Paul Scholes, leggenda del calcio inglese e mondiale, si schiera contro il Calcio business. L’ex centrocampista del Manchester United, attraverso un libro pubblicato a puntate sul Guardian, Class of 92: Out of our League, fa una panoramica della situazione attuale del Football inglese e non solo, condannando il nuovo modo di intendere lo sport come un serbatoio per ingaggi faraonici, contratti di sponsorizzazione spietati e calcoli di bilancio cervellotici.
Un cambiamento culturale e sociale che ha portato le società ad essere più di servizio che di calcio, con i presidenti attenti solo ai profitti e sempre meno al risultato sportivo. Per questo, il Fergie boy dichiara di preferire i campi di periferia, le partite delle minors, dove si respira il calcio giocato, quello vero, e i tifosi sono ancora tifosi e non solo spettatori. Nello specifico non risparmia in primo luogo la Premier League, sfatando il mito del miglior campionato al mondo che, secondo la sua testimonianza, è almeno due anni che non lo esalta. Il problema secondo l’inglese è riconducibile alla noia e mancanza di spettacolo dovuti alla eccessiva prudenza degli allenatori che temono di perdere il posto, e alle intenzioni di business dei proprietari di club. Preferisce di gran lunga il calcio spagnolo o quello tedesco.
Ci regala, poi, un abbraccio metaforico, difendendo il campionato italiano, troppo spesso indicato come spazzatura, dicendo che Oltremanica spesso e volentieri la gente parla al riguardo senza avere cognizione di causa. Per questo prende ad esempio la Juventus e la vittoria facile contro il Manchester City dello scorso anno. Una squadra, quella di Torino, in grado di dominare ampiamente la Premier League.
Infine una battuta sul suo Manchester e il ritorno di Pogba in maglia Red Devils:”Io non credo che Pogba valga 101 milioni di euro. A quel prezzo va preso un giocatore in grado di segnare 50 gol in una stagione, come Ronaldo o Messi. E Pogba non lo è di certo”.