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Perché l’imbucata nella finale di Champions del “Re delle imbucate” fa ridere fino ad un certo punto

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Sabato 28 Maggio. San Siro si veste elegante per la finale di Champions League. Coreografie, scenografie, musichetta della Champions cantata da Bocelli e concertino di Alicia Keys. Può iniziare la partita dell’anno. Sergio Ramos 1 a 0. Carrasco 1 a 1. Supplementari. Rigori. Juanfran palo. Ronaldo goal, esultanza stile modello di Mirone. Real sul tetto d’Europa. Finito? Non ancora. Passerella d’onore verso la tribuna. Foto di rito con la coppa e la squadra dietro a braccia alzate. Poi all’improvviso l’ultimo colpo di scena. Immortalato da una delle foto ufficiali della Champions League. Vicino al colombiano James Rodriguez, il volto felice di un presunto sconosciuto. Non un panchinaro, non un massaggiatore o un uomo dello staff madrileno. Ma Gaspare Galasso, in arte “il Re delle imbucate”. Il ragazzo siciliano che è riuscito ad intrufolarsi nello stadio Meazza il giorno della partita più importante targata Vecchio Continente, senza biglietto, senza un pass valido, con la nonchalance che lo ha sempre contraddistinto, ha eluso il sistema di sicurezza, partecipando alla festa finale del popolo blancos da protagonista nella tribuna autorità, proprio accanto ai neo campioni d’Europa.

La storia di Galasso è lunga almeno 4 anni, se non altro da quando i media hanno portato alla pubblica conoscenza le sue imprese, da quella volta che in occasione della Coppa Italia 2012, si imboscò tra lo staff del Napoli facendosi immortale, anche in quel caso, nella foto dei festeggiamenti partenopei dopo la conquista del trofeo nazionale. O come quell’altra volta in cui, durante la partita di Champions Arsenal-Napoli del 2013, entrò gratis nell’Emirates, riuscendo a sedersi nella tribuna VIP e mangiare “a sbafo” come nella più classica tradizione di chi partecipa ai matrimoni senza sapere neanche chi sono gli sposi. Ma, come ha raccontato più volte, queste sono solo alcune delle gesta portate avanti dall’intrufolato più famoso del mondo. Tutto è cominciato in occasione di un Roma-Palermo all’Olimpico in cui un suo amico, tale Antonino, era provvisto di biglietto ma lui no. Sfruttando la tuta dei rosanero, Galasso riuscì per la prima volta ad eludere la sicurezza e da qual momento il suo è diventato un mantra da seguire in ogni occasione che gli capitava. Dal Via del Mare di Lecce, passando per lo Juventus Stadium, al San Paolo di Napoli e il Tardini di Parma.

Galasso-nella-foto-di-gruppo-del-Napoli-dopo-la-finale-di-Coppa-Italia-con-la-Juventus

Quella di sabato scorso, però è la sua opera più bella. Una cosa che fa ridere molto in un mondo come quello del calcio dove c’è sempre meno spazio per le risate e sempre più per il verde non del campo ma dei soldi. E allora Galasso è il Lupin Terzo che passa i controlli nel giorno più blindato per il calcio da club. E’ il Robin Hood che in barba ai prezzi smisurati  per carità Business is Business – entra di soppiatto, gratis nel match più costoso della stagione.

Ma Galasso è anche la Cassandra al maschile che ci avverte di qualcosa di allarmante. Non stiamo qui a fare semplice retorica o moralismo spiccio. Galasso è un eroe moderno, questo è innegabile. Chi non vorrebbe essere in grado di entrare gratis allo stadio, nella tribuna vip, farsi le foto con i giocatori e i dirigenti, da Shevchenko, Cannavaro fino ad arrivare a Galliani e Florentino Perez, scambiare due chiacchiere con i campioni e abbracciare Ramos e compagni nel loro momento di maggiore estasi? Ma è anche il simbolo di un sistema di sicurezza che, malgrado gli immani sforzi, lo stadio blindatissimo, il dispiegamento di forze dell’ordine e steward, i varchi da oltrepassare, può essere aggirato facilmente, portando alla luce falle preoccupanti. Basta un po’ di creatività e una proverbiale sana faccia da..schiaffi, che certo al Galasso non manca e il gioco è fatto. Nella fattispecie l’iter è stato semplice: un vestito elegante, un porta badge e una spilletta ufficiale della competizione comprata agli stand fuori allo stadio, espressione decisa e si entra.

Ma in un periodo come questo, dove si era addirittura paventata l’ipotesi di giocare i prossimi Europei in Francia a porte chiuse per il pericolo del terrorismo, dove si erigono barriere per la safety e dove per avere un biglietto bisogna lasciare anche il gruppo sanguigno, come è possibile che sia successa una cosa del genere, per altro nella partita dove le misure di sicurezza dovrebbero essere ai massimi livelli? Attenzione, non ce la stiamo prendendo con il sistema Italia. Galasso, come già detto, ci ha dimostrato che, come si dice, “di riffa o di raffa” si riesce ad entrare ovunque. E allora bisognerebbe allargare il campo considerando non solo il calcio ma gli eventi in generale come costantemente sotto minaccia.

Ma soffermiamoci qui per adesso. Lo stadio coinvolge un bacino eterogeneo e disordinato che in un periodo limitato affolla un luogo circoscritto e in qualche modo coercitivo. Quanto sarebbe facile per un Galasso in versione dinamitardo farsi tragicamente esplodere? Non si può pensare che basta un badge falso, un abito elegante e un sorriso alla Mandrake per poter scavalcare i controlli di sicurezza sempre più, anche giustamente, accurati, decisi e non curanti di età, genere e condizione fisica, fossero donne, anziani o bambini? Tanto più che nella notte di San Siro il re delle imbucate è riuscito ad entrare oltrepassando l’ingresso dedicato alle forze dell’ordine. E allora che senso ha togliersi le scarpe, buttare gli accendini, tenere l’acqua almeno 90 minuti in mano perché il tappo va buttato, se poi basta un po’ di sfacciataggine e un outfit di livello per poter portare all’interno di un posto che può contenere 80 mila persone, un ordigno, una pistola o qualsiasi altra cosa?

E’ stato lo stesso Galasso, in passato, ad esprimere la sua opinione in merito alla “facilità” con cui ha potuto prendere per il naso la sicurezza degli stadi, dichiarando che in alcuni casi le misure adottate non sono state sufficienti e dovrebbero essere intensificate, evidenziando che, per l’appunto, se le sue intenzioni fossero state maligne, ci sarebbe stata una strage.

Fortunatamente Gaspare Galasso è solo un ragazzo che ama le goliardate che piacciono a lui come a noi. Che fanno ridere noi, semplice pubblico osservante. Ma che dovrebbero togliere il sorriso, e il sonno, a chi di lavoro dovrebbe fare in modo di ridurre al minimo il rischio per la nostra sicurezza.

Altrimenti Galasso potrebbe diventare davvero quello che fu Cassandra per i Troiani. E a quel punto non si riderebbe più.

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