Nel Napoli che vince, diverte e si prepara a sfidare il Real Madrid c’è un “uomo ombra” di cui si parla poco e che, invece, sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche societarie e negli equilibri dello spogliatoio azzurro. “L’uomo ombra” si chiama Edoardo De Laurentiis. Lontano dalle luci della ribalta, eppure onnipresente, il giovane vicepresidente del Napoli (31 anni) ha ingaggiato una sfida silenziosa con il pregiudizio di chi lo ha dipinto semplicisticamente come “il figlio del presidente”. La sfida il giovane Edo l’ha raccolta e presa di petto con il piglio di chi non ha intenzione di vivere di luce riflessa. Affidandosi allo stesso carattere forte che ha ereditato dal padre Aurelio e a quell’identica determinazione che ha portato a tanti successi nella vita Adl, Edo ha risalito la china del pregiudizio, dimostrando che il futuro del Napoli sarà ancora a lungo nel segno della famiglia De Laurentiis.
“L’impegno e il sacrificio portano sempre a risultati importanti, nello sport e nella vita. Il Napoli è una grande famiglia. Da vicepresidente affronto i problemi settimanali e quotidiani, e al contempo lavoro per sensibilizzare l’ambiente e dare entusiasmo al gruppo“, spiega Edo De Laurentiis, che sta interpretando il suo ruolo come un “vicepresidente 2.0”, collante tra la società e la squadra, moderna figura che, sdoppiandosi tra scrivania e campo, ha colmato quel vuoto che da più parti si diceva vi fosse in casa Napoli. Dirigente al fianco di Giuntoli e Sarri ma anche amico dei campioni, Edo ci ha messo la faccia nei giorni roventi del tradimento di Higuain per motivare chi è rimasto e tranquillizzare l’ambiente, ed è stato poi tra i primi ad incitare Arek Milik e a stargli accanto nei difficili mesi del grave infortunio. Oggi Edo può sorridere per il ritorno del campione. Lo contatto poco dopo l’ok dato dal professor Mariani al rientro in gruppo del polacco, e lui mi dice felice e con orgoglio: “recupero record per il nostro attaccante, finalmente lo rivedremo in campo”.
La promozione di Edo a vicepresidente è stata una prospettica investitura che Aurelio De Laurentiis ha voluto per dare una chance importante al figlio, una scommessa che sta dando i suoi frutti. Agli inizi dell’avventura partenopea, Edo è stato per 4 anni team manager, la gavetta agli albori di un club che papà Aurelio ha ricreato dalle ceneri del fallimento e che in 36 mesi ha riportato dagli abissi all’Olimpo del pallone. In quelle stagioni, tra i campi di periferia della C e il purgatorio della B, sino al ritorno in A, Edo si è innamorato del mondo Napoli, una città dal grande cuore che sa essere una sola cosa con i suoi calciatori, dove la passione h24 del tifo rende ogni vittoria un’emozione speciale. Napoli ti ama ma non ti regala niente, ti adora ma pretende una cosa: ti chiede di lottare con la gente e per la gente. Ti spinge a dare tutto quello che hai dentro e lo ha imparato in fretta Edo De Laurentiis, che ha fatto i conti con le critiche ma oggi viene fermato per strada dai tifosi per un autografo, al grido “Edo, uno di noi”.
“Il Napoli è grande e sarà sempre più grande. L’impegno e il sacrificio portano sempre a grandi risultati”, promette e sottolinea Edo. “L’uomo ombra” non si perde un solo minuto delle vicende che riguardano il Napoli: c’è nelle trasferte di campionato e di Champions, c’è al San Paolo, c’è a Dimaro, c’è a Castevolturno, c’è per la Primavera e segue anche la Youth League. Va in tribuna con la sua sigaretta elettronica, sta al fianco della prima squadra e accompagna i giovani nel percorso di crescita. Ai talenti della Youth League ha urlato: “siete il Napoli, fuori le palle“. Lottare e andare fieri di indossare la maglia del Napoli, un discorso da leader vero. Cinesi, americani e qatarioti possono attendere: all’ombra del Vesuvio c’è un “vicepresidente 2.0” che studia da futuro patron e nel film azzurro si sta intanto ritagliando con merito un ruolo da protagonista.