“Vorrei proprio sapere se questo fair play finanziario vale per tutti oppure no”. L’aveva detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis dopo aver rifiutato un’offerta del PSG per il portiere azzurro Pepe Reina. Cinque milioni di euro, i soldi offerti dal club transalpino. Spicci, in confronto a quello che la società dello sceicco compra tutti Al Thani ha speso per portarsi a casa prima l’ex blaugrana Neymar e poi anche, adesso, il diciottenne attaccante ex Monaco Mbappè. Circa 400 milioni di euro la spesa complessiva effettuata soltanto per l’acquisto dei 2 cartellini, anche se nel caso di Mbappè la formula scelta è stata quella del prestito con obbligo di riscatto fissato a 180 milioni. Che sommati ai 222 spesi per Neymar fanno delle due operazioni, le più costose nella storia del calciomercato.
Mai nessuno in Europa e nel mondo, è arrivato a spendere tanto. Ma tutto questo come è stato possibile in tempi di fair play finanziario? La domanda, forse, se la sarebbe posta anche uno come Sergio Cragnotti che ai tempi suoi, quando c’era da spendere (e tanto) non si tirava certo indietro. Figuriamoci allora, se i dubbi, non poteva nutrirli uno come Aurelio De Laurentiis che ha chiuso la sessione di calciomercato con gli unici “botti” (se tali si possono chiamare) che sono stati i riscatti di Maksimovic e Rog. Ma l’impressione di ADL è la stessa di tanti altri nel calcio europeo: vale a dire che le regole sul fair play finanziario, valgono ma non per tutti. E che qualcuno tra i cosiddetti top club (come appunto anche il PSG) faccia un gioco amministrativo un po’ troppo libero, come se il “gioco finanziario” da fair (pulito) diventasse appunto free (libero). Ma evidentemente gli stessi dubbi di De Laurentiis devono averli nutriti anche quelli dell’UEFA che soltanto qualche ora dopo l’annuncio dell’affare Mbappè hanno voluto vederci più chiaro aprendo un’inchiesta sul mercato del PSG. Finalizzata a capire se le 2 maxi operazioni rispettino o meno, i parametri previsti dalle norme sul cosiddetto fair play finanziario. Tra cui il rapporto ricavi/salari che non può superare la soglia del 70% e soprattutto il raggiungimento del break even vale a dire il pareggio tra ricavi e costi relativi alla gestione caratteristica, da raggiungere nel periodo cosiddetto “di monitoraggio”. Che in questo caso corrisponde al triennio 2016,17 e 18.
Per questo periodo, il PSG dovrà dunque tenere i conti a posto, e non potrà presentare una perdita aggregata superiore ai 30 milioni di euro (la stessa soglia imposta ad Inter e Roma). Ma se con l’acquisto di Neymar il cui salario dovrebbe aggirarsi intorno ai 60 milioni di euro annui, veniva raggiunta la soglia del 65% adesso con l’arrivo anche di Mbappè il limite previsto dal FPF rischia di essere superato. Anche perché nel monte ingaggi del PSG ci sono anche gli stipendi faraonici di tutti gli altri: che tanto per fare qualche nome si chiamano Di Maria e Cavani (che entrambi percepiscono circa 10 milioni di euro a testa) oppure Verratti (7,5 milioni), per una cifra complessiva relativa al monte ingaggi che nel 2016 è arrivata a toccare i 292 milioni di euro. Comunque nella norma, considerando che tale cifra fino ad oggi ha rappresentato “solo” il 54% del fatturato. Ma adesso, con l’arrivo di Neymar e Mbappè che cosa succederà? Intanto dal quartier generale del club parigino si dicono “sorpresi” per l’apertura dell’inchiesta da parte dell’UEFA ma “fiduciosi, per aver operato in piena trasparenza con le autorità europee” . Tutto secondo le regole, insomma, fanno sapere da Parigi. Basteranno i toni felpati di Jean Claude Blanc a convincere l’UEFA? Ma l’inchiesta dovrà dimostrare anche altro: che le regole ci sono e valgono per tutti. Proprio come ha detto De Laurentiis.