Domani il Parma Calcio inizia la sua stagione da neopromossa nel girone B di Lega Pro, con l’obiettivo di una rapida promozione in Serie B. Il campionato parte alla grande con la trasferta a Modena, uno dei tanti derby della Via Emilia, aspettando quello più sentito con la Reggiana, in programma il 18 dicembre.
Nel frattempo a turbare le acque a Collecchio ci ha pensato un articolo del Sole 24 Ore, firmato da Simone Filippetti: “Il nuovo Parma inciampa sulla Consob”. Pronta la dettagliata risposta della Parma Partecipazioni Calcistiche, società posseduta dai tifosi-azionisti, che detiene la quota di minoranza del Parma Calcio 1913: “L’articolo è pieno di inesattezze e si riferisce a fatti di un anno fa”.
Con l’occasione dell’esordio in Lega Pro, abbiamo ricontattato il direttore generale del Parma, Luca Carra, per fargli qualche domanda sulla stagione che sta per iniziare. Lo avevamo già intervistato a gennaio per farci raccontare il nuovo Parma: un modello ibrido che affianca grandi investitori e azionariato diffuso.
Inizia la stagione in Lega Pro. Che cosa significa dal punto di vista societario passare dalla D al professionismo?
A livello societario non cambia tanto, perché l’anno scorso abbiamo fatto la Serie D con una struttura societaria superiore a quella richiesta dalla categoria. Cambieranno però i costi, oltre al livello tecnico in campo ovviamente.
A volte, seppur pronte dal punto di vista tecnico, le società che scalano categorie troppo in fretta si ritrovano con problemi di ordine economico e organizzativo. Se alla fine di questa stagione doveste fare un altro salto di categoria, sareste pronti o sarebbe troppo presto?
Saremmo assolutamente pronti.
Nell’articolo uscito sul Sole 24 Ore si faceva riferimento al Barcellona come modello societario seguito dal Parma. È così?
Al di là delle ovvie differenze di scala, la struttura societaria del Parma è differente da quella del Barcellona. Il nostro modello è più simile a quello di molti club tedeschi dove un gruppo di imprenditori si affianca alla partecipazione dei tifosi. Anche qui a Parma c’è stata la volontà di dividere la proprietà tra i tifosi, ma bisogna fare le dovute differenze: quello al Barcellona è un riferimento un po’ banale e forzato, anche perché non è di certo l’unica società calcistica a praticare l’azionariato, con tutto il rispetto per il Barcellona che è uno dei migliori club al mondo.
In Lega Pro per seguire la squadra in trasferta è necessaria la Tessera del Tifoso. Lo considerate uno strumento utile?
Sinceramente mi sembra poco utile. I controlli si potrebbero fare lo stesso senza bisogno di questa tessera. È il primo anno che la utilizziamo: magari usandola scopriremo il suo perché. Di certo non è la Tessera del Tifoso che può risolvere il problema della violenza legata al calcio: mi sembra molto più importante fare un discorso di educazione allo sport e al tifo sano.
Qual è stato il ruolo della giunta Pizzarotti nella rinascita del nuovo Parma?
Ci hanno supportato fin dall’inizio, sin da quando la FIGC ha scelto noi come eredi sportivi del Parma che è fallito. Abbiamo collaborato più volte in maniera sempre positiva e trasparente, ad esempio abbiamo organizzato manifestazioni col loro patrocinio e abbiamo svolto iniziative per altre società sportive, trovando sempre disponibilità massima.
Avete acquistato lo stemma con scudo e strisce gialloblù e il marchio Parma FC, oltre all’eredità digitale e all’archivio. Lo stemma tornerà sulle maglie, ma porterà la dicitura “Parma Calcio” invece che “Parma FC”: come mai?
È una scelta significativa. Riacquistare lo stemma significa completare il percorso di riappropriazione della nostra identità. Non useremo Parma FC perché, se da un lato il nostro stemma tradizionale significa continuità col Parma di sempre, vogliamo marcare discontinuità rispetto al periodo precedente, che come tutti sappiamo non è finito benissimo.
Come sta andando la campagna abbonamenti?
Sta andando bene, abbiamo superato i 7.000 abbonati. Nelle prossime due settimane speriamo di superare l’obiettivo delle 10.000 tessere, puntiamo molto sul rientro dalle ferie.
FOTO COPERTINA: Alessandro Filoramo – Wire Studio