Burocrazia sbagliata. La storia che ci ricorda ancora una volta quali danni sia capace di combinare l’eccesso di burocrazia nel nostro Paese arriva da Roma. E’ la storia assurda di una bambina resa invalida sin dalla nascita per colpa di un errore medico che l’ha condannata a vivere per sempre grazie all’ausilio dei macchinari. E’ la storia di Maria Noemi, bambina di 11 anni affetta da “tetraparesi ed epilessia” che vive grazie all’amore dei suoi genitori, Emmanuel e Giovanna. I quali, in tutti questi anni non si sono mai voluti arrendere ad un destino che si può soltanto definire maledetto. E non si sono mai arresi neanche quando nell’ottobre del 2016 è arrivata la lettera dell’Ufficio delle Politiche Abitative del Comune di Roma che contestava loro l’assegnazione della casa nel quartiere San Saba di proprietà dell’Ater ottenuta nel 2006. Assegnata dallo stesso Dipartimento che all’epoca, come si legge nell’atto di determinazione dirigenziale emesso in data 14 novembre del 2006, riscontrava l’esistenza di “oggettive e documentate condizioni di emergenza abitativa” in cui versava la famiglia di Maria Noemi. Dovute all’”incompatibilità” tra la patologia sofferta dalla piccola e la “condizione di sovraffollamento” in cui si trovava all’epoca il nucleo familiare. Il quale, si legge sempre nell’atto, coabitava con un altro nucleo (per un totale di 7 persone) in “due camere e servizi”.
Per queste condizioni, l’Ufficio per le Politiche Abitative stabiliva l’“immediata assegnazione” dell’immobile che oggi lo stesso Ufficio vorrebbe al contrario che fosse lasciato. Il motivo, come si legge nell’atto di comunicazione dell’ottobre 2016 spedito sempre dalle Politiche Abitative, sarebbe “l’assoluta carenza delle condizioni di legittimità dell’assegnazione dell’alloggio avvenuta senza alcun rispetto delle posizioni di graduatoria in palese violazione dei provvedimenti sottesi all’assegnazione medesima”. Questo perché, i firmatari del provvedimento di assegnazione, sono stati nel frattempo condannati definitivamente in sede penale. E per questo scrivono oggi dalle Politiche Abitative, “ne discende l’annullamento di ogni provvedimento di assegnazione”.
Nel caso specifico, sempre secondo il Dipartimento, al momento dell’assegnazione, la famiglia di Maria Noemi non avrebbe avuto i requisiti previsti dalla legge per ottenerla. Cioè una posizione in graduatoria con 10 punti rispetto agli 8 che invece vennero riconosciuti. Ma in realtà quando la casa venne assegnata nel 2006, la famiglia Mariani i requisiti li avrebbe avuti tutti e proprio ai sensi della delibera comunale 132 del 2003. Vale a dire l’atto che prevede “una riserva di alloggi ERP” (di edilizia residenziale pubblica) per quel 25% dei casi che rientrano nell’emergenza abitativa. Cioè le stesse condizioni nelle quali si trovava la famiglia Mariani al momento dell’assegnazione della casa. Ma nonostante questo dal Dipartimento delle Politiche Abitative vorrebbero oggi che l’immobile venisse lasciato. Anche se questo, fatti salvi il rispetto dei requisiti di assegnazione e delle norme (che la famiglia Mariani fino ad oggi ha sempre rispettato), potrebbe significare un peggioramento delle condizioni fisiche di Maria Noemi. La quale suo malgrado sta vivendo un vero e proprio calvario che potrebbe concludersi anche con l’esecuzione forzata dello sfratto. Il padre di Noemi, Manuel, che ha ricevuto (a parole) le rassicurazioni anche da esponenti della giunta Raggi, si è detto disposto a lasciare l’immobile se soltanto fossero garantite alla figlia le stesse condizioni di assistenza attuali. “Possono assegnarmi un’altra casa – ha detto – ma devo avere la garanzia che le condizioni di mia figlia non peggiorino. Altrimenti – ha aggiunto – non me ne vado” Garanzie che evidentemente per adesso la famiglia Mariani non avrebbe ancora ricevuto.