Dal Doping alla Legalizzazione, la Cannabis è pronta per lo Sport?
L’argomento della legalizzazione della Cannabis (non light, già commercializzata) torna ciclicamente sotto i riflettori ad ogni Legislatura. E infatti è notizia di pochi giorni fa l’intenzione dalla parte gialla dell’attuale Governo Lega-M5S di legalizzare il possesso, la coltivazione e la vendita della Marijuana e derivati. Il senatore Matteo Mantero ha depositato un disegno di legge al riguardo che potrebbe portare definitivamente alla famosa piantina di uscire dalle sostanze illegali. La cosa ha fatto storcere il naso alla parte leghista che l’ha definita una provocazione. Anche nello Sport la questione è molto dibattuta perchè potrebbe aprire a scenari mai presi in considerazione prima.
Lo scorso anno era giunta la notizia che nessuno si poteva aspettare. La National Football League vorrebbe alleggerire la sua posizione sulla marijuana come sostanza dopante e anzi avviare delle ricerche per vederla utilizzata, ovviamente sotto prescrizione medica, al posto degli antidolorifici tradizionali.
La NFL Player Association (NFLPA) sta conducendo i suoi studi privati sulla marijuana come antidolorifico e ancora deve rispondere sulla possibilità di collaborare con la lega per questi propositi. “Stiamo guardando avanti per lavorare con la NFLPA sui problemi che riguardano la salute e la sicurezza degli atleti”, ha detto Joe Lockhart, vice presidente esecutivo alla comunicazione della NFL.
La lettera di collaborazione da parte della Lega arriva dopo le dichiarazioni di De Maurice Smith, direttore esecutivo dell’associazione dei giocatori, che aveva anticipato la volontà di utilizzare la marijuana come antidolorifico e soprattutto di cambiare il regolamento antidoping alleggerendo la squalifica per chi fosse stato “beccato” positivo alla marijuana.
Un primo passo in questo senso venne fatto già nel 2014 quando lega e associazione giocatori furono in accordo sul modificare la dose minima di THC nelle urine o nel sangue per risultare positivi al controllo antidoping. Si passò da 15 nanogrammi di THC per millilitro di sangue o urine, la soglia più bassa nello sport professionistico, a 35 nanogrammi per millilitro.
Vedendolo così sembrerebbe un passo in avanti di uno degli sport più popolari del pianeta verso la legalizzazione della marijuana almeno per scopi terapeutici, ma la realtà molto probabilmente è un’altra: la lega vuole utilizzare quest’esca, modificando la disciplina antidoping, per avere un asso nella manica in più al momento della nuova contrattazione con l’associazione dei giocatori nel 2020.
Un semplice e banale “Do ut Des”.