Argentino, piede destro fatato, classe 1994, al secolo Leandro Paredes, giovane centrocampista della Roma, l’anno scorso protagonista in positivo nella stagione in prestito tra le fila dell’Empoli.
Nato a San Justo, piccola cittadina in provincia di Buenos Aires, nel distretto di La Matanza, entra nel vivaio del Boca Juniors alla tenera età di otto anni. Debutta in prima squadra con gli xeneizes il 7 novembre 2011, nel match casalingo contro l’Argentinos Juniors. Nella stagione successiva, 2012-2013, mette in mostra e fa brillare il suo talento collezionando a fine stagione 20 presenze e 4 reti. Sempre nel 2012 viene inserito nella lista dei migliori 101 giocatori nati dopo il 1991 stilata dalla rivista sportiva spagnola, specializzata nel calcio spagnolo ed internazionale, Don Balòn.
Ispiratosi ai suoi due grandi idoli Zinedine Zidane e Roman Riquelme, sarà proprio quest’ultimo a definirlo suo erede naturale al Boca Juniors consegnandogli, in modo autorevole, la fama di nuovo “craque del fùtbol argentino”. A gennaio 2014, inseguito da tanti top club europei, è la Roma, per mano di Walter Sabatini, ad accaparrarsi il giovane talento che nel frattempo in patria ha già conquistato il soprannome di “El Mago” per via del suo gran controllo di palla e per la sua capacità di dettare l’ultimo passaggio. La Roma però non ha disponibili slot per ingaggiare altri giocatori extracomunitari, così il giocatore finisce in prestito al Chievo Verona con i giallorossi che mantengono il controllo del cartellino.
A fine stagione approda finalmente alla Roma in prestito con diritto di riscatto. Esattamente dodici mesi dopo i capitolini versano nelle casse del Boca Juniors sei milioni di euro ed il giocatore diventa interamente giallorosso. Nella stagione 2015/2016 viene mandato in prestito ad Empoli per farsi le ossa. “El Mago” capisce quanto sia difficile e complicato il campionato italiano, dove spesso il talento e l’estro vengono limitati o castrati dal tatticismo esasperato. Da trequartista, sfruttando il suo piede “magico” e la sua “garra” tipica argentina, si posiziona davanti alla difesa e comincia a studiare il nuovo ruolo di playmaker. In Toscana il diamante comincia a brillare e le prestazioni di Paredes, di pari passo con il suo valore, cominciano a lievitare.
Ora il ritorno alla Roma. I giallorossi dopo la partenza di Miralem Pjanic hanno disperato bisogno di un costruttore di gioco dalle retrovie. Il playmaker difensivo è un ruolo importantissimo nello scacchiere di Luciano Spalletti, la sua Roma 1.0, infatti, non poteva prescindere da Pizarro, vero metronomo del fu centrocampo giallorosso. Paredes sembrerebbe l’identikit perfetto: giovane, talentuoso, determinato, in rampa di lancio e pronto ad esplodere da un momento all’altro. Lo stesso tecnico di Certaldo ha dichiarato giorni fa che Leandro gli “ricorda Pizarro”.
C’è un ma, c’è sempre un ma. Dopo la sua maturazione ad Empoli, su di lui sono piombati sempre più pesanti, sempre più insistenti, gli occhi di squadre estere, lo Zenit su tutti, e non solo pronti ad offrire tanti milioni per il talento di San Justo. Pagato solo sei milioni, c’è la possibilità concreta per i giallorossi di triplicare, se non quadruplicare, quanto investito. Forse la Roma cerca un giocatore più pronto, da subito più efficace in quella posizione, così da provare a lanciare la sfida alla Juventus in un campionato che sembra già finito quando mancano ancora venti giorni all’inizio.
Sarebbe un vero peccato non vedere questo gioiello, questo grande talento all’opera di fronte a palcoscenici importanti e tra le fila di una squadra, la Roma, protagonista di vertice nel recente passato del campionato nostrano. Purtroppo però la società americana dei giallorossi ma più in generale il calcio italiano, tranne qualche rara eccezione, ci hanno insegnato che oltre al cuore, anche alla plusvalenza non si comanda.
Bravo, l’ultima riga è la risposta. Si vende il 22enne Paredes a 15 milioni e si compra alla stessa cifra il 19enne Diawara. Dove starebbe il vantaggio? La plusvalenza appunto. Paredes regala subito 10 milioni di plusvalenze oltre al relativo risparmio per ammortamenti e ingaggio (orientativamente 3 milioni di euro), Diawara costa invece annualmente 5 milioni tra rateo cartellino e ingaggio.
Un bel vantaggio il primo anno (13-5= 8 milioni), se non rendersi conto che dal secondo anno si avranno costi di gestione maggiori (5 milioni di Diawara a dispetto dei 3 di Paredes).
Pertanto a costi e ricavi inalterati, dal secondo anno necessiterò di plusvalenze ancora più grandi rispetto a quelle che ho avuto bisogno nell’anno della cessione di Paredes.
Un circolo vizioso da cui non se ne esce più.