialuto nord-irlandese Dennis Taylor, già campione del mondo del 1985, che è risultato vincitore di quel torneo, a Tokyo. Si racconta in proposito che Taylor, da quel gran burlone che è, non abbia  perso occasione  di vantarsi che, nel paese del Sol Levante, nessuno è più  riuscito a batterlo da allora.

Nella vecchia Europa, intanto, succede un fatto alquanto strano. Il «Generale» Hearn, che nella sua testa culla da sempre l’idea di andare prima o poi alla conquista dell’America, valuta che i tempi sono maturi per sondarne il mercato del biliardo a stelle e strisce. Ma lo fa, per così dire, DI CARAMBOLA, dalle Alpi Svizzere dove, con l’appoggio degli italiani – guarda un po’ – mette in piedi una spettacolare COMBINATA di snooker-pool, che ha come protagonisti il solito Steve Davis e il grande Steve Mizerak, icona americana del pool. Una scelta ben ponderata quella che cade sul mancino del New Jersey, famoso non solo per le mirabolanti vittorie in carriera, ma anche per essere stato scelto, a suo tempo, come protagonista di un famoso SPOT PUBBLICITARIO, che ha contribuito a fare di lui un PERSONAGGIO conosciutissimo negli States .

Un personaggio a TUTTO TONDO questo Mizerak, anche per l’aspetto ormai, con quel fisico OVERSIZE che ha dovuto portarsi faticosamente dietro dagli inizi degli anni ottanta, anche a seguito delle troppe bevute di MILLER LITE – la birra della pubblicità – per quei TRICK SHOTS che «stranamente» non gli  riuscivano mai al primo colpo … Ma non è tutto perchè una bella fetta di notorietà gli è venuta anche dalla partecipazione al film IL COLORE DEI SOLDI, con Tom Cruise e Paul Newman. Una pellicola nella quale ha avuto, tra l’altro, il ruolo di CONSULENTE TECNICO  per le scene girate sul biliardo. Del grande mancino americano dal tocco vellutato, si può dire che sia stato davvero un BIG, come ben dimostrato dai 3 titoli mondiali vinti in carriera, unitamente ai 4 US OPEN consecutivi che lo hanno lanciato tra le SUPERSTAR del pool, agli inizi degli anni ‘ 70 .

Se sul tavolo da pool il mancino dal TOCCO VELLUTATO sente di potersela giocare ancora con tutti, o quasi, su quello da snooker, invece, si vede decisamente impacciato, adesso in particolare che deve misurarsi con un avversario più giovane e decisamente più prestante sotto il profilo della condizione fisica. Un Davis trentenne, al top della carriera, che ostenta grande sicurezza e mette in mostra un fisico DA TORERO, assolutamente invidiabile in particolare sul tavolo da snooker. Mizerak gli rende 13 anni e molto di più in fatto di chili. Sa perfettamente che nell’ arena il RUOLO DEL TORO non glielo può togliere nessuno, però se CORNA devono essere, naturalmente in senso sportivo, allora è bene che siano lunghe e ben acuminate, perchè l’assegno in palio, da 80.000 dollari, lo vuole assolutamente portare a casa. Cifre del genere non sono moneta corrente nel pool e allora bisogna approfittarne. Poi l’americano, da quel giocatore esperto che è, ha già capito che il FORMAT «butta» un po’ a favore del POOL, visto che la trasmissione è rivolta soprattutto al mercato americano. Ma  non bastasse, Mizerak può sempre affidarsi alle memorie positive che gli vengono dall’aver già vinto una sfida del genere, negli anni settanta, contro il tre volte campione del mondo di snooker, John Spencer.

E’ così che nel 1987, in un lussuoso albergo di St. Moritz, in Svizzera, va in scerna il FIAT CHALLENGE, con la sponsorizzazione della famosa CASA torinese interessata, all’epoca, a rafforzare la propria immagine sul mercato americano. Un evento organizzato in grande stile, in cui l’edizione inaugurale – delle tre disputate consecutivamente – è appannaggio proprio del campione americano che non avrà, certo, il «physique du role» e neppure  una steccata impeccabile, ma è centratissimo e imbuca da tutte le posizioni, mettendo costantemente sotto pressione il grande rivale. L’americano inizia bene al suo gioco, imponendosi per 2-1 nel POOL CONTINUO, con set disputati sulla distanza dei 75 punti. L’inglese, come da pronostico, gli rende la pariglia nello snooker con un bel 4-1 (frame). A questo punto, con i due giocatori sul piano di parità, si va allo spareggio al meglio dei cinque set, nella specialità del palla 9. E’ risaputo che in questo gioco Davis può far valere appieno la sua tecnica esecutiva e le grandi qualità di colpitore, ma alla fine sarà Mizerak a sfruttare la maggior esperienza sul tavolo da pool, trovando il colpo d’ala che lo porterà dritto al titolo, con il punteggio di 3-1.

In attesa dei riscontri televisivi che per lo SNOOKER, in America, purtroppo non arriveranno mai, il «Generale» Hearn, ben supportato dallo STATO MAGGIORE della WPBSA, ritiene che sia arrivato il momento di conquistare alla causa dello snooker anche l’Europa continentale. I tempi sembrano maturi a giudicare dall’EFFETTO DOMINO che il successo dello snooker nel Regno Unito sta generando a livello televisivo, un po’ per tutte le specialità, in paesi come Francia, Belgio, Olanda, Germania e Italia. In particolare, nel nostro paese, la RAI si sta muovendo con interesse verso il gioco nazionale dei 5 BIRILLI, offrendo una bella copertura del Mondiale di MILANO 87, evento che ha avuto formidabili riscontri sul piano mediatico, portando il biliardo in prima pagina sui giornali. Un interesse condiviso anche da TMC, altro grande network nazionale, che dimostra interesse non solo per i 5 BIRILLI , ma anche per la CARAMBOLA 3 SPONDE, seguendone i tornei della World Cup, nonchè per lo SNOOKER, di cui è prossima ad acquisire I DIRITTI per l’Italia.

(fine prima parte)

 

 

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