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Nestor “Nenè” Gomez, il Professore, eternamente Ragazzo, della stecca. (Parte Sesta): Mondiale Pro e dintorni

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Nestor “Nenè” Gomez, il Professore, eternamente Ragazzo, della stecca : Mondiale Pro e dintorni

Per Nenè, purtroppo, il MONDIALE PRO arriva in un momento molto delicato della carriera, quando viene a trovarsi in fase di transizione su tutti i fronti. Quello personale, innanzitutto, per  la legittima aspirazione di rifarsi una vita in Italia dopo il fallimento del primo matrimonio, in Argentina. Una storia strana di un rapporto logorato delle continue scenate di gelosia di Graciela, che era ossessionata dall’idea che Nenè la tradisse. «Giuro che non l’ho mai tradita – protestava in privato il  poveretto – ma non c’era verso, tanto lei non mi credeva». Qui mi sento di spezzare una lancia in favore dell’amico, che  ho sempre conosciuto come  persona  seria, responsabile e credibile. Purtroppo ci sono tante donne fatte così e non se ne viene fuori. Adesso che ci penso, anche tanti uomini e magari pure VIOLENTI, la qual cosa è ASSOLUTAMENTE INTOLLERABILE. Sfortunato la prima volta, il nostro Nenè è BACIATO IN FRONTE la seconda, quando incontra a Torino, verso la fine degli anni ottanta, quella che è destinata a diventare la donna della sua vita. Si chiama Mariela Garcia Piccinini. E’ dolce e graziosa, di buona cultura, laureata in architettura e specializzata in arredamento d’interni. Tra l’altro ha il pregio di essere giovane e per di più argentina. Inoltre è del 1962, annata doc per i cinque birilli, di buon auspicio per i nascituri. Vanta pure discendenze italiane per parte di nonni, originari di Lucca, in Toscana. In prospettiva potrebbe essere anche un vantaggio – per i figli  più che altro –  visto che Nenè è un argentino tosto , fiero di essere tale, e non ha certo intenzione  di cambiare nazionalità. La LOVE STORY intanto va a gonfie vele e c’è un matrimonio in vista, a stretto raggio, anche perchè Nenè, che non ha mai avuto la gioia di diventare padre, si trova ormai a ridosso della fatidica soglia dei 50 anni  ed è ben intenzionato ad essere un buon papà per i suoi figli, piuttosto che UN BRAVO NONNO. Il matrimonio viene a coincidere, grosso modo, col cambio di sponsorizzazione che sposta Gomez dalla L.M. alla Montanino Biliardi. Nenè e signora lasciano la grigia Torino per il soleggiato golfo di Napoli e vanno a mettere radici a Pompei, ai piedi del Vesuvio, dove il maestro argentino darà  vita al suo personale PROGETTO SCUOLA, sia IN LOCO sia in giro per la Campania e  regioni limitrofe. Era impressionato – lo ricordo bene – dalla passione e dal TALENTO che riscontrava in Puglia, una regione che all’epoca non era certo tra le più rinomate  nel biliardo. «Mauro non mi crederai, ma non si può avere idea di cosa  verrà fuori da lì tra qualche anno. Ci sono dei ragazzini che sembrano nati con la stecca in mano» Una profezia destinata  puntualmente ad avverarsi agli inizi del nuovo millennio, con l’ascesa prepotente dei TRE TERRIBILI PUGLIESI  che rispondono, naturalmente, ai nomi di Maggio, Aniello e Quarta. Saranno loro i profeti dell’ERA MISSILISTICA dei  5 birilli.


(Archivio F.I.Bi.S.)

Il leccese Andrea Quarta, suo allievo favorito, è il predestinato  a ricevere il testimone da Zito.  Gomez  ne inquadra il talento  a prima vista quando, all’età di 11 anni, mamma e papà glielo portano direttamente alla SCUOLA di Pompei per avere un giudizio schietto e sincero, così da capire se quella poteva essere la GIUSTA DIREZIONE per il ragazzino cresciuto a pane e biliardo nella sala gestita dal papà, a Carmiano. Il  MAESTRO lo mette subito alla prova, proponendogli degli sfacci impegnativi a tutto biliardo. Andrea accetta «la sfida» e comincia a FIONDARE i colpi. E’ lì che Nené capisce di trovarsi di fronte ad un TALENTO SPECIALE, ma non è solo una questione di tecnica. «Bastava osservarlo quando si preparava al tiro. Andrea non mirava le bilie, le mangiava letteralmente con lo sguardo. Aveva già LA TIGRE NEGLI OCCHI ».

Agli inizi degli anni novanta arriva anche il momento di rimettere tutto in discussione per quanto riguarda la scelta della stecca. Ci vuole qualcosa di nuovo per riportare Gomez ai suoi migliori livelli, dopo il leggero declino accusato nelle ultime stagioni. L’idea, anche per movimentare il mercato, è di andare in controtendenza rilanciando IL LEGNO dopo un decennio in cui a farla da padrone sono state le stecche metalliche e le TECNOLOGICHE in genere.  Non si può dire che Gomez non abbia provato ad arrivare alla quadratura del cerchio con questo tipo di attrezzi. A Chiasso 89 aveva iniziato con una L.M. in carbonio del peso di 685 grammi, ma strada facendo aveva dovuto prendere atto che quando si trovava in condizioni di grande tensione – come è successo in semifinale con Colombo – non riusciva più a dominare l’attrezzo, anche per la tendenza a sbandare del puntale. Se non altro è riuscito a porvi rimedio prima della finale per il terzo posto con Belluta, incrementandone il peso con l’inserimento di un po’ di STUCCO sul puntale, in zona giuntura. Lavorando poi sull’asta dei pesi, aveva trovato i giusti equilibri a 725 grammi, anche se ha poco senso dover per forza appesantire la stecca per migliorarne la resa. Il braccio poi ne risente e più di tutti ne è convinto Gustavo Zito, il quale – almeno finché è rimasto in attività  – non si è mai neanche lontanamente sognato di sollevare con il braccio destro un peso che fosse  superiore ai 630 grammi – quello della sua stecca – neppure se si trovava al supermercato con la moglie! Comunque contro Belluta, un Gomez ispirato va a vincere la medaglia di bronzo, regalando al grande pubblico accorso al Palapenz il più bel match del torneo.

Tra i presenti a bordo tavolo, sistemato in posizione privilegiata, c’è il pluricampione mondiale di carambola Francis Connesson, giunto appositamente a Chiasso per vedere all’opera l’amico argentino. «Nestor ha giocato la perfezione sul biliardo – osserverà il francese – e a chi mi chiede se in futuro posso pensare di provare i 5 birilli, dico subito no. Dopo aver visto all’opera Gomez, non ci penso proprio!». Pronto a cogliere al volo quelle parole e tenerle in memoria, c’è pure lo scrivente che a fianco di Franco Trandafilo andrà a commentare a ruota, per la RAI, la finale per il titolo tra il nostro Colombo e la rivelazione del torneo, il 27 enne argentino Gustavo Torregiani. L’esperto giocatore milanese, 39 anni, allievo del grande Cavallari, gode incondizionatamente dei favori del pronostico contro un giocatore che non ha neanche mai disputato una finale per il titolo nazionale. Alla resa dei conti, però, sarà il MUCHACHO di Leones, provincia di Cordoba, a imporre la sua legge al tavolo, portando a casa con grande autorità il titolo più ambito. Giusto per RIBADIRE IL CONCETTO, Torregiani farà  il bis l’anno dopo, a Brescia, regolando in finale  il grande Cifalà. Bisogna prenderne atto, E’ IL NUOVO CHE AVANZA. Lo si vedrà ancora meglio con l’avvento del mondiale professionisti.

Intanto Gomez sta affilando con grande cura la NUOVA ARMA dalla quale dipenderanno, in buona parte, la sue  fortune nella stagione 92/93. «Gioco con una stecca Empire realizzata con legni pregiati, del peso di 600 grammi (n.d.a. AMMAPPALO che discesa libera dai 725 del carbonio!), lunga 1,40 con bilanciamento a 40-41 (n.d.a. dal tallone). Il girello è da 12 millimetri, più morbido che duro, perché per il legno è meglio morbido, mentre per kevlar e carbonio è preferibile più duro». Ogni dettaglio va curato al meglio perché la REMUNERAZIONE è incredibilmente alta. I premi in denaro risultano  decuplicati in media, se non addirittura centuplicati come nel Master finale di Cannes, dove verrà assegnata una prima moneta di 180 milioni. Giusto per dare un’idea, nel grande mondiale mediatico di Milano 87, Cifalà, il trionfatore, aveva portato a casa un milione e una medaglia d’oro. Tutto decuplicato anche a livello di esposizione televisiva. Se in precedenza un’ora di diretta al giorno, nei fine settimana, poteva essere considerata un BONUS, adesso di ore ce ne sono 8 al giorno – più le repliche – per un’intera settimana! Poveri commentatori sottoposti a dei TOUR DE FORCE massacranti, ma alla fine  per Alfio Liotta, Marcello Lotti e il sottoscritto sarà un’esperienza davvero impagabile.

All’epoca Tele+2 non era rilevata dall’AUDITEL, ma ci voleva poco a capire che erano milioni gli spettatori che ci seguivano torneo dopo torneo nella fase iniziale del circuito, quando i programmi venivano dati IN CHIARO. Tutti  vedevano il biliardo e ne parlavano in termini entusiastici. Anche noi commentatori eravamo diventati famosi e quante volte ci è capitato di essere riconosciuti per strada, o al supermercato, da appassionati o anche semplici  curiosi, felici di poter scambiare due parole e portare a casa l’immancabile autografo con tanto di dedica. A certificare ,al di la dei numeri, che il MONDIALE PRO era anche un programma con un suo fascino particolare, capace di catturare l’attenzione persino dei telespettatori più smaliziati, c’era pure il fatto di essere ormai una trasmissione DI CULTO per gli stessi addetti ai lavori nei vari studi televisivi della nostra emittente. Se ne ricorda bene Antonio Raimondi, oggi direttore a Eurosport, ma meglio conosciuto come LA VOCE DEL RUGBY, che all’ora curava con Liotta e il sottoscritto il settimanale SPORTIME BILIARDO, ovvero  il MAGAZINE di collegamento tra torneo e torneo. «All’epoca negli studi televisivi la  trasmissione CULT era MAI DIRE GOL, con la Gialappa’s, un programma così esilarante che non lo potevi  proprio perdere. Poi è arrivato il MONDIALE PRO che ha oscurato persino la Gialappa’s! E allora tutti incollati agli schermi per non perdere un solo colpo di «Terminator» Nocerino, del «Professor» Gomez o del mitico «Scuro».

Per Gomez, ex «Bel Tenebroso» del panno verde, gli anni cominciano a farsi sentire con un po’ di appesantimento nel fisico e  l’insorgere di qualche problema di vista. Nenè deve mettere gli occhiali e l’aspetto più maturo, più serio che gliene deriva – anche più preoccupato si potrebbe dire – cambia la percezione che ne può avere il pubblico. Per tutti diventa  «Il Professore», ma è un docente dalla  faccia un po’ triste di questi tempi, anche se a rallegrarlo è arrivata la nascita del primogenito, Camilo, destinato a seguire le sue orme nel biliardo. Il problema per Gomez è solo professionale, dovuto a un preoccupante avvio nel tanto atteso MONDIALE PRO. «Pare strano, ma quando si giocava per la classica medaglia, facevo sempre un’ottima preparazione con lunghe passeggiate durante le quali cercavo di riposare la vista, guardando solo il verde degli alberi e del mare, quando era possibile. Poi qualche ora prima della partita mi isolavo, non mangiavo e cercavo di pensare solo all’incontro e all’avversario da affrontare . Oggi che si gioca per tanti soldi, non so, ma per un motivo o per l’altro non riesco mai ad arrivare in gara con una buona condizione. Credo sia normale perché adesso ho famiglia e faccio fatica ad isolarmi per trovare la giusta concentrazione. Mi dispiace molto per i miei tifosi, ma prometto che d’ora in poi torneremo a vedere il vero Gomez ».

Qualcuno ricorderà,  si tratta della stessa mossa psicologica messa in atto  quando navigava in cattive acque al mondiale di Pesaro 79. Andò alla grande allora, chissà che il miracolo non possa ripetersi adesso che è imminente la classica di Sarnano, nelle Marche, un torneo sempre ben organizzato dal promoter Adriano Cencioni, con tanto di riprese RAI fino all’avvento di TELE+2 che porterà molte più ore di trasmissione. Ormai un appuntamento che nel panorama del circuito nazionale è da considerarsi secondo per importanza solo al Grand Prix di St. Vincent, nel periodo d’oro che va dalla metà degli anni 80 alla metà dei 90. I proclami, a quanto sembra, si addicono in modo particolare al campione argentino che, AL DUNQUE, infila vittorie su vittorie, lasciando praticamente NIENTE ai malcapitati avversari. Supera in scioltezza il  pericoloso danese Sjorup, per poi mettere in riga Giancone e Berniga. In semifinale affronta Cifalà, il l rivale di sempre, e lo batte con un convincente 5-2, in partite ai 50 punti. La finale lo vede opposto al giovane messinese Pietro Guerrera, la grande rivelazione della prima parte della stagione. Questa volta, però, non c’è proprio partita. Gomez CUCE, RICAMA e RIFINISCE come nei giorni migliori, realizzando il massimo nei tiri frontali e chiudendo ermeticamente il gioco al micidiale colpitore siciliano. Finisce così, con un impietoso 5-0, la finale più a senso unico della stagione. Una finale che verrà ricordata anche per uno striscio «impossibile», di mezzo colpo, giocato in acrobazia – col braccio lontano dal corpo –  che lascia tutti a bocca aperta. «Ho giocato uno striscio che nessuno si aspettava. Cavalli che mi capisce, che sa tutto del mio gioco, HO FREGATO anche lui, perché non sapeva cosa giocavo e ho fatto fare alle bilie qualcosa che nessuno avrebbe mai immaginato». Un Gomez che, tra l’altro, ha impressionato per la continuità esibita nel corso dell’intero torneo, chiuso con uno strepitoso bilancio di 22 partite vinte e solo 5 perse, eguagliando Zito – trionfatore a Udine – che in finale aveva superato proprio Guerrera. Intanto con il successo di Sarnano, Nené fa un balzo prodigioso in classifica, passando dal ventesimo posto al quarto. Un risultato che lo lancia verso il MASTER di Cannes, riservato ai primi 8 del RANKING che a fine stagione si daranno battaglia per la conquista del titolo mondiale e relativo MAXI ASSEGNO da 180 milioni. La CACCIA AL TESORO è ufficialmente aperta.

 

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