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Marcin Budkowski, l’Uomo che sapeva troppo

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C’è un eccellente ingegnere quarantenne, conosciuto e apprezzato. Ci sono le sue conoscenze sul mondo dove lavora, quello dei motori. E ci sono altri uomini di quel mondo che, per svettare in sfide esasperate a oltre 300 km/h, bramano quelle conoscenze. Ma non possono averle. Finché uno di loro riesce ad assicurarsele. E scoppia il caos. Come andrà a finire?

Sembra la trama di un film di spionaggio, invece è una storia vera. Che però ha il dna della spy-story. Protagonista, Marcin Budkowski, una laurea all’École Polytechnique di Parigi e una specializzazione all’Imperial College di Londra nel dipartimento aeronautico, trascorsi in Ferrari e McLaren, le cui origini polacche (è nato a Varsavia nel 1977 per poi trasferirsi in Francia con la famiglia dopo pochi anni), terra non a digiuno di storie di barbe finte e di occhiate furtive dietro le pagine d’un giornale pensando a parte del suo secondo Novecento, contribuiscono ad alimentarne il fascino misterioso. Dal 2018, questo brillante tecnico poliglotta (parla inglese, francese, polacco e italiano), peculiarità d’un ottimo “James Bond” qualora fossimo a digiuno di suspense, sarà il responsabile delle attività legate allo sviluppo del telaio RS32.

Fin qui, non ci sarebbe alcunché di eclatante. Se non fosse che Budkowski, fino allo scorso settembre, ha ricoperto il ruolo di capo del dipartimento tecnico della FIA (della quale in precedenza era stato coordinatore tecnico e sportivo). In pratica, era la figura a conoscenza dei segreti tecnico-aerodinamici delle scuderie partecipanti al Mondiale di Formula-1 e delle loro novità per il prossimo anno. Il progetto di una nuova vettura inizia sempre nei mesi precedenti e la scuderia mette al corrente la Federazione al fine di evitare d’incappare in qualche irregolarità che, altrimenti, rischierebbe di far naufragare una stagione ancor prima di cominciarla.



Uno 007 di bandelle laterali, “effetto Coca-Cola” e compagnia disegnante, Budkowski. Che però nel futuro prossimo non servirà più lo Stato dei motori col compito di controllare e assicurare la regolarità della competizione, ma metterà il suo know-how a disposizione di una delle forze di questo Stato, vale a dire la scuderia francese simbolo dell’auto, quanto mai desiderosa di dare forma alle sue mai nascoste ambizioni di gloria anche in omaggio alla sua storia in F1: vent’anni, 35 vittorie, 51 pole-position, 2 titoli mondiali piloti e altrettanti costruttori (2005 e 2006, firmati Fernando Alonso).

La notizia ha però scatenato i malumori fra gli altri team, ben riassumibili in un hashtag: #cosìnonvale. La maggior parte di loro imputa alla Renault di partire avvantaggiata sul piano delle prestazioni proprio in virtù di ciò che Budkowski sa sul loro conto. Premesso che anche sul piano logico è condivisibile in parte – un po’ perché la Renault, per voce del suo direttore generale Cyril Abiteboul, ha precisato che il franco-polacco ricoprirà un ruolo dirigenziale; un po’ perché occorrerà capire come il nuovo telaio s’integrerà con la nuova power-unit; un po’ perché gli avversari non hanno definito i loro progetti futuri in toto – l’obiezione non ha alcun fondamento sul piano regolamentare. Perché nessuna norma vietava alla casa transalpina di fare un’offerta a Budkowski e a lui di accettarla. Come ha ricordato la FIA, l’ingegnere dovrà solo limitarsi a tre mesi di “gardening”, letteralmente di “giardinaggio”, cioè di assenza forzata dal lavoro dopo aver ricoperto incarichi federali. Ma polemiche anche su quest’aspetto. Alcune scuderie hanno chiesto che in futuro venga allungato a nove, se non addirittura a dodici mesi. Nello specifico, pare che la Renault abbia trattato per una piena operatività di Budkowski da aprile, ma non c’è ancora niente di certo.

Quel che è sicuro, è che a Enstone vogliono tornare a primeggiare e per riuscirci ricorrono alle migliori risorse sul mercato nel pieno rispetto delle regole. Che soffiassero venti di rinascita era intuibile dalla stagione appena terminata con la costante presenza di Alain Prost ai box nel ruolo di consigliere tecnico e col perfezionamento il prima possibile dell’ingaggio di Carlos Sainz jr., astro emergente della Formula-1 destinato, con ogni probabilità, a riportare il titolo oltralpe. Inoltre Abiteboul, ritornando sulla vicenda Budkowski, è stato abbastanza chiaro: “Non siamo in F1 per farci degli amici”. Niente da eccepire.

Anzi, semmai appaiono incomprensibili certe reazioni della concorrenza, che ricordano la volpe che definì acerba l’uva che non era riuscita a raggiungere.

Resta da vedere se la Renault, che ha chiuso in rimonta il 2017 agguantando il 6^ posto nei Costruttori nell’epilogo di Abu Dhabi, dovrà attendere il 2019 per puntare al colpo grosso o sarà già competitiva nella prossima stagione. Fosse così, non osiamo immaginare cosa potrebbe scatenarsi nel paddock. Da uomo che sapeva troppo Budkowski si tramuterebbe in un bersaglio mobile?

Gli ingredienti per un bel film, a quanto pare, ci sono tutti. Non rimane che aspettare. E se un domani qualcuno lo dovesse davvero girare, non potrà esimersi da una precisazione: “Ispirato a una storia vera”.

Classe 1982, una laurea in "Giornalismo" all'università "La Sapienza" di Roma e un libro-inchiesta, "Atto di Dolore", sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scritto grazie a più di una copertura, fra le quali quella di appassionato di sport: prima arbitro di calcio a undici, poi allenatore di calcio a cinque e podista amatoriale, infine giornalista. Identità che, insieme a quella di "curioso" di storie italiane avvolte dal mistero, quando è davanti allo specchio lo portano a chiedere al suo interlocutore: ma tu, chi sei?

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