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MMA: Dio salvi le Regine

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Ultima notte del 2016 non in condominio col 2017 negli USA, in Italia l’alba di San Silvestro. T-Mobile Arena di Las Vegas, Due donne avanzano determinate verso la gabbia, il ring ottagonale  dove si combattono i match delle MMA. Mixed Martials Arts il significato dell’acronimo, Arti Marziali Miste in italiano. Vanno a disputare il main event, l’incontro principale si direbbe da noi, di UFC 207: in palio il titolo mondiale dei pesi gallo femminili.

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Per prima entra il mito assoluto delle arti MMA femminili: Ronda Rousey, già bronzo olimpico nel Judo a Pechino, californiana, 30 anni il prossimo primo febbraio, stasera nelle vesti di sfidante. Ha perso il titolo che sembrava suo per sempre, 13 mesi prima, a Melbourne, battuta contro ogni pronostico da Holly Holm, “La figlia del prete”, una delle più forti pugili al mondo prima di essere artista marziale, che ha trovato il punto debole di Ronda proprio nella sua boxe. E’ riuscita a non farsi portare a terra, dove nella lotta sarebbe stata annichilita dall’avversaria, e nel secondo round a metterla KO a suon di colpi. Dopo quell’incredibile sconfitta Ronda è scomparsa per un bel po’, ha dichiarato di aver pensato al suicidio, incapace probabilmente di accettare di aver perso quello pareva destinato ad essere per anni e anni il suo regno. Nei lunghi mesi del ritiro il suo titolo mondiale ha cambiato mani più volte, incapace di trovare una nuova padrona, la Holm lo ha perso alla prima difesa contro Miesha Tate, nota come l’arcinemica di Ronda, colei che piuttosto che arrendersi di fronte alla rivale si era lasciata svenire durante uno dei loro match. La Tate a sua volta non ha superato la prima difesa, contro la brasiliana Amanda Nunes, ragazza forte e devastante in inarrestabile ascesa che l’ha sottomessa al primo round.

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E’ proprio Amanda, “The Lioness” a salire per seconda nell’ottagono della T-Mobile come spetta alla campionessa in carica sia pur poco considerata: la Rousey è la favorita del match e la sensazione intorno è che il titolo mondiale che ha dovuto concedere in prestito suo malgrado presto tornerà nelle sue mani. La Nunes, un anno più giovane dell’avversaria, ovviamente non è disponibile a renderglielo tanto facilmente, donna dura, dichiaratamente lesbica, non amatissima dal pubblico, a volte attaccata per il suo fisico che alcuni dicono maschile. La campagna pubblicitaria di presentazione dell’incontro è stata tutta incentrata su Ronda, la vecchia regina che ha ritrovato se stessa e ovviamente alla brasiliana questo non è piaciuto. Adesso però il tempo delle parole sta per finire.

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Dentro l’ottagono di UFC 207 il match prende subito una piega ben definita: Amanda Nunes sovrasta nella boxe Ronda Rousey fin dai primi secondi. “Rowdy”, come è soprannominata la statunitense, sembra spenta, la testa da tutt’altra parte: non riesce minimamente a reagire, subisce colpi pesanti, sbanda, non cade e viene colpita ancora, è quello che si chiama KO in piedi: ed Herb Dean, che insieme a Big John McCarthy è il più famoso arbitro di MMA al mondo, negli States anche gli arbitri diventano dei personaggi, mette fine al match dopo 48 secondi. Era già toccato a lui nel novembre 2015 prima fare lo stesso quando era stata Holly Holm a mettere KO Ronda.

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Sono deluso, lo ammetto. Ho iniziato a seguire UFC e poi le MMA in genere tre anni fa perché avevo sentito parlare di Rowdy, prima l’unico sport da combattimento che seguivo con costanza era il pugilato. Da allora non avevo più perso un match di quelli trasmessi sulla pay tv italiana, arrivando anche ad abbonarmi al servizio streaming di UFC per non perdermi nulla. Certo Ronda restava sul suo piedistallo, sicura di se, scostante e inavvicinabile come dev’essere una Regina, ma tutto il meccanismo mi aveva conquistato.

Una strada lunga, devo dire, comprendere le arti marziali miste è difficile, bisogna capire  che quello scontro che può sembrare a prima vista  una rissa da strada in realtà è uno sport che richiede oltre a un fisico eccezionale, capacità tecniche enormi: è necessario saper boxare, conoscere la lotta olimpica, libera e greco-romana, il Judo, il Jiu-jitsu brasiliano, il Karate e si potrebbe continuare, forse questa sua complessità lo rende poco vendibile in Italia, dove non basta appassionarsi e seguire lo spettacolo ma si deve per forza diventare tutti esperti della materia, commissari tecnici. E se a football tutti abbiamo giocato e i due calci tirati al pallone da ragazzini ci danno una giustificazione morale all’essere tutti dottori, nelle MMA non funziona così.

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In Italia comunque l’attività esiste e cresce: poche ore prima della sfida Nunes – Rousey durante i match preliminari di UFC 207 aveva combattuto anche un nostro peso medio:  Marvin Vettori, 23 anni da Mezzocorona, al secondo impegno in UFC. Nemmeno a lui era andata bene, sconfitto ai punti da Antonio Carlos Jr, un ex peso massimo brasiliano, avendo vinto il secondo round ma perso il primo e il terzo. Una sconfitta a testa altissima che gli permetterà di avere almeno un’altra occasione nel circuito che conta. L’avevo visto da vicino lo scorso maggio al palazzetto dello sport di Sesto San Giovanni, se ne stava seduto nel parterre insieme alla fidanzata durante gli incontri pomeridiani di Venator 3, importante promotion italiana di MMA ora in pausa di riflessione ma che si spera possa presto tornare attiva, in attesa del suo match previsto nel programma serale. Un ragazzo normale, che faceva discorsi normali in attesa di trasformarsi in quello che per la fantasia popolare potrebbe essere un moderno gladiatore. L’incontro poi lo vinse aprendosi la strada verso UFC, dove dopo un’altra vittoria al debutto è arrivata la battuta d’arresto di cui abbiamo appena parlato. Un altro medio italiano è in UFC, Alessio Di Chirico, anche per lui 1 vittoria e 1 sconfitta, mentre Alessio Sakara, il Legionario, lo è stato per anni in passato e ora combatte in un’altra promotion importante, Bellator.

Mentre io mi perdo nell’immaginare il futuro delle MMA italiane dentro la gabbia  a Las Vegas tramonta probabilmente per sempre il mito di Ronda Rousey, intendiamoci lei resterà per sempre colei che ha portato le MMA delle ladies in UFC, non ci fosse stata le divisioni femminili sarebbero arrivate molto tempo dopo e con molto meno clamore, e chissà quando avremmo visto delle riunioni con un match femminile come main event, cosa che invece è già ormai accaduta più volte, dunque il massimo rispetto e la speranza possa seguire una nuova strada, è una donna famosa, ha già avuto un suo spazio nel mondo del cinema, ne ha tutte le possibilità.

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Un metro più in là si celebra la nuova regina: Amanda Nunes festeggia la vittoria e il titolo mondiale che adesso è veramente suo, ma lo fa in un modo più rabbioso che gioioso: si porta l’indice alle labbra e cammina lungo l’ottagono sfidando il pubblico della T-Mobile facendogli segno di star zitto. Ci sono anni di vita dura, la difficoltà della scalata, la frustrazione per non essere stata considerata la vera campionessa dopo essere arrivata al titolo alle spalle di questo gesto. La folla non la fischia, la rispetta. Del resto le Regine devono essere carismatiche, non simpatiche.

Francesco Beltrami nasce 55 anni fa a Laveno sulle sponde del Lago Maggiore per trasferirsi nel 2007 a Gozzano su quelle del Cusio. Giornalista, senza tessera perché allergico a ogni schema e inquadramento, festeggerà nel 2020 i trent'anni dal suo primo articolo. Oltre a raccontare lo sport è stato anche atleta, scarsissimo, in diverse discipline e dirigente in molte società. È anche, forse sopratutto, uno storico dello sport, autore di diversi libri che autoproduce completamente. Ha intenzione di fondare un premio giornalistico per autoassegnarselo visto che vuol vincerne uno e nessuno glielo da.

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