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NoRacism Cup: perché il pallone non deve conoscere discriminazione
Salento: terra di mare, sole e vento…almeno così dice un famoso detto in lingua locale. L’estremo lembo di terra dell’Italia sud-orientale, d’altronde, è conosciuto per queste sue tre caratteristiche che la rendono ogni estate la meta di migliaia di turisti provenienti da tutto lo Stivale.
Allo stesso tempo la penisola salentina si è fatta conoscere a livello nazionale anche grazie al suo ambito sportivo, sia quello “istituzionale” che quello più “popolare”. Parlando della prima categoria ricordiamo che, solamente poche settimane fa, il Lecce, la squadra della più importante città della zona, riconquistava la serie A dopo ben 8 anni lontano dai campi della massima serie calcistica italiana.
Per quel che riguarda l’ambito popolare, invece, si registra un notevole sviluppo dello Spartak Lecce. Esso è un team del mondo del pallone, di cui abbiamo già parlato in un precedente pezzo, fondato nell’estate 2011 grazie al progetto “Calcio Senza Confini”: un vero e proprio torneo di calcio a nove per l’integrazione delle diverse etnie presenti nel capoluogo salentino.
Ma lo Spartak non è il solo esempio di “sport popolare” che si può fare da queste parti. Proprio quest’anno, infatti, si terrà la decima edizione della “No Racism Cup”, un torneo in cui a farla da padrone, oltre allo sport, sono tematiche come l’antirazzismo e la militanza.
Partito nell’estate del 2009, questo festival è diventato uno dei più famosi e conosciuti di tutta Italia. Ad inizio di agosto, nei pressi del comune di Uggiano la Chiesa, vari ragazzi e ragazze si riuniscono per qualche giorno per parlare, tra una partita di calcio e l’altra, di vari problemi che affliggono sotto determinati punti di vista l’Italia intera.
Vista l’importanza dell’edizione di quest’anno anche noi di Io Gioco Pulito abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con gli organizzatori dell’evento che, con estrema gentilezza, ci hanno concesso una bella ed esaustiva intervista che riportiamo di seguito.
Il prossimo agosto, in Salento, si terrà la decima edizione della No Racism Cup. Ve lo aspettavate, quando avete cominciato, di raggiungere un traguardo del genere?
“Sicuramente l’obiettivo iniziale era quello di creare una manifestazione che portasse determinate tematiche e facesse conoscere il nostro territorio, la sua bellezza, ma anche il suo isolamento e le sue contraddizioni. Siamo cresciuti tantissimo nel corso del tempo da tanti punti di vista, e questo grazie ai forti legami che abbiamo instaurato nel corso del tempo e il sostegno che ne è derivato; anno dopo anno abbiamo costruito qualcosa di importante, un piccolo patrimonio da salvaguardare, che quest’anno compie dieci anni”.
Cercate, in questo modo, di unire la tematica sportiva a quella politica. Quanto si sono avvicinate secondo voi, nel corso del tempo, queste due questioni?
“Probabilmente sono due tematiche che in quello che facciamo non sono mai state lontane. Lo sport in cui crediamo noi è all’insegna dell’aggregazione, contro frontiere, razzismo, sessismo e lontano da logiche di profitto e speculazione. Il nucleo della nostra manifestazione è il torneo di calcio, ed intorno ad esso si sviluppano tutte le altre attività sportive e non solo che svolgiamonella nostra quattro giorni: iniziative, dibattiti, cene a chilometro zero, musica, tutto all’insegna dello stare insieme, della condivisione, del confronto tra diverse realtà, collettivi che cercano di arricchire la loro esperienza tramite queste cose. Nei quattro giorni di NoRacismCup l’ambito politico e l’ambito sportivo si incrociano di continuo”.
Qual’è la situazione attuale, dal punto di vista politico, del panorama sportivo nazionale?
“Attualmente il panorama sportivo nazionale riflette le tendenze politiche che vanno per la maggiore; risultano, quindi, più che mai attuali le tematiche da noi trattate e i messaggi che vogliamo veicolare, contro una discriminazione e un odio verso il diverso che vengono quotidianamente espresse anche dalle stesse istituzioni; pertanto ci piacerebbe che il modello di calcio e sport popolare diventi sempre più capillare, nonostante ci siano difficoltà che iniziano a diffondersi in qualche realtà. Inoltre, nelle passate edizioni ci siamo concentrati in alcuni dibattiti sul discorso della repressione negli stadi, luoghi in cui molta gente che organizza e frequenta la nostra manifestazione cerca di portare i valori e l’alternativa che proponiamo; attualmente la macchina repressiva si è rinforzata ancora di più fomentata dalla retorica qualunquista contro gli ultras violenti nelle manifestazioni sportive e contro i centri sociali per quanto riguarda i cortei o le manifestazioni di piazza”.
I mondiali di calcio femminili appena conclusi in Francia sono stati presentati come una vera e propria rivoluzione dai piani alti del panorama calcistico nazionale. Secondo voi vale lo stesso? Da quale punto di vista?
“La prima partita internazionale di calcio femminile si tenne il 9 maggio 1881 a Edimburgo tra Scozia e Inghilterra. Nel 1920 a Liverpool, il Goodison Park (stadio di casa dell’Everton) ha ospitato circa 53.000 spettatori che assistevano alla partita tra le Dick Kerr Ladies e le St. Helen’s Ladies. Il calcio femminile è stato un enorme successo nella seconda metà dell’Ottocento: tutto però è stato represso dagli uomini, che volevano mantenere il predominio sul gioco del calcio, per imporre il patriarcato che dominava e ha continuato a dominare tutti i settori della società anche nel Novecento. Finalmente negli ultimi anni il calcio femminile sta conquistando maggiore visibilità e un po’ più di seguito, a livelli comunque ancora lontani dai colleghi uomini; se vogliamo prendere il significato letterale del termine rivoluzione, possiamo dire quindi che tutto sommato questi ultimi mondiali stiano rivoluzionando il calcio moderno, perché per la prima volta si sono viste le prime pagine dei quotidiani sportivi e non solo o approfondimenti televisivi interamente dedicati al calcio femminile. Nel torneo di NoRacismCup, fin dalla prima edizione, si sono viste anche squadre miste fronteggiarsi sui nostri terreni di gioco terrosi, sempre all’insegna di tutti i valori che ci appartengono, tra cui vi è la lotta contro il sessismo”.
Un sogno nel cassetto o un obiettivo da raggiungere lo avete? Quanta strada ci sta ancora da percorrere per arrivarci?
“Il nostro obiettivo più ambizioso non è legato in senso stretto alla manifestazione di NoRacismCup, nel senso che ci piacerebbe che le nostre pratiche si diffondano sempre di più; in questo il nostro campeggio potrebbe fungere da strumento, e la sua sopravvivenza nel corso nei prossimi anni non potrebbe che favorire la crescita e la diffusione del calcio popolare, dello sport all’insegna dell’aggregazione e dell’inclusione. La strada sicuramente è lunga e impervia, così com’è stata quella percorsa dal 2010 ad oggi; finché avremo le risorse sufficienti e il sostegno di quelle realtà e di quei collettivi che condividono i nostri stessi ideali proveremo a tutti i costi di andare avanti, cercando di superare tutte le difficoltà”.
In chiusura del pezzo ricordiamo che l’edizione della NoRacismCup 2019, la decima, si terrà dall’8 all’11 agosto prossimi presso la tenuta Malepane del comune di Uggiano la Chiesa (LE).
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