Due vite, due storie. Un bambino e una ragazza che nonostante le numerose diversità, sembrano parlare la stessa lingua, sembrano percorrere lo stesso percorso. Insidioso, turbolento, pieno di imprevedibilità ma animato da una sostanza vitale ed essenziale: i sogni.
Murtaza Ahmadi ha 5 anni, è afghano e ha fatto parlare il mondo. Si è costruito una maglietta fatta con un sacchetto di plastica e calciando un pallone sogna di essere Messi e magari di poter diventare come lui, un giorno. Il padre Arif dice: “Mio figlio impazzisce per Messi e per il calcio. Io sono solo un contadino e non posso permettermi di comprare una vera maglietta, così se l’è fatta da solo con la plastica“. Murtaza con la stupenda innocenza di un bambino, si accontenta di poco, ma quel poco lo rende felice più di qualsiasi altra cosa. Lasciando spazio alla fantasia, per un po’, mette in disparte la durezza della quotidianità che segna la sua vita. Solo il fatto di avere addosso quel nome, lo rende invincibile. Il poter sognare e sognarsi nell’olimpo del calcio, rende tutto bello, nuovo, pieno di vita ed emozioni. Anche nella povertà, nella miseria che c’è attorno a lui, la voglia di vedersi grande non tramonta mai. Persino Messi, dopo aver visto l’immagine, ha voluto informazioni sul ragazzo. Grazie al lavoro dello zio e delle federazioni si incontreranno. Parleranno, scherzeranno e rideranno, giocando. Sicuramente anche Messi cercherà di fare il possibile affinché questo bimbo non smetta di sognare e divertirsi con quella sua semplicità disarmante.
Misty Copeland, ha 33 anni è afroamericana e nella sua vita ha sempre avuto un sogno: ballare. Forse agli inizi come ballerina nel Missouri non si immaginava di diventare una star. Di certo nulla è per caso e nel suo intimo, nel suo sognarsi incantevole, avrà fatto, se pur poco, un pensiero così. Tanto grande ma tanto pieno di vera bellezza. Il suo percorso che l’ha portata a diventare una ballerina professionista però non è stato rose e fiori: Misty è cresciuta passando da una camera di un Motel all’altra. Costretta a dividere una stanza con cinque fratelli, nei continui spostamenti della sua famiglia poverissima, ha scoperto la danza. Ha cominciato all’età di 13 anni.
Il suo talento e la grande passione per questa disciplina hanno fatto sì che la strada non fosse più in salita, ma si spianasse. Dopo appena 3 anni dall’inizio, cominciò a ricevere i primi premi. Per entrare nella compagnia più importante al mondo però servivano soldi: la famiglia non poteva garantirgli niente. Ha dovuto tirar fuori qualcosa di suo. Gli ottimi risultati scolastici gli hanno permesso di coronare il suo sogno: ottenere la borsa di studio ed entrare nell’American Ballet Theatre di New York. Le difficoltà e le sfide non finirono: inizialmente venne scartata. Il suo fisico si distanziava dal classico esempio di ballerina: non tanto alta, formosa e piena di muscoli. Forse anche per questo non venne ritenuta all’altezza di un palcoscenico simile. Misty non si perse d’animo e con la sua immensa tenacia, incassò il colpo, prese coraggio e decise di farsi strada in un altro modo, da solista. Questa scelta, interiore e profondissima, la portò a svoltare. Ottenne la conferma. Nessuno prima di lei riuscì a raggiugere una posizione simile all’interno della compagnia americana.
Da un fallimento spesso si riesce a riesumare forze che si credevano perse e si riesce a riscrivere il proprio percorso, con maggior attenzione e determinazione. Così è stato per Misty. Ora si trova a ballare nei teatri più importanti del mondo. Cosa sarebbe successo se non avesse dato ascolto a quella voce interiore che gli diceva di riprovare, di non lasciarsi andare allo sconforto e di trovare dentro di sé nuova linfa vitale? Difficile dirlo, ma forse non sarebbe stata davvero lei. Si sarebbe trovata a dover svolgere compiti e doveri che non la rendevano davvero felice e non facevano in modo che mettesse a frutto il suo immenso talento, rendendo incompiuta la sua missione di vita: incantare, con le sublimi gesta della danza.
Due storie unite da un filo, quasi invisibile ma essenziale. Se potessimo guardare il percorso di queste due vite forse potremmo osservare il tratteggio delle due vie, diverse ma uguali. Murtaza, ha realizzato il sogno che la sua fanciullezza desiderava: poter incontrare il suo idolo Lionel Messi. Misty, ha avuto il coraggio di ascoltarsi, realizzando la sua unicità.
William Shakespeare disse: “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Se davvero avessimo il coraggio di ascoltarci di più, forse riusciremmo a danzare sulle note della nostra colonna sonora, unica e perfetta.