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Petr Cech, il destino scritto in una Finale

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Petr Cech, il destino scritto in una Finale

Il prossimo 29 maggio, presso lo stadio olimpico di Baku, si svolgerà la finale dell’Europa League stagione 2018/2019. A scendere in campo saranno due squadre della medesima città, Londra: Arsenal e Chelsea.

Questa non sarà certo un match come gli altri. Sono infatti molti gli aspetti che legano, in qualche modo, i due team inglesi che si sfideranno nella capitale azera.

Tra questi punti in comune ce ne sta uno che colpisce in particolare. Esso porta un nome ed un cognome ben precisi: Petr Cech.

Il portierone ceco dell’Arsenal, che proprio oggi compie 37 anni, infatti, giocherà la sua ultima partita con la maglia dei Gunners proprio in questa occasione prima di appendere gli scarpini al chiodo dopo una carriera ricca di soddisfazioni e momenti delicatissimi.

Lo stesso Cech, però, è stato uno dei pilastri del Chelsea degli anni passati. Il numero uno nativo di Plzen, infatti, ha difeso la porta della squadra di Roman Abramovich per oltre 10 anni.

Dal 2004 al 2015, per la precisione, è stato più volte titolare sul campo di Stamford Bridge. Gli stessi numeri di Cech con la maglia del Chelsea, d’altronde, parlano chiaro: ben 496 partite giocate con la casacca dei Blues tra campionato e coppe.

Tutto questo per l’attuale estremo difensore dei Gunners non poteva passare inosservato. Al termine della semifinale di ritorno, infatti, allo stadio Mestalla di Valencia, mentre i suoi compagni festeggiavano l’accesso alla finale di Baku, Petr Cech seguiva, concentrato ed emozionato, i rigori dell’altra semifinale, quella tra l’Eintracht di Francoforte e il “suo” Chelsea giocata, guarda caso, allo Stamford Bridge di Londra.

Già prima che tale finale diventasse realtà, il portierone di Plzen aveva detto la sua su una eventuale partita del genere. “La mia prima partita con la maglia dell’Arsenal è stata contro il Chelsea, così la mia ultima potrebbe essere ancora contro di loro. Speriamo però che il risultato possa essere positivo, ma per me” queste le parole dell’ex estremo difensore dei Blues.

Nei 10 anni giocati a Stamford Bridge, Petr Cech, ha vinto tutto quello che si poteva vincere: 4 campionati inglesi, 2 coppe di lega, 2 Community Shield, 4 coppe di Inghilterra, 1 coppa Uefa e, dulcis in fundo, la Champions League 2011/2012.

La coppa dalle grandi orecchie poi, è stata alzata al cielo, in un’occasione davvero speciale. La finale di quell’edizione si giocò tra Bayern Monaco e la squadra di Londra, il 19 maggio 2012, proprio nello stadio di Monaco di Baviera.

Proprio perchè si è giocata in casa di una delle due finaliste, quella partita fece passare alla storia la squadra di Di Matteo che, nonostante questo svantaggio non da poco, è riuscita ad alzare al cielo il trofeo. Lo stesso Cech si rese un protagonista assoluto parando ben 2 rigori: uno durante i tempi supplementari, ad Arjen Robben, e l’altro, a Ivica Olić, durante i tiri dal dischetto che decisero la squadra vincitrice di quella edizione.

Un altro evento che cambiò la vita di Cech avvenne sempre mentre l’estremo difensore stava difendendo la porta del Chelsea. Nell’ottobre 2006, durante una trasferta sul campo del Reading, il portierone si infortunò gravemente alla testa dopo uno scontro con un giocatore della squadra avversaria, il difensore Stephen Hunt.

Di quell’evento Cech non ricorderà nulla. Venne infatti sostituito, dopo uno spavento lungo quattro interminabili minuti, con tutto il pubblico di casa che applaudiva per augurargli una pronta guarigione.

Il solo indizio di ciò che successe è un caschetto che, da quel giorno, l’estremo difensore è costretto ad indossare ogni volta che scende su un terreno da gioco. Durante l’intervento chirurgico, a seguito dello scontro di gioco, gli vennero, infatti, impiantati due sostegni metallici per riposizionare correttamente la parte rotta del cranio che, l’estremo difensore ceco, ha più fragile visto che è nato durante un parto trigemellare.

Insomma, un vero e proprio miracolo ha permesso a Petr Cech di tornare sui campi di calcio e a giocarsi una finale così importante contro la “sua” ex squadra . Vedremo se questo miracolo, il prossimo 29 maggio, diventerà realtà o resterà un semplice sogno.

D’altronde, come si dice in questi casi: “C’Est La Vié!”

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