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Ludopatia – Parte 1: in Italia, mezzo milione di malati patologici

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Il gioco d’azzardo è una piaga devastante che coinvolge, sempre maggiormente, la popolazione italiana. Secondo le ultime statistiche, nel nostro Paese, il numero di malati patologici è tra le 300 e 600 mila unità.  Per movimentazione dell’azzardo siamo i primi in Europa e i terzi nel mondo dietro solo a Stati Uniti e Giappone. in un periodo di crisi economica, come quello attuale, è sempre maggiore il numero di persone che si affida alla sorte per ribaltare la propria condizione.

Pochi sanno, infatti, che se stendessimo una fila di “Gratta e Vinci” sulla distanza di 900 chilometri, tra Milano e Potenza, statisticamente, solo uno risulterebbe vincente.

Per analizzare meglio il fenomeno, abbiamo intervistato Daniele Poto, giornalista e massimo esperto di dipendenza da gioco d’azzardo.

VAI A LUDOPATIA – PARTE 2

FOTO: www.ilcolleinforma.com

GiocoPulito nasce nel Novembre 2015 con l’obiettivo di dare un taglio all’informazione sportiva non tanto incentrandola sulla comune, quanto importante, attualità, ma andando a costruire un prodotto di informazione che potesse accrescere la conoscenza degli accadimenti passati o presenti, soddisfare la sana curiosità, alimentare la cultura e la passione per lo sport.

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  1. Sono il padre di un ludopatico che ha sperpetrato più di 50.000,00 Euro ho dovuto prodciugare tutti i risparmi di 40 anni di lavoro,e nopn bastano.Attualmente stiamo trattando una restante parte di un prestito AGOS di circa 17000,00 Euro più varie carte. Ci guadagnano tutti sulle spalle di questa malattia che è impossibile da scardinare,verrebbe voglia di far fuori il proprio figlio,perchè una disgrazia simile non si può sopportare a lungo. E’ questo il Paese che vuole dimostrare la voglia di RIPRESA? Quali mezzi mette il Governo a disposizione di chi entra in questo vortice? Quando si arriva al punto di non farcela più cosa rimane da fare a un genitore? Tutto questo da quando hanno liberalizzato il gioco delle SLOT-Video Poker ecc. tra l’altro viene anche pubblicizzato. Questo Paese è da dimenticare.

  2. Mi piacerebbe che Renzi e chi lo ha preceduto leggessero il dolore devastante di Donato e provassero profonda vergogna! E poi, avessero almeno la decenza di non.parlare di Cultura a vanvera…..Papa Francesco forever!

  3. Continuate a votare i partiti di Renzi , Alfano , Berlusconi e Salvini se volete che le sale giochi diventino sempre più numerose ! Però poi non lamentatevi se crescono i malati di Ludopatia .

  4. sarebbe interessante un sondaggio che dicesse quante di tutte le macchinette diaboliche in circolazione sono allocate nei circoli ARCI dove i fedelissimi del Bimbominchia continuano imperterriti a cantare bella ciao senza rendersi condo che probabilmente gli si addice di piu’ faccetta nera

  5. A chi obietta che bandendo le slot e bingo d’ogni genere salterebbero fuori i giochi clandestini,posso obiettare io che basterebbe regolamentare la prostituzione con dei locali simili a realtà europee,si legalizza il settore eliminando in buona percentuale la ludopatia,con aspetti positivi che vanno dalla maggiore protezione delle donne alle entrate fiscali.

  6. Il gioco è un vizio come il tabacco, l’alcool e la droga, se il gioco da assuefazione come le droghe l’alcool e il tabacco perchè lo Stato non limita i punti gioco che stanno spuntando come funghi in ogni dove? A questo punto c’è da credere che lo Stato ce l’ha con i più deboli.

  7. il cercare a tutti i costi un colpevole per quello che ci succede e in questo caso addossare la colpa alla politica ,è un’altro segno di debolezza. Sono uno spaghetto-dipendente e mi dovrei incavolare con la Barilla???

  8. GIOCO D’AZZARDO
    “Ho iniziato ad indebitarmi giocando d’azzardo. Sono presto passato alle bische clandestine: c’era più gusto. Mi sono rovinato con videopoker e gratta e vinci e allora mio zio mi presenta Monekò, “…l’usuraio buono” diceva. Ogni giorno giravo per 10, 20 tabaccai. Compravo decine e decine di gratta e vinci. Sono arrivato a comprare un pacco di G&V. Lo so, a voi non vi dice niente, ma ve lo dico io: sono 200 gratta e vinci. Ho iniziato per smettere di fumare. Entravo dal tabaccaio e prendevo un solo pacchetto di camel, invece che due. Per consolarmi, per tirarmi su, iniziai a prendere uno o due gratta e vinci. Per diventare milionario? Nossignore! Per tirarmi su. Per un periodo ho fatto giocare mio figlio alle slot, tenendolo in braccio. Un po’ perché mi portava fortuna. Un po’ per fargli fare le abilità, come gioco per il cervello. Ma poi l’ho lasciato a casa: portava sfiga. Questa mia testimonianza è solo per dire che ci sta poco da spiegare. Un bel giorno ho detto: “Mi dovete aiutare! Sennò io ammazzo lo strozzino, tutti i tabaccai di Roma e provincia e poi ammazzo me!”. E i poliziotti della squadra mobile sono riusciti ad incastrare Monekò. Ho perso mia moglie e mio figlio Tommaso. Ora ha 8 anni. Ho perso quasi tutto ma ho ritrovato la mia libertà!!! Faccio a tutti un appello: Denunciate il vostro usuraio di fiducia, ma ricordate che il vero usuraio ha un solo nome: STATO!!!”. (Dal documentario di A. Battantier, Memorie di una dipendenza, 2007).

  9. “Luis ha problemi di gioco e pure il fratello e la madre. Ma quanti sono? Cosa fare per loro! È tremendo esser compulsivi ed ossessivi. Finisci ridotto ad un povero schiavo. C’è chi dice che non si guarisce, che al massimo passi da una schiavitù ad un’altra. Non è giusto, non è giusto”. “Si può guarisce, ma serve una vera e propria riprogrammazione dell’Io, servono nuovi mantra, nuove consapevolezze. Iniziare ad uscire dalla via del Nulla, della Noia, soprattutto dal vicoletto-scorciatoia del Tutto e Subito. Nuove consapevolezze portano ad innalzarsi, a vedere la nostra vita scorrere in un determinato modo. La vita va vista allontanandosi da essa,  da un’altra prospettiva!”. (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2015).

  10. “Nonna preferisce i gratta e vinci, mamma il Bingo, io le scommesse sportive. Siamo una famiglia d’azzardo insomma, tranne papà che è solo alcolizzato. Papà mi ha fatto conoscere Monekò, l’unico usuraio che pure quando “presta” ti fa giocare d’azzardo, nel senso che quando vai all’ufficio suo ti fa vedere 3 buste e se scegli quella buona ti fa lo sconto del 10% sul 50% d’interessi. Io mi diverto a giocare, solo che non capisco che c’ho da divertirmi visto che perdo soldi su soldi. Il fatto è che mi diverto nel mentre, il dopo arriva dopo, insomma non ci penso e quando ci penso è troppo tardi. Ho aumentato nel tempo la mia posta in gioco e la cosa allucinante è che io mi sono sempre considerato padrone di niente e schiavo di nessuno, Invece con il gioco ho scoperto che sono padrone di niente e schiavo del gioco. Perché quando c’hai un vizio, sei schiavo del vizio. Altro che gioco responsabile. Tacci loro dello Stato e della pubblicità. È un vizio, una patologia, altro che gioco responsabile. Dietro al desiderio ci sta un bisogno e dietro al bisogno ci sta un vuoto. Un vuoto totale. Io mi illudevo ogni volta di controllare il gioco e invece bisogna urlarlo a quelli che ancora ci cascano alle facili illusioni di vittoria. Le sale bingo andrebbero fatte esplodere, anzi, meglio, espropriate e date alla povera gente che non c’ha una casa. Parliamone tra cittadini, apriamoci e raccontiamo la verità”. (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2014).

  11. GIOCO D’AZZARDO, IL BANCO VINCE SEMPRE E IL BANCO SI CHIAMA STATO. MA ALLE VOLTE SERVE IL CORAGGIO DI ABBANDONARE LA CERTEZZA DI ESSERE STRONZI. “Mio padre ha giocato sempre d’azzardo, specie con le macchinette. Ma io l’ho capito solo dopo. Quando avevo 7 anni mi diceva che lui di lavoro riparava le macchinette e doveva provarle. Io gli dicevo: ‘E allora perché ci metti i soldi?’. Ma lui rispondva che glieli ridavano con lo stipendio a fine mese. Ma intanto io giravo con lo zainetto bucato di mio fratello e con le scarpe estive pure d’inverno. Quando proprio mamma lavorava lui era costretto a portarmi alle bische. Per un periodo mi fatto giocare alle slot, tenendomi in braccio o in piedi su una sedia. Un po’ perché diceva che gli portavo fortuna. Un po’ perché, secondo lui, mi facevo le abilità, come gioco per il cervello. Ma poi mi ha lasciato a casa: diceva che gli portavo sfiga e che con me non riusciva a riparare bene le macchinette. Poi lo hanno allontanato di casa per qualche anno e ora sta meglio anche se sta mezzo rintronato da certi farmaci che prende. Quando esco da scuola vedo la mamma di un mio amico che sta sempre persa dentro a una tabaccheria coi gratta e vinci. Io provo una rabbia, ma una rabbia immensa. Con il figlio la stiamo aiutando, ma noi siamo solo ragazzini. Servirebbe la solidarietà dello Stato. Ma ricordate che il vero usuraio criminale ha un solo nome: STATO!!! Ma noi da soli, o aiutati dagli amici, dobbiamo trovare la CHIAVE per aprire il cervello. Per aprire la via del distacco sereno. Ma la via per il distacco sereno è lunga, passa sempre per un’altra via che si chiama consapevolezza. Ma alle volte serve il coraggio di abbandonate la certezza di essere stronzi. Vero papà? Ps: ti voglio bene papà, sei sempre il capoccione mio”. (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2015, racconto di Tommaso).

  12. “Sono calate le vendite dei gratta e vinci e allora, stranamente esce gente che vince. Vince, e intanto e vanno in malora intere famiglie. Gente che si spende tutto, facendosi imbrogliare. Vince uno su un milione. E l’italia va in rovina. Ci si lamenta, eppure, buttare i soldi ai gratta e vinci pare sia uno sport innocuo. Uno vince e non si pensa alle migliaia di persone che perdono soldi e dignità. Giochi che, ricordiamolo, sono truffe statali legalizzate. Quando ero ragazzino ero appassionato di film, e me ne restavo incantato a vedere gli attori che giocavano -che ne so- a poker o a carte di tutti i tipi, o alle slot. Nei film, fateci caso, gli attori, sono perfettamente  controllati, e vincono pure un botto. Mica sono sfigati come noi che pensiamo sempre di vincere e invece, ce ne torniamo a casa bastonati con la testa rincojonita dai miraggi. Vinci se non giochi, e il banco vince sempre”. (A. Battantier, Memorie di una dipendenza, 2014).

  13. “Il non giocare mi dona la serenità che il gioco mi toglieva. La mia nuova adrenalina è il non giocare. E’ diventato  uno speciale gioco il
    non giocare. Lo dico a tutti i miei ex compagni di merende ludiche. Guardate che dà più adrenalina non giocare. E la mente alla sera ringrazia”. (A. Battantier, Memorie di una dipendenza, 2014).

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