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L’uso dei social di Marchisio aiuterà le generazioni future

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L’uso dei social di Marchisio aiuterà le generazioni future

Con molta probabilità, nel 2050, quando la regola diventerà discutere dell’atleta che si espone per questioni politiche e sociali, quindi non più l’eccezione, sarà complesso spiegare alle nuove generazioni come si viveva, culturalmente parlando, il periodo in cui sono stati gettati i primi semi di un impegno di questo genere da parte degli atleti.

Sarà complesso spiegare come nel 2021 convivessero simultaneamente l’indifferentismo di Ibrahimovic, opposto all’impegno sociale di gente come Marcus Rashford. 

Consapevoli del fatto che Ibrahimovic il suo impatto sulle comunità meno abbienti lo ha avuto, ha sensibilizzato sul tema del razzismo parlando della sua esperienza in prima persona, nel corso degli anni ha restituito un po’ della fortuna che ha avuto a chi ne aveva bisogno, restiamo anche consapevoli che la responsabilità sociale da parte di uno sportivo in Europa resta ancora un territorio inesplorato, meglio se evitato. 

Eccezione fatta per alcuni. Sportivi e calciatori che stanno seminando, per influenzare positivamente le generazioni che tra 20-30 anni saranno alla guida del mondo.

Tra tutti in Italia ce n’è uno, parliamo del “principino” Claudio Marchisio. 

La voglia di essere attivo e di esprimersi su cause politiche e sociali rilevanti non è una passione o un’esigenza sfociata con l’addio al calcio per Marchisio. L’ex giocatore di Juventus e Zenit ha usato la risonanza mediatica dei suoi canali social ufficiali per esprimersi anche quando era in attività. Ad esempio, lo ha fatto in momenti complicati a livello politico e sportivo, quando a pochi giorni dalla finale di Champions League della sua Juventus nel 2017, pubblicò un post lungo, su Facebook, che invitava a riflettere sui viaggi della speranza intrapresi da alcuni migranti. 

Viaggi della speranza che finisco in tragedia per molte persone!
Ancora corpi senza vita nel #mediterraneo
Come la…

Pubblicato da Claudio Marchisio su Giovedì 25 maggio 2017

Claudio Marchisio oggi rappresenta l’eccezione, ma lavora, forse senza rendersene conto, per far sì che gli sportivi italiani di domani impegnati su tematiche di alto rilievo siano la regola. Oggi in Italia vige un sistema calcistico che nelle sue figure rappresentative non è esposto perché teme lo scivolone, teme la polemica e vuole allontanarsi da tutto ciò che potrebbe allontanare dalla sola logica di intrattenimento leggero.

Il calcio oggi vuole continuare a essere mezzo per intrattenere le masse, non educarle, indirizzarle e sensibilizzarle. 

Per nostra fortuna, ma soprattutto per quella delle generazioni future, calciatori come Claudio Marchisio, consapevoli di parlare ad un bacino di 9,8 milioni di persone (l’ex calciatore conta 4,8 milioni di follower su Instagram, 2,1 su Twitter e 2,9 su Facebook) discutono di riscaldamento globale non negando l’esistenza del problema, di odio online mostrando solidarietà e focalizzandosi sul caso di Silvia Romano, o come mostrato in precedenza, di immigrazione.

I social come trampolino di lancio per la politica?

«Pensare che queste piattaforme erano nate con l’obiettivo di condividere. Ora sono diventate uno strumento dove tutti sparano giudizi. Sta a noi adulti, che siamo cresciuti senza, spiegare ai più giovani che la realtà è un’altra».

Basta questo passaggio del 2019, estrapolato da un’intervista fatta durante il Vanity Fair Stories Festival nel novembre 2019 per approcciarsi all’uso dei social di Claudio Marchisio, ma anche per capire quanto possano essere infondate le sue mire ad una candidatura come politico di riferimento per la città di Torino. 

Claudio Marchisio oggi sarebbe sprecato nel mondo della politica, così come lo sarebbe in un ruolo di esclusiva nel mondo del calcio. Non si tratta di quel qualunquismo che vuole inquadrare la politica nell’accezione negativa, senza virtù ma solo vizi. Lo spreco sarebbe privare Marchisio della sua dimensione ideale, senza obblighi e impedimenti, in una posizione da influencer, ex atleta impegnato, editorialista e imprenditore, pronto a ispirare e farsi ispirare.

Sarebbe poco intelligente oggi privarsi di questa pulizia di pensiero, per un ruolo politico che comporta per forza di cose compromessi e reframing su alcune visioni e tematiche.

L’attività sui social di Claudio Marchio non è quindi pensata come trampolino di lancio per un impegno politico, ma è social responsability. 

 

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«La politica è una cosa seria. Allora per favore facciamo i seri».

Per descrivere l’attività social di Marchisio, ma anche quelle fuori dal campo, si possono usare incredibilmente le parole usate da lui per raccontare Silvia Romano nel primo articolo firmato dal Principino sul Corriere della Sera: «ognuno di noi, incarna la nostra parte migliore, quella più nobile. Giovanissima, ha deciso di impegnarsi e di spendersi in prima persona per migliorare un pochino il mondo in cui viviamo». 

Sì, perché Marchisio dopo l’addio al calcio si è impegnato parecchio nel mondo della comunicazione e del giornalismo, diventando uno degli editorialisti del dorso torinese del Corriere.

La parola d’ordine è diversità, quella che non spaventa ma incuriosisce. Su Instagram, oltre alla vita privata, strizza l’occhio allo stile e alla moda, c’è spazio per advertising e quindi il suo ruolo da testimonial per alcuni brand, c’è visibilità offerta alle proprie aziende o possibili collaborazioni (come ad esempio con il giornalista Constantin Baches), e per amplificare la discussione su cause sociali ovviamente, a volte di comune accordo con le associazioni, è il caso dell’Associazione Italiana Ricerca Tumori di cui l’ex calciatore è testimonial (spinto dalla perdita in giovane età di un amico per questa malattia). A tal proposito, sempre masticando il tema digitale, proprio con AIRC Marchisio realizzò un’attività particolare, rendendo disponibili a pagamento le sue emoji personalizzate, con l’intero ricavato destinato alla beneficenza. 

Dall’esperienza sul campo, Marchisio ha tratto alcune lezioni per la sua “nuova” vita extracalcistica di alcuni fondamentali, come l’attenzione stilistica ai dettagli. Lo possiamo notare nella sua bio di descrizione presente sui canali ufficiali. Marchisio non perde occasione, in uno degli elementi fondamentali dei profili social di ognuno di noi, a sottolineare gli argomenti che gli stanno particolarmente a cuore. In bio infatti troviamo due frasi simboliche: «Abbiamo un solo pianeta» ma anche «Non amo le barriere, se non sui calci di punizione».

Elogio della diversità e visione d’insieme, due colonne centrali della socialità del futuro.

Nello sport, dobbiamo aspettarci la rivoluzione dei bravi ragazzi? 

Marchisio risulta un caso abbastanza isolato tra i giocatori italiani. È sicuramente quello più evidente e rimarcato, è lo sportivo che lo fa con coerenza da sempre.

I sampdoriani Morten Thorsby e Albin Ekdal sono altri esempi in Serie A di impegno: il primo sui temi dell’ecologia, il secondo fu uno di quelli che aprirono la discussione dell’omofobia nascosta nello sport.

Se allarghiamo lo sguardo, troviamo specialmente in Inghilterra, un altro barlume di speranza. Altri calciatori che stanno seminando in ottica futura. 

Senza cliché o moralismi di sorta, in Premier League brillano in questo senso le stelle di Marcus Rashford e Héctor Bellerín. 

Rashford ha sfruttato il periodo della pandemia globale per ribaltare una situazione di negatività in un’occasione per fare del bene, tanto da essere stato insignito del titolo di Membro dell’Impero britannico. L’attaccante dello United si è impegnato per convincere il governo britannico a versare 120 milioni di sterline per il ‘Covid Summer Food Fun’. Il fondo alimentare destinato ai bambini più poveri che non possono permettersi un pasto. Rashford ha fatto un uso particolare anche del suo canale Twitter, usato per condividere la posizione di ristoranti, bar e mense che potevano offrire un pranzo ai bambini delle famiglie durante la pausa scolastica (periodo in cui il fondo alimentare era inattivo).

Il suo collega nel campionato inglese, Bellerín invece, è parecchio impegnato sui temi della sostenibilità ambientale e oggi risulta anche socio del Forest Green Rovers, club unico al suo genere per essere totalmente green con uno stadio, il The New Lawn, costruito con numero innovazioni eco-compatibili, oltre ad essere la prima squadra vegana dal 2015.

Il futuro è meno tortuoso di quanto possa sembrare oggi.

Luigi Di Maso

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