/

Mattia De Sciglio: essere non apparire

Inizia la lettura
/
11 mins read
5

Mattia De Sciglio: essere non apparire

In un calcio in cui il campo parla sempre di meno, mentre sui social bisogna urlare sempre di più per farsi notare, i risultati sportivi sembrano passare in secondo piano, dando importanza ad aspetti che con il gioco non hanno nulla a che fare. Ma esistono atleti il cui valore viene espresso attraverso le prestazioni, il lavoro, la dedizione e il rispetto.

In questa stretta cerchia di professionisti c’è Mattia De Sciglio. Un predestinato, che come coloro ai quali vengono date grandi responsabilità, ha dovuto dare seguito alle alte aspettative, nell’unico modo in cui un calciatore dovrebbe fare, con l’impegno e il raggiungimento dei risultati.

Gli inizi

Nato a Milano il 20 ottobre 1992, Mattia, che ha appena inaugurato il suo sito ufficiale, www.mattiadesciglio.it, cresce nelle giovanili del Milan. Le sue prestazioni da terzino e la capacità di giocare indifferentemente a destra e a sinistra, fanno intravedere in lui un futuro perno della squadra meneghina e della nazionale italiana, alla ricerca di stabilità in un ruolo in cui negli anni si è faticato molto a far emergere giocatori di affidamento e continuità. Lo chiamano il nuovo Maldini, e lui, ragazzo appena maggiorenne timido e riservato, quasi arrossisce al paragone con la leggenda di Paolo. In una vecchia intervista ricorda come, ai tempi in cui era ancora un raccattapalle a San Siro, guardava ammirato le gesta del Capitano, non avendo la possibilità di avvicinarlo. Più tardi rivelerà di un incontro occasionale, in tribuna, quando era stato inserito in prima squadra ed era infortunato. Maldini gli chiese come stesse, De Sciglio gli rispose, dandogli rigorosamente del lei. Mattia è così. Un ragazzo meravigliosamente normale, umile. E in un mondo in cui si fa a gara d’eccessi per emergere, la normalità e l’educazione sono gemme rare. Merito della sua famiglia e dei valori che porta con sé ogni giorno, in campo, con i compagni e con i tifosi.

Il rapporto con Mister Allegri

A capire le sue qualità umane e sportive, l’allora tecnico del Milan, Max Allegri, che lo fa esordire a soli 18 anni nella partita di Champions League contro il Viktoria Plzen, 3 minuti per assaggiare il campo che conta. Nel ritorno parte addirittura da titolare e da quel momento entra stabilmente nella rosa del Milan, lasciando definitivamente la Primavera.  Tutti gli occhi sono puntati sul ragazzo cresciuto nella squadra dell’oratorio di Santa Chiara e San Francesco di Pontesesto che, pochi mesi dopo la Champions, fa il suo debutto anche in Serie A contro il Chievo.

Sembrerebbe l’inizio di una carriera in discesa. Ma il Milan non è più la squadra che ha vinto tutto e che dominava nel mondo del calcio. I tifosi, si sa com’è, hanno poca pazienza soprattutto se abituati a festeggiare un anno sì e l’altro pure. Nel centro del mirino finisce la rosa della squadra e a farne le spese in particolare i bravi ragazzi, quelli che non amano attaccare chi vive di passione, quelli che vorrebbero far parlare sempre e solo il campo. Mattia continua come ha sempre fatto: in silenzio, e allenandosi al massimo per ripagare la fiducia che il tecnico gli ha concesso. Il matrimonio tra Allegri e il club rossonero è ai titoli di coda e l’addio è dietro l’angolo. Il tecnico lascia per prendere le redini della panchina della Juventus, in sostituzione di Conte. Per Mattia le cose si fanno più complicate con la partenza del suo allenatore. Dopo alcuni anni in cui il Milan zoppica, per De Sciglio, che neanche a 24 anni in rossonero può comunque già vantare 2 SuperCoppe italiane e una Coppa Italia Primavera, è ora di cambiare aria, mostrare nuovamente quel sorriso da ragazzo, quella felicità persa che affondava le sue radici nell’affetto dei suoi cari, nella sua tranquillità. La sua rinascita coincide con la rottura definitiva del rapporto con il Milan e l’inizio della sua seconda vita, con la chiamata della Vecchia Signora, spinta dal desiderio di Allegri di riavere tra le sue fila il suo giocatore, quello che aveva scovato nelle giovanili, oggi più uomo, sicuro e consapevole di se stesso, pronto a zittire, sempre in silenzio si intende, i suoi detrattori, i commentatori da divano.

L’arrivo alla Juventus

In bianconero per 12 milioni fa gioire gli incattiviti tifosi del Diavolo. Ma si sa, la vendetta è un piatto che va consumato freddo. E il primo trofeo che alza in bianconero è la Coppa Italia, proprio contro i suoi ex compagni. Non ha giocato quella sera, aveva un problema fisico, ma ha festeggiato in panchina con tutto il gruppo, segno che un nuovo amore stava nascendo. E infatti la sua prima stagione targata Juventus è tra le più positive della sua carriera e anche i più critici hanno dovuto fare mea culpa, rimangiarsi quanto frettolosamente detto poco tempo prima. Stagione che si conclude con la vittoria del Campionato, grazie anche alle sue prestazioni. Oggi è infatti tra gli juventini più apprezzati e lo dimostrano gli attestati di stima e affetto che i tifosi gli dedicano quotidianamente sui social, dove Mattia è sempre attivo per raccontare agli appassionati il lato nascosto del calcio, quello della fatica, del sudore e dell’amore della gente.

Le caratteristiche di De Sciglio

Perché dietro quell’immagine da bravo ragazzo, c’è un grande giocatore e soprattutto un uomo vero, apprezzato dai suoi compagni, che nella sua carriera ha condiviso stabilmente il campo con leggende del calibro di Kakà e Buffon e che oggi si allena con Cristiano Ronaldo, con il quale sembra già avere un grande feeling come dimostrano le foto durante le sessioni di allenamento. Un ragazzo che non ha mai detto una parola fuori posto, che ha sempre evitato polemiche e risposte fuori luogo, anche quando un bel vaffa sembrava davvero inevitabile. Un atleta che ha attraversato i mutamenti tattici del Milan, mettendosi sempre a disposizione sia nei casi in cui doveva spingere maggiormente che in quelli in cui doveva mantenere bassa la posizione. La sua stagione migliore coincide con la prima in rossonero da titolare con Allegri che va di pari passo con le prestazioni esaltanti della passata e di quella in corso. Perché le peculiarità di De Sciglio sono principalmente difensive. Nasce infatti centrale ma grazie ai suoi mezzi fisici e al piede delicato viene spostato sulla fascia, destra o sinistra non importa. Sa spingere e crossare, ma sono i movimenti di copertura che lo rendono sicuro, affidabile e in grado di correre dietro all’avversario nel caso di infilate improvvise. E un terzino che sa difendere, in questo calcio, è un lusso che in pochi possono vantarsi di avere. A 26 anni compiuti, ha già vestito le maglie delle due squadre più vincenti d’Italia vincendo uno Scudetto da protagonista e con la Nazionale ha partecipato ad un Europeo e un Mondiale, collezionando in totale 37 presenze. Con la forza di volontà e la resilienza tipica di chi ha la testa sulle spalle, ha dimostrato di poter giocare con i più grandi grazie al lavoro costante, al rispetto dei ruoli e dei momenti. Ma soprattutto grazie alla qualità sportiva e morale. E non è un caso che, anche dopo una sola stagione in bianconero, sia diventato un simbolo della società, un compagno leale per il gruppo.

Pubblicità

Dopo un anno così positivo, l’arrivo di Cancelo poteva rappresentare una minaccia al nuovo percorso intrapreso da De Sciglio. Ma la competizione nel ruolo non può che fare bene, come ha detto lo stesso Mattia. Ora che ha riacquistato la stima di tutti, anche dei più scettici, ora che ha messo in un angolo con l’educazione e la professionalità anche i peggiori commentatori di questi tempi superficiali.

Lo dicevamo all’inizio: nel calcio di oggi esistono i giocatori che sono e quelli che appaiono. Mattia De Sciglio fa parte della prima categoria e i risultati raggiunti hanno già dimostrato il potenziale intravisto quando era ancora un ragazzino.

Nell’unico modo in cui un professionista serio dovrebbe fare. Sempre in silenzio, sempre a far parlare il campo. Sempre con il sorriso sulle labbra.

5 Comments

  1. mado’ sembra si stia parlando di Achille o Enea…. bel giocatore a cui auguro tutto il meglio anche perché effettivamente come dice l’articolo il ragazzo sembra serio e per bene, però epica a parte di strada da fare ne ha ancora tanta….

  2. Mattia De Sciglio e’ proprio come descritto in questo bellissimo articolo su di lui.
    Ricordo al Milan, giovane ma serio e capace. E tuttora
    alla Juve gioca con la stessa serieta’ e bravura.
    Merita tanta fortuna. Bravo De Sciglio, mi dispiace per il Milan. Ciaoo

  3. Si ma questa cosa che i giocatori, i professionisti non devono parlare è una bestialità inaudita.
    Il problema è proprio che gli atleti vengono scoraggiati dal dire veramente come la pensano sui grandi temi.
    Le interviste più noiose e prevedibili, infatti, sono quelle del mondo del calcio.
    Li avete scambiati per cavalli?
    Un professionista è qualcuno che fa di tutto per portare benefici all’azienda per cui lavora e alla propria carriera, agendo nei limiti di legge, etica e morale.
    Stare sitti o parlare non c’entra assolutamente niente.
    È un pensiero veramente provinciale e …fascista (non trovo altro termine più adatto). “Forza cavallo, corri e fammi divertire e non parlare che la mia coscienza si sta facendo un pisolino”
    Tapparsi la bocca e non dire cosa si pensa, specialmente quando si è influenti, è uno spreco da vigliacchi.
    Dante vi avrebbe messo nel girone degli ignavi.

  4. Condivido in pieno l’analisi: si tratta di un difensore di fascia di una affidabilità eccezionale, che mostra una correttezza ammirevole. Capisco perché Allegri riponga tanta fiducia in lui. Gli auguro di non incorrere in infortuni; il resto verrà da se.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articoli recenti a cura di