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Il Modello Atalanta: quando le “odiate” plusvalenze fanno bene
L’effetto Gasperini si fa sentire, in campo ma anche fuori. Arrivato sulla panchina della Dea nel 2016, in 3 anni si è da tempo preso un posto nella storia del club bergamasco e soprattutto dei tifosi. Prima la qualificazione in Europa League, poi quella storica e indimenticabile in Champions League nella passata stagione unita alla conquista della finale di Coppa Italia. In quella attuale l’inesperienza europea ad alti livelli si è fatta subito sentire e sono arrivati degli schiaffoni ma poco importa.
In Italia, invece, gli orobici sono quasi ingiocabili. Ventuno punti fatti in 11 giornate, meno 8 dalla vetta, con trenta goal all’attivo che significa miglior attacco della serie A. La scorsa domenica è arrivato l’inatteso stop contro il Cagliari rivelazione di Maran, ma la squadra di Gasperini sembra ormai essere una realtà consolidata per le zone alte del campionato italiano.
Anche dal punto di vista economico, il presidente Percassi deve molto al suo tecnico capace di innovare, esaltare e valorizzare la rosa a disposizione. Gli 8 contro 8 a tutto campo per allenarsi in modo super intenso, chiedere a Skrtel, sono già un must a Coverciano.
Proprio questa intensità, una volta trasportata sul campo, ha portato a grandi prestazioni da parte dei singoli e dal 2017 ad oggi il bilancio dell’Atalanta ha visto un gettito di soldi continuo alla voce cessioni che hanno registrato alte plusvalenze.
Kessie, Gagliardini, Conti, Caldara, Bastoni, Cristante, Mancini e Petagna: cessioni che hanno fatto la fortuna dell’Atalanta nelle ultime annate e che sono valse una cifra intorno ai 200 mln.
E non è finita qui. Al di là di come finirà questa stagione, se ci sarà di nuovo qualificazione in Champions o meno, la rosa è ancora preziosa se si pensa a Gollini, Toloi, Gosens, Castagne, Hateboer, De Roon, Freuler, Pasalic, Zapata, Muriel e Malinovskyi che, valutazioni transfermarkt alla mano, valgono altri 190 mln di euro.
Una lezione per tutti coloro che ritengono le plusvalenze il vero problema della mancata crescita di club ambiziosi. L’Atalanta, pur vendendo in ogni sessione molti dei suoi gioielli più preziosi, è riuscita a trovare le alternative giuste, far sbocciare i talenti e dare continuità a un processo di acquisti e cessioni in grado di alzare l’asticella anno dopo anno.
Il modello Atalanta, la piccola Ajax dello stivale, funziona e come sia dal punto di vista economico ma soprattutto sportivo. Il sogno di tutte le società che si autofinanziano ha visto la sua realizzazione e ha tracciato la strada. Gli ingredienti principali? Rosa di atleti, professionisti, corsa, intensità, e un grande tecnico innovatore ed insegnante di calcio in panchina.
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