Sarà la giovane età ma spesso Nick Kyrgios viene da paragonarlo ad un altro bad boy, Mario Balotelli (quello di qualche tempo fa). Forse anche per la capigliatura, il modo di vestirsi e di atteggiarsi e ancora di più, per il modo in cui scende in campo: svuotato, senza nessun tipo di voglia e di interesse, come se lo avessero trasportato sul campo da tennis a sua insaputa. Per fortuna (o sfortuna) è dotato di un talento incredibile che lo proietta tra i futuri candidati al trono di numero uno. Certamente però, di questo passo, deludendo (in campo e fuori) più che incantando, rischia di perdere il treno, quello che passa nel momento giusto al tempo giusto.
Il ribelle Kyrgios, nell’ultimo torneo di Shanghai, è stato sommerso di fischi per come si è presentato in campo e per come poi ha disputato il match contro Misha Zverev, il fratello meno forte della famiglia Zverev. Sono bastati 49 minuti per consegnare la vittoria all’avversario e persino l’ultima battuta dell’ultimo punto effettuata da sotto, segno di sberleffo verso tutti, pubblico compreso. Al tal proposito in conferenza stampa il giovane australiano, recente vincitore del torneo di Tokyo e numero 14 Atp, non si è affatto pentito e ha risposto: “Non capisco perché la gente debba prendersela, se fossero così bravi sarebbero in campo al posto mio; non sanno cosa vuol dire essere in campo e che cosa mi passa per la testa”. Cosa passa per la testa di questo giovane talento credo che molti se lo chiedano, soprattutto quando in mondovisione dà il peggio di sé. Proprio durante l’ottavo di finale a Shanghai, si è persino messo a discutere con un signore del pubblico dicendogli: “Vuoi venire a giocare tu?”. Nick non riesce a tenere a freno la sua irrequietudine nonostante abbia ammesso che ci sta provando (come non si sa): “Sto lavorando per essere continuo settimana in settimana anche se non si è visto perché ho scelto la via più facile, cioè mollare. Non ero arrabbiato, forse solo un po’ esaurito”. Dopo questa conferenza stampa di fuoco, sono seguite le scuse (veritiere?) su twitter. Nonostante il “mea culpa”, il suo comportamento e le sue dichiarazioni hanno portato gli organizzatori a multarlo di 16.500 dollari e tre settimane di stop, che in principio erano otto prima di condonarne 5 avendo ottenuto la promessa dall’australiano di rivolgersi ad uno psicologo specialista. Servirà ad acquietarlo? In molti, persino psicologi, dicono che non sia la soluzione adeguata.
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Questo situazione mentale certamente non si è verificata all’improvviso. È da tempo che il ribelle Kyrgios si esibisce in uscite di questo genere, in campo e fuori. Quest’estate, dopo la sconfitta rimediata contro Andy Murray a Wimbledon si è lasciato andare dichiarando: “Sono stato patetico. La verità è che odio il tennis. Ovviamente mi piace giocare le partite, e ormai adesso è una parte enorme della mia vita… Ma non so… Davvero non so. Non amo questo sport”. Queste parole l’hanno portato ad una più o meno chiara conclusione:“Sono giunto alla conclusione che questo sport non mi piace, ma allo stesso tempo non saprei proprio che cos’altro fare nella vita”. Esternazioni di questo tipo sono uscite dalla bocca di tanti altri campioni dello sport (Agassi su tutti) e nonostante questa negatività, sono riusciti lo stesso a incantare e a imprimere il loro nome indelebilmente nella storia dello sport.
Sicuramente, partire con uno stato mentale orientato verso il disgusto ed il disprezzo per quello che per molti è il sogno che vale una vita, rende la strada ancora più in salita.