Massimo Maestrelli, uno dei due figli (insieme al gemello Maurizio) dello storico allenatore della Lazio del primo scudetto, Tommaso. Nel giorno in cui Giorgio Chinaglia, indimenticato bomber di quella Lazio morto nell’aprile del 2012, avrebbe compiuto 70 anni, abbiamo voluto intervistarlo per chiedergli un ricordo di “Long John” e di suo padre. Che attualmente sono sepolti nella tomba della famiglia Maestrelli presso il cimitero di Prima Porta a Roma.
Allora Massimo oggi Giorgio Chinaglia avrebbe compiuto 70 anni. Che ricordo hai di lui?
“Un ricordo bellissimo. Per un ragazzo come me che all’epoca aveva 13 anni è stato come poter vivere un sogno. Condividere con quella squadra e soprattutto con Giorgio tanti momenti fuori dal campo. Io e mio fratello lo consideravamo un altro della famiglia. Giorgio veniva spesso ospite a casa nostra. E quando entrava in casa era un’altra persona. Diventava improvvisamente “buono”. Affettuoso lo è sempre stato. Posso semplicemente dire che per è stato come un fratello maggiore”
Con tuo padre infatti era molto legato..
“Tra di loro c’è stata empatia sin da subito. Mio padre aveva bisogno di avere in squadra uno come Giorgio. Un trascinatore. Uno di quelli capaci di prendere la squadra per mano nei momenti difficili. Giorgio invece, aveva bisogno di avere una guida. Come un padre. E questo penso che sia stato mio padre per lui.
Oggi sono di nuovo insieme, nella tomba della vostra famiglia. Come nacque l’idea di seppellire Chinaglia accanto a suo padre?
“E’ nata come tutte le cose belle. Quando morì Giorgio, nel 2012, mi chiamò Giancarlo Oddi per chiedermi se fossi d’accordo sull’idea di seppellire Giorgio vicino a mio padre. Risposi di essere onorato. Ma non sapevo però se la cosa fosse burocraticamente possibile. Alla fine ci siamo riusciti. E adesso, sapere che riposano uno accanto all’altro è il più bel regalo che potessi ricevere”
C’è stato un calciatore, dopo Chinaglia, nella storia della Lazio che te lo ha in qualche modo ricordato?
“Io direi che ce ne sono stati due: Boksic e Vieri. Boksic per la “prepotenza” fisica che dimostrava sul campo. Vieri per il carattere”
Domanda scontata. La Lazio di oggi avrebbe bisogno di gente come suo padre e Giorgio Chinaglia?
“Mio padre venne a Roma in punta di piedi. Aveva un carattere determinato e degli obiettivi chiari sin da subito. C’è anche da dire che era un altro tipo di calcio però. E onestamente, con il calcio di oggi, non saprei dire se avrebbe potuto fare quello che ha fatto. Ma dopo mio padre ci sono stati tanti allenatori bravi: Zoff, Eriksson e alla fine anche Pioli, che a me personalmente piaceva molto. E oggi penso che sulla panchina, ci sia quello di cui la Lazio aveva : un laziale vero e di lungo corso come Simone Inzaghi. Che aggiungo, sta facendo veramente molto bene”