Ci ho messo qualche giorno prima di mettermi a scrivere qualcosa su questa storia. Forse perché mi sento vicino a questo ragazzo più di quanto possiate immaginare.
Il protagonista di quanto vi sto per raccontare si chiama Philipp Wunn, calciatore diciannovenne che gioca nella quarta serie tedesca. Apparentemente un ragazzo come tanti di quell’età, capello leccato, abbigliamento fighetto, insomma potrebbe rispecchiare con una certa tranquillità lo stereotipo del giovane calciatore rampante. Questo poteva essere valido se non si fosse appreso del suo gran rifiuto a una serie di offerte che nessun altro, al suo posto, avrebbe rifiutato. Infatti a cercarlo erano il Lipsia, club rivelazione in Bundesliga e l’Aston Villa, storica squadra della Premier League inglese.
Per chi ha minimamente seguito qualcosa di cui mi sono occupato in questo spazio e di cui mi occupo abitualmente anche su altri canali social, avrà pensato che questa era una storia perfetta per quello che chiamo l’Effetto Vardy, cioè l’emersione di calciatori provenienti dal dilettantismo. Insomma una situazione che qui in Italia abbiamo vissuto con Pavoletti, con Lasagna, con i vari Hubner, Riganò, Zampagna, Torricelli. Già era pronto il titolo: “Ecco il nuovo Jamie Vardy che viene dalla fredda Germania”. Era tutto troppo semplice per Philipp, che ha deciso di seguire un’altra strada, quella del cuore.
Infatti, Philipp, ha deciso di rimanere a giocare a Saarbrücken, città dove risiedono i suoi nonni. Per lui i nonni sono dei veri e propri genitori perché la sfortuna ha voluto che Philipp, quanto aveva appena 8 anni, perdesse la mamma per un cancro ai polmoni. Ma il destino è sembrato accanirsi contro di lui, che poco dopo ha perso anche il papà.
Qualche tempo fa ho letto questa frase: “I nonni ti vedono crescere, sapendo che ti lasceranno prima degli altri. Forse é per questo che ti amano piú di tutti.” Chi ha avuto la fortuna e il privilegio di vivere appieno il rapporto con i propri nonni sa benissimo che il vuoto che lasciano è difficile da colmare. Quel senso di protezione, quella dolcezza che i nonni trasmettono e quel loro preferire il ruolo di complici a quello di rigidi educatori, li rende speciali e li lascia per sempre nel cuore.
A pensarci bene la scelta di Philipp non è stata poi così folle perché la lontananza dai suoi nonni, il rimorso per non poter restituire loro, che magari proprio adesso ne avrebbero bisogno, quel senso di protezione e sostegno che da sempre gli hanno donato, probabilmente avrebbe condizionato negativamente lo svolgimento della sua carriera. Se proviamo a dare un’altra lettura alla decisione di Philipp, è stata la migliore scelta che potesse fare per il proprio avvenire calcistico. Continuerà a giocare nel Saarbrücken, cercando di fare il meglio possibile e di ritagliarsi il suo spazio in prima squadra. Chissà, magari proprio grazie ai suoi gol, i tifosi del Saarbrücken potranno un giorno gioire per una promozione nel professionismo, con Philipp a fare la parte del profeta in patria. Quella che sarebbe stata una storia, già di per se romantica, di un talento che veniva scoperto nelle categorie minori, può diventare molto di più. Può essere un insegnamento verso valori di reale sportività e umanità, perché lo sport è senza dubbio la microrappresentazione della vita, dei suoi drammi ma anche dei suoi momenti di gioia e di amore, quell’amore che i nonni di Philipp non gli hanno mai fatto mancare.