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Londra chiama Italia: da Magic Box a Sarri Ball, il Chelsea è la Little Italy del successo

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Il calcio è uno sport strano: uno sport fatto di tradizioni, consuetudini e legami che delle volte nascono in maniera quasi inspiegabile. Uno di questi casi è senz’altro quel filo conduttore che unisce il Chelsea all’Italia. Una liaison che va avanti da più di vent’anni che fa si che il Made in Italy nella parte Blue di Londra non passi mai di moda.

VIALLI-ZOLA: Questa storia inizia con l’ingaggio da parte dei Blues di Gianluca Vialli a parametro zero, nella stagione 97-98.  L’attaccante ex Juve e Sampdoria, da giocatore segna ben 40 gol in 78 partite vincendo anche una FA Cup. Quando l’anno successivo Ruud Gullit si dimette dalla guida del Chelsea, Vialli assume il ruolo di allenatore-giocatore guidando la squadra britannica alla vittoria della Coppa di Lega, della Coppa della Coppe e della Supercoppa Europea contro il Real Madrid. Risultati che il Chelsea non aveva mai raggiunto nella sua storia. Assieme a Vialli in quegli anni a Stamford Bridge un altro italiano, faceva sognare i tifosi dei Blues: Gianfranco Zola. Il fantasista sardo passò alla squadra londinese dal Parma per 12,5 miliardi di lire. Già al termine della prima stagione Zola divenne un idolo assoluto dei tifosi del Chelsea, guadagnandosi il titolo di miglior giocatore della Premier League. Zola fu protagonista della storica finale di Coppa della Coppe contro lo Stoccarda nel ’98, in cui, dalla panchina, segnò il gol decisivo che diede il primo storico successo continentale al Chelsea. L’ex attaccante del Parma entrò definitivamente nel cuore dei tifosi inglesi grazie all’indimenticabile gol di tacco al Norwich in FA Cup. Un gol che gli regalò il soprannome di Magic Box e l’amore smisurato del popolo dei Blues.

ANCELOTTI- DI MATTEO: Nel 2003 iniziò l’era di Roman Abramovic che acquistò il club per 140 milioni di sterline e che cambiò la storia del Chelsea in maniera definitiva. Mourinho regalò la vittoria della Premier che mancava da più di 40 anni, ma non riuscì mai a vincere la Champions che, tra l’altro, svanì nel 2008 in finale ai rigori contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo e Sir Alex Ferguson. Non ci riuscì neanche Carlo Ancelotti nel 2010 che però fu capace di fare il double vincendo Premier ed Fa Cup nello stesso anno. Il tecnico emiliano divenne così il primo allenatore italiano a vincere il campionato inglese e il secondo straniero a farlo alla prima stagione in Inghilterra, dopo appunto José Mourinho. Il Chelsea era ormai un top club europeo, ma divenne prigioniero di una ossessione, quella per la Champions League. A liberare Abramovic e i Blues da questo “incubo” ci penso, guarda caso, un altro italiano, Roberto Di Matteo. Di Matteo fu già giocatore del Chelsea e nel ’97 segnò anche il gol decisivo in finale di Fa Cup. Fu chiamato da Abramovic nel Febbraio 2012, per sostituire André Villas-Boas e portare dignitosamente alla fine la stagione. Di Matteo però riuscì, con un’impresa incredibile, a fare quello che nessuno era riuscito a fare prima alla guida del Chelsea e cioè ad alzare al cielo la Coppa delle grandi orecchie. Ci riuscì dopo una serie di partite storiche come l’eliminazione del Napoli agli Ottavi di finale per 4-1 dopo aver perso al San Paolo per 3-1 e l’affermazione sul Barcellona (strafavorito per la vittoria finale)  vincendo a Londra 1-0 con gol di Drogba e pareggiando al Camp Nou grazie alle reti di Ramires e Fernando Torres, nonostante l’iniziale 2-0 degli spagnoli. Il capitolo più emozionante è però senza dubbio la finale giocata contro il Bayern Monaco nella propria tana all’Allianz Arena. Dopo l’1-1 alla fine dei tempi supplementari (pareggio di Drogba dopo il momentaneo vantaggio di Müller), il Chelsea trionfo’ 4-3 ai calci di rigore, con rete decisiva dell’attaccante ivoriano. Un’affermazione storica, quasi leggendaria per come riuscì ad arrivare.

Due anni fa è arrivato il turno di Antonio Conte. Il tecnico salentino dopo aver stravinto in Italia con la Juventus ed aver ben guidato l’Italia agli Europei del 2016, ha accettato la sfida di affermarsi anche in Europa nel campionato più competitivo del Continente. Conte è riuscito a rivitalizzare un gruppo che veniva da una precedente annata disastrosa e che sembrava non avere più motivazioni. L’ex Ct della Nazionale italiana ha avuto il coraggio di cambiare, di imporre la sua filosofia di calcio senza però scontrarsi con il modo di giocare al football degli inglesi. Conte ha optato per  un calcio più aderente alla sue idee, trovando il giusto supporto da parte dei calciatori, fattore fondamentale per la riuscita di qualsiasi piano di gioco. Ha fatto delle scelte precise anche negli uomini, rivitalizzando giocatori come Hazard e Diego Costa che sembravano ormai degli ex blues e che invece ora sono tornati protagonisti assoluti. Il tecnico pugliese è stato bravo anche a puntare sui nuovi come Marcos Alonso e Kantè che nella prima fase della stagione non avevano inciso affatto. Il secondo anno non si è saputo ripetere, anche a causa del rendimento sottotono dei suoi Big. A fine anno ha lasciato, ma il suo posto è stato preso dall’ennesimo italiano in salsa Blues, Maurizio Sarri, il maestro di calcio che al Napoli ha mostrato un gioco spettacolare e una capacità tattica fuori dal comune. E con lui è tornata anche la Leggenda Gianfranco Zola. Malgrado lo scetticismo iniziale per il suo integralismo, la squadra ha seguito sin da subito i suoi dettami e questo potrebbe essere l’anno della sua consacrazione con il primo trofeo della sua carriera, che in questo caso sarebbe la Premier League, il campionato più amato al mondo. Al momento è in testa insieme a Manchester City e Liverpool, ma tutta l’Italia (si spera) fa il tifo per lui.

Continua così il ventennale rapporto tra il Chelsea e il Belpaese: un sodalizio nato quasi per caso che però ha cambiato per sempre la storia recente dei Blues.

 

 

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