Ode a Sir Claudio, il capolavoro del tecnico romano
C’è una frase, circostritta a concetto, che racchiude tutta l’essenza di un allenatore in grado di farci amare il calcio come pochi. E’ la vigilia nerazzurra prima della sfida contro il Napoli, corre l’anno 2011, e le due compagini sono candidate per i vertici del campionato. Claudio Ranieri, il 30 settembre, elogia e ricorda la sua esperienza partenopea, prima di affermare testuali parole, in grado di accompagnarlo per tutto l’arco della sua carriera da allenatore. “Senza umilità non si fa nulla e questa squadra, la mia squadra, ha umiltà”. Forse una delle frasi passate inosservate, non di certo indimenticabile, ma non so per quale motivo quel giorno, Sir Claudio – come verrà incoronato qualche anno dopo – entra nei cuori della gente. Forse inconsciamente, forse perché spesso sottovalutato e mai temuto fino in fondo, forse per il suo essere mite e mai all’apparenza ossessivo e pretenzioso in questo sport.
La sua esperienza nerazzurra non è terminata nei migliori dei modi, sollevato dall’incarico di allenatore dopo la sconfitta nel derby d’Italia. Si chiude un capitolo importante nel Bel Paese, si trasferisce a Monaco dove ritrova smalto grazie a un prezioso secondo posto alle spalle del PSG. Tuttavia, dal Principato non sentono un entusiasmo tale da confermarlo e, dunque, Ranieri è costretto a ricominciare da zero. La breve esperienza con la nazionale della Grecia è solo il preludio al trionfo, alla favola, che tutto il mondo è in grado di ricordare con stupore. Un momento storico basato sulla stessa sostanza dei sogni, quelli in grado di avvolgere ogni bambino quando tocca per la prima volta un pallone, di un tifoso attaccato ai propri colori e che non ha mai avuto la fortuna di vedere la sua squadra vincere e trionfare, soprattutto se parliamo del campionato più complicato e affascinante al mondo, la Premier League. In quel di Leicester, Claudio diviene Sir, monumento vivente, vincendo un campionato senza precedenti, scrivendo una delle pagine più emozionanti della storia del calcio.
Ha strappato lacrime di gioia e incredulità, le stesse lacrime versate sotto la pioggia del San Nicola, dopo l’insperata promozione del suo Cagliari. Sì, proprio quella città che ha riportato nel grande calcio dopo la scalata dalla C1 alla Serie A tra il 1988 e il 1991. Una squadra, quella rossoblù, affidata dalla proprietà nel dicembre 2022 dopo un filotto di risultati deludenti di Liverani. Ai nastri di partenza i sardi sono inseriti tra le favorite alla promozione diretta, ma dopo il quattordicesimo posto della prima parte di stagione, l’ambiente nutre un determinato scetticismo. Non sappiamo cosa sia successo tra le mura dello spogliatoio dell’Unipol Domus, ma per la certezza parlano i numeri: 35 punti in 19 partite. Una cavalcata pazzesca, una squadra rivitalizzata. Forse l’esperienza, forse il suo essere navigato e uomo delle grandi imprese. Nella percezione dei giocatori, a livello professionistico, in quei contesti di grande cultura del calcio, dagli aspetti tattici e psicologici, l’umanità fa la differenza. Avere la fiducia del gruppo squadra è tutto. I giocatori, i tifosi e tutto l’ambiente hanno seguito fedelmente il suo credo e il risultato è stato clamoroso. Sino al 92’, al San Nicola, la storia è stata scritta da un’altra favola di questa stagione di Serie B 2022/2023, ossia dal Bari, tremendamente interrotta dalla “favorita”, in grado di steccare in casa con un pari dal sapore di sconfitta dell’andata. Ma il Dio del calcio è sempre indecifrabile, non lascia traccia e, dunque, a segnare il goal della promozione è proprio lui, Leonardo Pavoletti, subentrato dalla panchina qualche minuto prima, gettato nella mischia, con addosso tutte le sofferenze di una carriera in salita.
L’immagine di fine gara, al San Nicola, è un quadro. Issato dai suoi uomini, figli e giovani in rampa di lancio. Da quel gruppo che lo porta in trionfo sotto lo spicchio riservato al settore ospiti, tra le lacrime di felicità. Sì, lacrime di calcio, sincere, genuine. Un’immagine di calcio. Sì, Claudio rappresenta tutta l’umiltà di questo sport, mai in prima fila, sempre defilato e apprezzato per la sua sincerità e calma genitoriale. Allora certamente, il concetto chiave, nonché segreto – sempre se lo è per davvero – è racchiuso tutto in quel concetto iniziale. “Senza umiltà non si fa nulla”. Lo vogliamo immaginare in questo modo il primo giorno del suo ritorno a Cagliari. Vogliamo immaginarla, tale frase, in quello spogliatoio in grado di accompagnare i pensieri dei suoi ragazzi. Un viaggio lungo destinato a proseguire, perché chissà, Sir Claudio non finirà mai di stupirci. Ode a te Sir Claudio, perché resti e resterai sempre un gigante di questo sport.