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Mark Cavendish: i trenta lampi di Cannonball

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Il colpo di sabato 16 luglio sul traguardo di Villars-les-Dombes ha consentito al velocista britannico Mark Cavendish di conquistare il suo quarto successo personale al Tour de France 2016, nonché di raggiungere la cifra complessiva di trenta sprint vincenti alla Grande Boucle, risultato che lo pone alle spalle del solo Eddy Merckx, vero e proprio mostro sacro del ciclismo, nella classifica dei corridori che hanno trionfato nel maggior numero di tappe nella più importante corsa a tappe del panorama internazionale. Propiziato forse dalla speciale location in cui era situato l’arrivo, nello splendido santuario ornitologico di Parc des Oiseaux, Cavendish ha condotto una volata da vero e proprio rapace degli sprint, riuscendo ad avere la meglio sui suoi avversari dopo aver balzato con impeto il tedesco Marcel Kittel per mezzo di un’azzardatissima manovra.

Il Tour 2016 sta assumendo sino ad ora la connotazione di un vero e proprio inno alla longevità di Cannonball, che ha furoreggiato da un angolo all’altro della Francia, essendosi in precedenza imposto sull’arrivo inaugurale di Utah Beach e sui traguardi di Angers e Montauban. Se si esclude la sfortunatissima edizione 2014, nella quale fu costretto al ritiro per una caduta accorsagli durante la seconda tappa disputatasi sulle native strade inglesi, Cavendish conquista ininterrottamente tappe del Tour a partire dall’edizione 2008. Il fuoriclasse britannico, candidato al titolo di sprinter più forte della storia del ciclismo, ha duellato con tutti i più grandi rappresentanti della sua categoria protagonisti delle volate dei grandi giri dell’ultimo decennio: da Petacchi, Freire e Zabel a Kittel, Greipel e Sagan, Cavendish ha affrontato nel corso della sua carriera corridori solidissimi e capaci, riuscendo in ogni caso a tenere testa a ognuno di loro in più riprese e mantenendosi perennemente nel novero dei migliori sprinter, risultato decisamente significativo dato che i velocisti generalmente concentrano i loro migliori risultati in un arco temporale più breve, ricoprente tre-quattro stagioni. Oramai è diventata famigliare per tutti gli appassionati di ciclismo la tipica zampata di Cavendish, che nelle volate colpisce generalmente su distanze ben più ristrette di quanto fanno i suoi omologhi, ma è al tempo stesso capace di imprimere un’esplosività impareggiabile alla sua azione, agendo alla stessa maniera di un centometrista scattante dai blocchi di partenza. Sono state le volate di Cavendish a fare assaporare al mondo del ciclismo il vento di novità portato dall’ascesa del movimento ciclistico britannico, che in questi tempi vive i mesi più rifulgenti del suo periodo d’oro, inaugurati dai due sigilli probabilmente più importanti della carriera di Cannonball: la Milano-Sanremo del 2009 e il Mondiale di Copenaghen del 2011, conquistati al termine di due sprint impeccabili in cui Cavendish ha letteralmente messo in campo una superiorità schiacciante sulla pletora degli avversari. Il Tour de France parla inglese da otto anni, dalla tappa di Chateauroux del 9 luglio che vide Cavendish mostrarsi al mondo sotto forma di folgore, terminando a braccia al cielo la prima delle quattro frazioni che avrebbe conquistato in quella edizione. Prima di Wiggins e Froome, dunque, è stato Mark Cavendish a dar lustro alle biciclette di Sua Maestà in terra di Francia, e nel Tour che ha visto sinora sei successi britannici è sempre lui, a otto anni di distanza dal primo successo, a incrementare in maniera più sostanziosa questo bottino.

Impressionanti sono, in generale, le cifre connesse alla carriera del corridore nativo dell’Isola di Man: 48 le vittorie complessive nei grandi giri (alle 30 al Tour si sommano 3 successi alla Vuelta e ben 15 al Giro), 142 quelle complessive. Centoquarantadue lampi, centoquarantadue occasioni in cui Cannonball ha saputo colpire implacabilmente in volata. Se in questa stagione 2016 Cavendish riuscirà a ottenere almeno altre due vittorie, raggiungerà la doppia cifre in termini di successo per il decimo anno consecutivo, ovverosia per l’intero arco della sua carriera professionistica iniziata nel 2007. Ma non finisce qui. Per comprendere le reali dimensioni del talento di Cavendish e capire perché lo si può considerare non solo uno dei maggiori sprinter di tutti i tempi ma anche uno degli atleti più illustri dell’intera storia del ciclismo, bisogna estendere la veduta all’attività compiuta da Cannonball nei velodromi, dato che anche nelle prove su pista egli è riuscito a conquistare numerosi onori. È stata proprio la formazione su pista a permettere a Cavendish di impostare il proprio fisico e la propria tecnica alle volate e, soprattutto, a permettergli di sviluppare l’elasticità e l’esplosività necessarie per imporre il suo personalissimo tipo di sprint. Prima di esordire su strada, come fatto da molti importanti ciclisti britannici in questi ultimi anni, Cavendish ha mietuto importanti successi su pista, facendo suoi i campionati mondali nella specialità dell’Americana in due occasioni e conquistando i Giochi del Commonwealth nello Scratch in rappresentanza della selezione dell’Isola di Man, partecipante alla rassegna delle piccole Olimpiadi anglosassoni. Cavendish è tornato in questa stagione a gareggiare in pista, portando avanti un importante doppio impegno e ottenendo subito risultati con la conquista di un terzo titolo mondiale nell’Americana in coppia con Bradley Wiggins, vera e propria leggenda dei velodromi e primo britannico riuscito nell’impresa di conquistare il Tour de France nel 2012. L’obiettivo per Cavendish sono le Olimpiadi di Rio de Janeiro: un oro olimpico rappresenterebbe la definitiva celebrazione di un talento sconfinato, e soprattutto certificherebbe una volta di più la possibilità, per un atleta di alto livello, di coniugare la competizione su strada a quella su pista. Cavendish ha saputo trarre giovamento dal ritorno alla sua antica passione, visto che gli sprint vincenti al Tour testimoniano la completezza della preparazione a cui si è sottoposto, sfatando in tal modo coi risultati i dubbi di numerosi addetti ai lavori che ritenevano difficile, per un professionista dei giorni nostri, replicare ciò che mostri sacri del ciclismo come Fausto Coppi sono in passato riusciti a fare per più stagioni, ovverosia riuscire a furoreggiare in tutte le specialità nelle quali si declina la competizione ciclistica. La folgore dell’Isola di Man, forte di un Tour di altissimo spessore, punterà ora allo sprint finale di Parigi per avvicinare ulteriormente il record delle trentaquattro vittorie di tappa di Merckx e dare ulteriore linfa alle speranze di medaglia nelle prove su pista di Rio de Janeiro, obiettivo numero uno per un corridore lanciato a tutta velocità sulla strada della leggenda.

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