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Nella Finale di Europa League a Baku, Mkhitaryan non ci sarà
Il centrocampista dell’Arsenal Henrix Mkhitaryan non giocherà la finale di Europa League tra Arsenal e Chelsea che si disputerà stasera alle 21 a Baku, Azerbaijan.
Il giocatore dei Gunners, di nazionalità armena, ha paura per la sua sicurezza qualora dovesse recarsi a Baku per via delle forti tensioni tra il governo armeno e quello azero.
“Abbiamo considerato tutte le opzioni disponibili, e ci siamo visti costretti a prendere questa difficile decisione, ovvero che non parteciperò al viaggio con la squadra per giocare la finale di Europa League. Non è il tipo di partita che capita così spesso ed è per questo che mi fa molto male sapere di non poterla giocare”.
Anche Unai Emery, allenatore dell’Arsenal, ha detto la sua: “Il giocatore voleva giocare, ha parlato con la sua famiglia e ha deciso di non partire. E’ una decisione molto personale e va rispettata“.
Intanto la UEFA ha risposto all’Arsenal in merito alla decisione ma soprattutto ai rischi palesati nella decisione di non far andare il calciatore: “Abbiamo collaborato con le autorità Azere per garantire l’incolumità del giocatore e abbiamo avuto tutte rassicurazioni a riguardo”. Anche il governo Azero si è detto “dispiaciuto e amareggiato” soprattutto perchè in questo modo, a detta dei suoi portavoce, si dipinge il paese per quello che non è.
Mkhitaryan per l’Arsenal è stato un giocatore chiave nel percorso in questa Europa League e la sua assenza potrebbe essere determinante nella corsa a quel trofeo europeo che manca in bacheca dal lontano 1994. A supporto di ciò, le parole del capitano Koscielny: “Non sono contento, in quanto non abbiamo potuto portare un giocatore per la finale. Credo che quando vi sia un problema politico tra un paese e un altro, la Uefa non dovrebbe assegnare la finale a questo paese. Non sarà la finale che sognavamo, vista anche l’enorme distanza che separa Baku dai nostri tifosi”
Proprio dai compagni di squadra londinesi era arrivata anche la proposta di indossare una maglia con il suo nome durante il riscaldamento per manifestare vicinanza al giocatore armeno. Iniziativa bloccata sul nascere dalla UEFA per motivi legati al regolamento.
Purtroppo non è più così raro vedere atleti dover rinunciare a determinate trasferte per motivi politici o religiosi, andando a rovinare lo spettacolo ma soprattutto l’anima inclusiva e di unione che dovrebbe avere lo sport. Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato di un caso simile per certi versi come quello di Enes Kanter, centro dei Portland Trail Blazers.
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