Che Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks, fosse un personaggio alquanto eccentrico ce n’eravamo accorti già da un pezzo. Le sue uscite, le sue dichiarazioni fuori dagli schemi, le sue frecciatine lo hanno reso un personaggio unico nel mondo NBA, e non solo. Però stavolta forse l’ha combinata grossa.
Marc Stein e Tim MacMahon sono due celebri giornalisti sportivi di ESPN e venerdì scorso si sono recati all’Air American Center di Dallas, per assistere alla partita tra i Mavs e i Blazers. Peccato però che all’ingresso gli addetti abbiano negato loro l’accesso, pregandoli di restare fuori dal palazzetto.
Motivo? Cuban ha deciso di negare ai due giornalisti l’accredito di stampa, a causa della scarsa attenzione che ESPN dedica ai Mavericks. L’owner dei Mavs si lamenta del fatto che l’emittente televisiva non abbia un giornalista fisso che si occupi esclusivamente della franchigia texana, il che sarebbe non solo indice di poca professionalità, ma secondo Cuban non darebbe a Dallas la giusta visiblità.
La stessa identica scena è poi avvenuta nella successiva partita, quella che vedeva impegnati Nowitzki e soci contro i Milwaukee Bucks. In quel caso Cuban aveva dichiarato che ai due giornalisti non sarebbe stato negato l’accesso, ma aveva sottolineato che la loro attività per ESPN all’interno dell’impianto non era affatto richiesta. Eppure, a poche ore di distanza è avvenuto l’esatto opposto: i due giornalisti tenuti fuori dai cancelli di ingresso al palazzetto.
Prontamente sono arrivate le dichiarazioni di Josh Krulewitz, portavoce di ESPN, che ha assicurato:“Espn è impegnata al 100% nella copertura dei Dallas Mavericks, così come con tutte le altre franchigie NBA“.
Più che una giusta lamentela, quello di Cuban sembra un capriccio. E la risposta al capriccio assomiglia molto ad una frecciatina, finalizzata a richiamare l’attenzione sul problema, ma non a risolverlo. Sempre che si possa parlare davvero di un problema per i Mavs, visto il loro traumatico inizio di stagione della squadra texana. Che Cuban abbia alzato questo polverone mediatico solo per allontanare l’attenzione sui reali problemi dei suoi Mavs?
Comunque, non è certo la prima volta che il miliardario nativo di Pittsburgh si rende protagonista di fatti spiacevoli. E se lo ricorda bene Daryl Morey, GM degli Houston Rockets, che nel settembre del 2014 ebbe un acceso diverbio col proprietario dei Mavs. Infatti, per tutta l’estate Cuban aveva continuamente punzecchiato Morey e lo staff dei Rockets: prima aveva deriso Dwight Howard per aver scelto di giocare proprio a Houston, poi si era fatto beffe dei Rockets che non erano riusciti a prendere Nowitzki nella free agency, poi ancora si era pavoneggiato per aver strappato Parsons proprio ai Rockets. A fine estate Morey, ormai stanco delle provocazioni, aveva risposto per le rime, lanciando un’aperta sfida a Cuban e ai suoi Mavs e infiammando il derby texano.
Per la cronaca, la stagione successiva Houston arrivò seconda nella Western Conference, Dallas settima. E ai playoff furono proprio i Rockets ad eliminare i Mavs nei playoff, con un secco 4 a 1. Il trash talking di Cuban non fornì esattamente l’effetto sperato.
E il ricco proprietario dei Mavericks recentemente si è anche duramente scontrato con un altro miliardario ben più noto: Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Cuban infatti fa parte dello Stop Trump Movement e nella campagna elettorale si è strenuamente battuto favore della Clinton. Tant’è che in un comizio Trump a settembre ha pesantemente attaccato Cuban, ritenendolo incapace di capire i suoi progetti politici. E immediata è arrivata la replica dell’interessato, che ha offerto a Trump 10 milioni di dollari in cambio di un faccia a faccia di 4 ore, con regole stabilite, in cui parlare proprio dei piani politici del candidato repubblicano. Per sfortuna quest’ultimo non ha accettato, altrimenti ne avremmo viste delle belle!
Il ritratto abbozzato finora di Cuban non è dei migliori, viene raffigurato come un eccentrico miliardario spesso autore di uscite infelici e di coloriti battibecchi. In realtà, Mark Cuban è molto di più.
Un uomo nato da una famiglia operaia, che pur di pagarsi gli studi per conto suo ha svolto tutti i lavori possibili, dal barista al promoter, dall’insegnante di ballo al rivenditore di francobolli. E forse proprio col vendere francobolli è nata questa sua innata capacità imprenditoriale che lo ha reso uno degli uomini più ricchi d’America, grazie alla vendita di software e alla creazione di portali video online. Nonché un vincente, visto che ha portato o suoi Dallas Mavericks al titolo nel 2011.
Tutto questo per tratteggiare meglio un personaggio dalle mille sfaccettature. Un personaggio che, nel caso della ESPN come in tanti altri frangenti, non si è affatto comportato bene. Ma del resto, personalità simili non possono mancare nel panorama NBA. Perché colorano – e coloriscono – un mondo divenuto famoso proprio grazie alle loro pennellate di colore.