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Nestor “Nené” Gomez: il Professore, eternamente ragazzo, della stecca (quarta parte)
Ora cedo la parola a Gomez che, a una decina d’anni di distanza da quei tempi decisamente pionieristici di Martfil Arma di RE, avrà modo di raccontare ai microfoni di Tele +2. «Mi trovo in Italia ormai da 14 anni perchè ho capito che qui stava il futuro dei 5 birilli. Sono stato il primo giocatore di questa specialità, che ha lasciato il suo paese per venire a giocare in un’altra nazione. Il mio sogno era di portare il biliardo in TV. Tutto quello che stiamo facendo adesso con Tele+2 è bellissimo, ma ci eravamo arrivati molto, molto prima. Già nell’83 c’era la possibilità di andare in televisione. Siamo stati a Canale 5, ospiti di Rino Tommasi a RECORD, che era il CONTENITORE SPORTIVO della rete. Siamo andati in onda facendo vedere delle riprese televisive girate in Argentina (n.d.a. con Gomez vincitore su Cifalà), poi però non si è fatto niente sempre per questioni di interessi ».
Adesso PREGO ALLACCIARE LE CINTURE per ritornare con LA MACCHINA DEL TEMPO a metà anni ottanta, quando a ridosso della conclusione della parabola della Marfil Arma di Re, i network nazionali hanno cominciato a seguire con interesse il biliardo, elevandolo da gioco da bar, di dubbia fama peraltro, al rango di sport alla moda, nel giro di poche stagioni. Tutto è iniziato col Mondiale di Spoleto 85, quando la RAI ha cominciato a seguire l’evento con notiziari programmati puntualmente alla fine delle varie edizioni del telegiornale. Al microfono un certo Franco Trandafilo, ancora sconosciuto al grande pubblico, ma destinato a diventare presto la figura di riferimento per il biliardo nell’emittente di stato. «Mi sono iscritto a legge – così si racconta il telecronista romano, ormai OVER 80 – per accontentare mia mamma che mi voleva a tutti i costi avvocato. Poi, però, ho deciso di fare di testa mia e sono diventato giornalista, seguendo una vocazione che mi ha portato ad avere una fortunata carriera di telecronista nel biliardo, che è durata qualcosa come un quarto di secolo, fino all’età del pensionamento. Onestamente credo che non avrei potuto chiedere di più». Sicuramente importante la figura di Franco Trandafilo anche da un punto di vista «politico» perchè ha fatto da anello di congiunzione tra la RAI e il mondo del biliardo. Si è sentito dire da varie parti che se non ci fosse stato Trandafilo, probabilmente il biliardo non sarebbe durato fino ad oggi nella rete di stato. Un rapporto tra l’altro che procede ininterrottamente da allora, cioè da circa 35 anni, garantendo una buona visibilità ad un gioco particolarmente telegenico, ma strutturalmente debole dal punto di vista economico per la crisi che da almeno tre lustri attanaglia il settore. Alla fine, con l’eccezione di EUROSPORT per le specialità del biliardo internazionale, si è dimostrato che tante emittenti sono ARRIVATE E ANDATE, mentre nel nostro panorama, mamma RAI è rimasta sempre lì al suo posto, fedele e discreta. Magari avrebbe potuto fare di più, questo è certo, però noi italiani siamo dei sentimentali e alla MAMMA ci teniamo sempre e comunque, sai com’è. Resta da chiarire come il biliardo sia decollato sui network nazionali a metà anni ottanta. Di base si era creata una situazione relativamente favorevole con qualche fugace apparizione in RAI già nella seconda metà degli anni settanta. Poi ad accendere la fantasia degli Italiani arriva, nel 1983, il film «Io, Chiara e lo Scuro» con Francesco Nuti e Marcelo Lotti, che ricorda a tutti quanto sia popolare e praticato il biliardo, in Italia, in quegli anni.
In contemporanea col film, su un binario parallelo, marcia l’iniziativa della Marfil Arma di Re che mira a creare le condizioni per il lancio di un circuito professionistico. La semina c’è stata e adesso ci vuole l’uomo giusto per fare un buon raccolto. Il personaggio c’è e si chiama Massimino del Prete. E’ un uomo di sport ben inserito nel mondo della pubblicità. E’ lui che crea il contatto tra la federazione e le DISTILLERIE FRATELLI BRANCA. Un connubio vincente che porta il biliardo dritto in RAI. Poi Del Prete tiene le fila e trasferisce nel biliardo la grande esperienza accumulata in tanti anni di organizzazione nel mondo della boxe. Il Mondiale di Spoleto 85 è un bel punto di partenza. Poi arriva il grande successo dell’Europeo di Sanremo ’86, organizzato in pompa magna al Teatro Ariston, storica sede del FESTIVAL DELLA CANZONE. Per la cronaca ne esce vincitore Cifalà, che batte in finale Cammarata e conquista il primo titolo a livello internazionale. L’apoteosi dal punto di vista organizzativo arriva con il Mondiale di Milano ’87, che è destinato ad essere ricordato come il più grande evento MEDIATICO, legato ad un singolo torneo di biliardo, per l’effetto combinato di una fortunata programmazione televisiva e di un riscontro formidabile sulla carta stampata. In finale si ritrovano i NOSTRI EROI, Gomez e Cifalà, pronti ad infiammare con le loro prodezze gli oltre tremila spettatori – paganti – che gremiscono in ogni ordine di posti il teatro tenda del Castello Sforzesco, in pieno centro cittadino, a poche centinaia di metri da piazza del Duomo. Tra l’altro, a coronare idealmente un PROGETTO che sicuramente viene da lontano, mi ritrovo a fianco di Trandafilo e del vecchio maestro Giovanni Cappelli, a commentare quell’incredibile match. Lo posso dire bene perchè si tratta di una sfida tra autentici HIGHLANDER della stecca, per la quale i due si erano dati appuntamento già anni prima, al Mondiale di Pesaro’79.
Qualcuno ricorda ancora come l’APPRENDISTA STREGONE che era all’epoca Cifalà, si sia presentato al Campanara a chiedere se ci fosse qualcuno disposto ad incrociare la stecca con lui per una sfida DA SPACCONI, con una bella posta in palio in moneta sonante. A rispondere affermativamente un certo Attilio Sessa, che di lì a una decina di giorni sarebbe andato a conquistare il titolo mondiale. Nella sfida col nuovo venuto, però, il campione meneghino non andrà oltre un SALOMONICO PAREGGIO alla fine di 20 tiratissime partite, ai 50 punti. Ma c’è un altro motivo che ha spinto il 31enne spaccone siculo-torinese a venire a Pesaro. Vuole vedere all’opera, per la prima volta , i tanto osannati fuoriclasse sudamericani. Rimarrà stregato dalla fantastica CAVALCATA delle 15 partite consecutive vinte da Gomez. Gli si avvicinerà alla fine con un fare provocatorio e sfottente. «Piacere Cifalà… Ma lo sa che lei gioca proprio bene? Bravo, bravo, continui così che tra un paio d’anni la facciamo noi due la finale del campionato del mondo».
Puntualmente in ritardo, ma solo di pochi anni, Carlo arriva a sfidare Nenè nella finale mondiale più celebrata, vinta di fatto dall’azzurro con un colpo stordente da KO. L’ argentino è in vantaggio di una decina di punti, attorno a quota 160 e si sente in perfetto controllo dopo aver imprigionato l’avversario in castello, con un micidiale fisso di super misura. Carlo ne esce con uno dei tiri più famosi della storia del biliardo, un favoloso massè in accosto – che avrò il piacere di commentare dal punto di vista tecnico – con il quale gira completamente il match, andando a vincere con bel margine il titolo iridato, sul punteggio di 250-204. Nenè l’ha accusato quel colpo – eccome – e si è sentito di colpo tutta la stanchezza accumulata nei match precedenti, in particolare quelli di accesso alla finale vinti allo spasimo prima su Rosanna e poi con Fillia. Per Carlo è il riscatto dell’amara sconfitta patita in Argentina, a Marcos Juarez ’83, in finale con Borelli. «Questa volta mi sono fatto un punto, con l’ esperienza di quanto mi era successo in Argentina, di non pensare mai di avere vinto fino all’ ultimo tiro. A Marcos Juarez ho perso un titolo che pensavo già di aver vinto». Nenè da parte sua accetta con serenità il risultato ed è felice per Carlo, anche se ha la sensazione di non essersela giocata al meglio, questa volta. «Ho battuto Rosanna e poi Fillia sempre all’ultimo tiro, ma è stata dura. Poi la finale con Carlo, che lui ha vinto con un masse’ che ha definito un’ autentica grazia di Dio. Un tiro che può succedere una volta nella vita e lui lo ha fatto nella finale del Mondiale. Comunque ho fatto il secondo posto e sono contentissimo lo stesso perchè anche Carlo meritava di vincere il Mondiale». L’indomani sulle prime pagine di tutti i quotidiani sportivi e non, la foto in primo piano dei due campionissimi che stanno traghettando il biliardo verso nuovi lidi. E’ da allora che si registra l’UPGRADE e il biliardo comincia ad essere percepito dall’opinione pubblica non più come gioco da bar ma come un vero e proprio sport e questo ancor più con l’ammissione al CONI avvenuta nel 1988.

Da quel momento di biliardo se ne vede sempre di più sul piccolo schermo, non solo con i grossi tornei, ma anche in trasmissioni che vanno per la maggiore, con conduttori del livello di Maurizio Costanzo, o Mike Bongiorno tanto per intenderci, visto che il biliardo è ormai diventato UNO SPORT ALLA MODA in grado di fare AUDIENCE IMPORTANTI. Da ricordare in particolare un TELEMIKE del 1987, in cui il popolare Mike Bongiorno elenca una serie di dati impressionanti sul gioco, come ad esempio 100.000 (centomila) tavoli in opera nella penisola, con alcuni milioni di praticanti tra abituali e occasionali. Il dato più importante viene da un’indagine DOXA, in cui si afferma che tra i giochi più popolari nel nostro paese, il biliardo figura in seconda posizione dietro la DAMA e davanti agli SCACCHI! Tra l’altro una trasmissione che si chiude con un siparietto molto divertente, con il popolare presentatore italoamericano che fa il FINTO TONTO quando il titolare della LM di Torino, Alberto Malara, e il campione del mondo Gianpiero Rosanna, gli fanno omaggio di una fiammante stecca metallica in due pezzi. Mike cade letteralmente DALLE NUBI e dà l’idea di non sapere se quella stecca la deve prendere in mano per la punta o per il manico. Che figura barbina … Alla fine, però, facendo l’occhiolino alla telecamera, si esibisce in un accenno di MANEGGIO SCIVOLATO alla Rosanna – o alla Trump , come si direbbe di questi tempi – lasciando intendere che ne capisce anche di biliardo, da provetto sportivo qual è . Non poteva essere diversamente visto che è stato un buon sciatore, un DRIVER di trotto e un esperto subacqueo. Magari avrà avuto anche un bel biliardo in casa, tipico STATUS SYMBOL dell’epoca, e allora chissà quanti ospiti-polli avrà incastrato con le sue MANFRINE il «buon» Mike.
Per il mondo del biliardo è un momento d’oro, ancor di più con l’introduzione dei tavoli internazionali senza buche che rigenerano completamente il mercato andando a sostituire progressivamente decine di migliaia di tavoli con le sponde tamburate, divenuti di botto COMPLETAMENTE SUPERATI. Intanto la vendita di stecche professionali continua ad andare a mille e la LM pensa bene di rinforzare la propria immagine inserendo nel suo team Gomez e l’emergente Albrito. Da questo nuovo gruppo parte l’idea di un progetto didattico totalmente nuovo per il nostro paese. Sta per nascere la prima SCUOLA NAZIONALE DI BILIARDO, destinata a dare il là ad una serie di iniziative didattiche che incontreranno sempre più il favore degli appassionati.
Sono in tanti ormai a documentarsi e a cercare un miglioramento attraverso libri, videocassette, fascicoli e enciclopedie. Gli stessi, poi, cercheranno i migliori accessori di gioco, stecche comprese, per esere certi di non lasciare nulla al caso nel delicato percorso per elevarsi ad un nuovo livello di gioco, così da fare finalmente l’agognato SALTO DI QUALITA’, il vero sogno proibito di tutti gli appassionati del panno verde. Un giorno sento squillare il telefono. E’ Nenè che mi dice del progetto e della necessità di mettere nero su bianco, al più presto, in quello che sarà il LIBRO DI TESTO della SCUOLA NAZIONALE DI TORINO. Mi trasferisco armi e bagagli a Moncalieri, nella sede della LM ITALIA, dove diamo inizio alle consultazioni per definire i programmi in vista dei corsi a livelli differenziati che andranno ad iniziare a breve. Dato che si tratta di un’iniziativa che nasce sotto l’egida della Federazione, attendiamo l’IMPRIMATUR che arriva con l’inaugurazione ufficiale alla presenza del Comm. Rinaldo Rossetti, presidente FIABS, il 17 ottobre 1988 . Intanto con Nenè stiamo portando avanti in coppia varie prove sperimentali sul SISTEMA DEL DIAMANTE, convinti che questo sarà il LINGUAGGIO del biliardo ai birilli per i prossimi decenni. In proposito mi sovviene di un lungo pomeriggio passato a fare prove DI PRECISIONE sul tavolo Mari della SCUOLA, relativamente alle principali traiettorie dell’ANGOLO 50. Nenè è al tiro, ovviamente, a ripetere decine di volte le stesse figure cercando di imprimere sempre la stessa forza e lo stesso effetto. Il sottoscritto, in versione San Tommaso, va a verificare con precisione gli impatti sulle sponde, a prendere i dati e a realizzare i relativi grafici di precisione.
E’ stato proprio allora che ci siamo resi conto che il punto 40 in uscita dalla terza sponda, va collocato IN GOMMA esattamente tra il terzo e il quarto diamante. Resta curioso il fatto che pur essendo stati vicini tante volte con Nenè, per un motivo o per l’altro non siamo mai riusciti a fare una partita assieme. In genere ci incrociavamo nelle rispettive vesti di commentatore e giocatore nelle varie sedi di gara e allora ne avevamo abbastanza da pensare ognuno per i fatti propri. Altre volte eravamo più liberi, ma da MAGHI SOGNATORI quali siamo sempre stati, finivamo immancabilmente a parlare di televisioni, indici di ascolto, sponsorizzazioni , FORMAT di gara più godibili per il grande pubblico e ancora programmi per il prossimo futuro.

Però, adesso che mi viene in mente, forse c’è stata un’occasione – assolutamente unica – in cui abbiamo incrociato la stecca da fieri avversari del panno verde. E’ successo nel corso delle famose sfide del Palace Club, in quella torrida estate del 1983. Si è trattato della serata DI BENEFICENZA a favore dei MUTILATINI DELLA DON GNOCCHI organizzata in collaborazione col Pompiere Capo, Guerrino Businaro, personaggio impagabile sempre pronto a impegnarsi in prima persona quando c’è una NOBILE CAUSA da portare avanti. Siamo in dieci in quella lista d’ attesa pronti a versare il nostro contributo – un centone pro capite – per il piacere di fare una partita ai 100 punti con l’allora BICAMPEON MUNDIAL in carica. Nenè ha infilzato come tordi i PRIMI OTTO CONCORRENTI e adesso tocca a me. Per carattere sono un grintoso e PIU’ E’ DURA PIU’ MI DIVERTO . «Statte accuerto NANNARIELLO che stasera ce l’hai dura col CAVALLINO!». Presto detto, lo attacco da tutte le parti. Colpisco duro di prima e rifinisco elegantemente di sponda, anche se il punteggio non sembra premiarmi per il predominio territoriale che sto esercitando al tavolo. Siamo sul pari, attorno a quota 60, e resto sempre in attesa di un suo piccolo cedimento per attaccarlo in contropiede e andare trionfalmente al traguardo IN UN TRIPUDIO DI FOLLA! Intanto ho acquisito un piccolo vantaggio di posizione e sono curioso di vedere come ne verra’ fuori l’AMICO FRITZ. Lascio le bilie in difesa semi diagonale ai diamanti di quarto, con la mia che stacca un po’ dalla corta, ma non abbastanza da consentire un ingresso comodo. Si profila piuttosto un’entrata di mezza palla, da gestire con forza calibrata per difendere di traversino dalla lunga, sul largo del castello. Un tiro che i giocatori italiani definiscono da sempre «perdente», perchè ritengono che la smezzata classica sia una soluzione più standard, più controllabile. Un tiro che, invece, nella concezione della scuola argentina, diventa un’esecuzione di sensibilità, quasi un’arma crudele a far male …Gomez va dunque al classico striscio di calcio di taglio buono – sorta di due a mo’ di tre di stampo snookeristico – a cercare la tipica entrata di mezza palla per fare il traversino SUBDOLO a morire sul largo del castello. Perché subdolo? Ma per il semplice motivo che la tolleranza limite del tiro è il …birillo rosso da 10 punti, di SUPERMISURISSIMA. Sento come in lontananza la voce dell’arbitro: «Gomez 10 punti». E in sala si SPENGONO LE LUCI.
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