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Paavo Nurmi, la Leggenda corre ancora

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La leggenda continua a correre. E da quest’anno ha una marcia in più. Paavo Nurmi, il più grande mezzofondista finlandese di sempre e tra i più grandi al mondo della specialità, è un nome che ancora riecheggia sulle piste di atletica leggera nonostante siano trascorsi oltre quarant’anni dalla sua scomparsa, avvenuta a Helsinki il 2 ottobre 1973. Così tanta risonanza è merito della rassegna a lui dedicata, i “Paavo Nurmi Games”, che si tiene ogni anno a Turku, città sulla costa sud-ovest del Paese, nello stadio a lui intitolato, il “Paavo Nurmi Stadium”, nel mese di giugno.

Di solito, gli organizzatori cercano di disputarla in concomitanza con la sua data di nascita, vale a dire il giorno 13 giugno, che quest’anno è stato festeggiato con un regalo particolare: l’ingresso della manifestazione nel “World Challenge”, il circuito di meeting internazionali d’atletica inaugurato nel 2010 dalla “IAAF” assieme alla “Diamond League” (della quale il “World Challenge” costituisce il livello inferiore). Al suo interno, altri storici appuntamenti come l’ISTAF (Internationales Stadionfest) di Berlino, in calendario per la prima volta nel 1937, il “Golden Spike Ostrava”, giunto alla 56^ edizione, e il “Rieti Meeting”, ospite fisso dal 1971.

Proprio l’alto numero di presenze dell’evento italiano e di quello ceco spingono a chiedersi perché i “Paavo Nurmi Games” abbiano dovuto attendere così tanto tempo prima di ottenere un riconoscimento che equivale al minimo sindacale per uno dei monumenti dello sport da sempre simbolo dell’Olimpiade, che fu capace di scrivere pagine epiche con nove medaglie d’oro e tre d’argento in tre edizioni consecutive dei Giochi a Cinque Cerchi. Nelle quali si annoverano anche più d’un record sulle distanze del mezzofondo, impreziositi anche da altri primati che meglio definiscono lo spessore del “finlandese volante”. Per esempio, i due ori (1500 m e 5000 m) a distanza di poche ore l’uno dall’altro a Parigi, nel 1924, in un’ambientazione che non può non richiamare alla mente le note di Chariots of fire, visto che proprio quelle Olimpiadi sono state poi trasferite sul grande schermo da Hugh Hudson con il film “Momenti di gloria”.

Come quelli vissuti lo scorso 13 giugno dove, per la cronaca, meritano di essere segnalate le vittorie di due campioni europei in carica: la bielorussa Khaladovich, lancio del giavellotto, e il turco Guliyev, 100 metri. Perché la promozione dei “Paavo Nurmi Games” nel “World Challenge” è concisa con la loro sessantesima candelina. Anche il battesimo si celebrò il 13 giugno e anche in quell’occasione si brindò a un altro “sessanta”: le primavere di Nurmi, nato proprio a Turku nel 1897. E i rimandi numerici non sono finiti. Perché la patente di meeting internazionale alla competizione è stata rilasciata in concomitanza col centesimo compleanno dell’indipendenza della Finlandia, che proprio nel 1917 riusciva a ottenere la sospirata autonomia, dopo secoli trascorsi sotto il Regno di Svezia prima e l’Impero Russo dopo.

Un traguardo atteso e inseguito a lungo. Con pazienza, capacità di soffrire e forza di volontà. Le qualità di Nurmi quando correva, le stesse necessarie alla rassegna che porta il suo nome per entrare nel gotha dell’atletica leggera. Il patrimonio genetico di questa nazione non difetta certo di tenacia.

Classe 1982, una laurea in "Giornalismo" all'università "La Sapienza" di Roma e un libro-inchiesta, "Atto di Dolore", sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scritto grazie a più di una copertura, fra le quali quella di appassionato di sport: prima arbitro di calcio a undici, poi allenatore di calcio a cinque e podista amatoriale, infine giornalista. Identità che, insieme a quella di "curioso" di storie italiane avvolte dal mistero, quando è davanti allo specchio lo portano a chiedere al suo interlocutore: ma tu, chi sei?

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