Una piccola storia ignobile
Il ragazzo, senegalese, quando prende palla è difficile fermarlo; sin dal primo tempo si alternano, gli avversari, nel tentare di commettere fallo ai suoi danni. Tentare, perché non sempre riescono a prenderlo. Per ogni volta che va giù, o che accenna una protesta nei confronti dell’arbitro, partono dagli spalti dello stadietto una serie di “buuu”. Inequivocabili. Sono i genitori degli avversari. Quelli che poi vanno a parlare con i professori dei figli senza ascoltare ciò che viene detto loro; che fanno la morale a questo o a quello durante i discorsi al bar; che non sono andati a votare perché tanto – Sò tutti uguali… -.
Siamo nella zona dei Castelli Romani, più o meno dalle parti di Marino, più o meno qualche sabato fa. Una partita tra under 17, una di quelle con i papà che cercano di sovrastare i consigli degli allenatori dall’alto delle loro competenze tattiche; con le mamme che non sembrano stare guardando uno sport di squadra, ma l’esibizione in singolo del loro cucciolo, che sarebbe il migliore se gli passassero la palla.
– La squadra ideale è una squadra di orfanelli – diceva Aldo Agroppi.
Il ragazzo senegalese ha un modo di giocare esuberante, anche plateale. A qualcuno potrebbe far pensare a Balotelli; a qualcun altro, anche tra quelli che non fanno buu quando prende palla, forse viene da pensare che così facendo provoca ed è per quello che viene preso di mira. E chi lo pensa non si rende conto di ragionare come quelli che trovano in un abbigliamento succinto l’attenuante per una molestia sessuale. O forse, semplicemente, pensano entrambe le cose.
Non c’è traccia dei riflettori sul viso indignato di Koulibaly, non c’è nemmeno lui e soprattutto non ci sarebbero quelli che appoggiano le sue rivendicazioni sacrosante. Non ci sono, anzi; perché i genitori degli avversari, qualche papà in particolare, continuano a vomitare tutte quelle u, mentre i genitori dei compagni di squadra del ragazzo nero tacciono, come se non avessero orecchie o come se, in fondo, la cosa non li riguardasse e comunque è meglio far finta di niente. Impassibile, l’arbitro pensa solo a fischiare ciò che deve, ignorando ciò che sente. Solo qualche compagno del senegalese invita quest’ultimo a non farci caso, a giocare e basta. Se un giorno diventerà importante come Koulibaly, allora potrà far vedere la sua rabbia, la sua indignazione. Ma ora no, meglio lasciar perdere, mentre più di un cinquantenne continua a ululare contro un adolescente nero colpevole di essere più bravo del figlio.